venerdì,Aprile 19 2024

Oggi la “Giornata della Memoria” dello sterminio di circa 500.000 Rom e Sinti da parte del nazismo

È l'occasione per ricordare anche gli altri genocidi e per operare una riflessione sulla vera natura del razzismo che riguarda alcuni dei meccanismi fondativi della civiltà occidentale

Oggi la “Giornata della Memoria” dello sterminio di circa  500.000 Rom e Sinti da parte del nazismo

Di Giacomo Marino e Cinzia Sgreccia* – Questa  Giornata della Memoria  è stata riconosciuta il 15 aprile 2015 dal Parlamento Europeo  per ricordare  il Genocidio di Rom e Sinti ignorato per molti anni e per incoraggiare le politiche anti-discriminazione nei diversi stati.

La data del 2 agosto è quella dello sterminio finale dei Rom e dei Sinti ancora presenti nel campo di Birkenau (quasi 3.000 persone, tra uomini, donne e bambini), l’atto più tragico del Porrajmos , il termine con cui Rom e Sinti indicano nella loro lingua l’Olocausto del loro popolo.

A nostro parere, questa Giornata della Memoria,  dovrebbe essere l’occasione per ricordare anche gli altri genocidi e  per operare una riflessione  sulla vera natura del razzismo che riguarda  alcuni dei meccanismi fondativi della civiltà occidentale.

Oggi , dopo l’omicidio di George Floyd negli Stati Uniti   ed il diffondersi di un movimento globale di lotta al razzismo, dovrebbe essere il momento per sviluppare questa riflessione e quindi per   tradurla in  azioni efficaci. Alla domanda com’ è sia stato possibile giungere a  questo Genocidio,  non si dovrebbe  rispondere sostenendo che si è trattato  di una “patologia” separata dalla società occidentale. Patologia  che avrebbe avuto come sola causa Hitler, i partiti nazisti e fascisti di quel momento storico. Questa risposta è servita ad “assolvere” la civiltà occidentale e quindi a non riflettere seriamente sulle sue importanti implicazioni che riguardano i meccanismi principali del suo ordinamento. A sostenere quest’ argomento esiste da anni un’importante letteratura, che purtroppo  rimane ancora oggi poco diffusa e quindi in gran parte  sconosciuta.

I prestigiosi  autori di questa analisi (George L. Mosse, Léon Poliakov, Michel Wieviorka, Alain Touraine, Pierre-André Taguieff, Giuliano Gliozzi, Z. Bauman, ecc.) sostengono che il razzismo, nella sua manifestazione complessa, è una ideologia  nata come struttura della moderna cultura occidentale nel Settecento, si è ben articolata nell’Ottocento,  è stata applicata dai nazisti e da altri  in modo cruento e dopo la seconda guerra mondiale ha continuato ad essere saldamente presente nella struttura della società fino ad oggi.

Molto interessante, da questo punto di vista, è il libro  “Modernità ed Olocausto” di Z. Bauman pubblicato dal Mulino nel 1992.  Il famoso sociologo ha sviluppato la questione mettendo in dubbio l’analisi, ancora oggi molto diffusa, dell’Olocausto come“patologia episodica” e  affermando che “quanto accadde nei campi di sterminio non costituisce una sorta di “malattia” sociale, ma un fenomeno legato alla condizione “normale” della società” .

Insomma Hitler ed i nazisti non si sono inventati niente, hanno applicato in modo terribilmente violento l’ideologia razzista che fu postulata molto tempo prima da menti “eccellenti” sostenendo la divisione dell’umanità in diverse “razze” e la superiorità della “razza occidentale” su tutte le altre.  Il razzismo come ideologia, teorizzata e sviluppata nei secoli XVIII, XIX e XX, costituisce ancora oggi   la struttura essenziale che garantisce nella società moderna   la divisione delle classi sociali  giustificando  i relativi atti discriminatori.

Ci potremmo chiedere perché l’ideologia razzista si è sviluppata in seno alla cultura moderna occidentale contraddicendo la sua stessa idea dell’uguaglianza universale del genere umano.

Lo storico Guliano Gliozzi, nel suo libro Adamo e il nuovo mondo”, risponde a questo interrogativo affermando che “la teoria della razza settecentesca andrebbe definita, più che un’ideologia schiavistica, un’ideologia della divisione internazionale del lavoro, imposta dalla borghesia, un’ideologia in grado cioè, di far passare come naturali e perciò immutabili, le diverse forme di subordinazione e di sfruttamento – dal commercio alla schiavitù- imposte alle popolazioni coloniali dalla borghesia europea”. Alla base c’è un processo di “naturalizzazione” della inferiorizzazione dei gruppi che vengono emarginati  e sfruttati.  Oggi, nel nostro Paese democratico  , come se fosse naturale, esistono  molti  ghetti urbani dove sono emarginati migliaia di famiglie . In modo altrettanto naturale vengono finanziati  in Libia i campi di concentramento dove ogni giorno vengono massacrati donne e uomini migranti per impedirgli di arrivare in Italia.  La memoria dei genocidi  del passato dovrebbe quindi servire a riflettere sulla società di oggi ed a contrastare il razzismo dei nostri giorni, modificando efficacemente le strutture sociali discriminanti che ne costituiscono l’origine.

*direttivo “Un mondo di mondi”

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