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Camini ha “L’arciere”: istallata l’opera di Carrilho per puntare in alto

Due giorni di eventi che si sono chiusi col dibattito performativo al femminile: testimonianze di donne di ogni età e provenienza che hanno legato il proprio nome alla lotta per la cultura, l’affrancamento e l’inclusione

Camini ha “L’arciere”: istallata l’opera di Carrilho per puntare in alto

«L’arciere è il simbolo del puntare in alto, nel momento in cui si è dovuto ripensare il progetto, ha pensato a questa figura come un generatore di forza propulsiva per mandare in alto una freccia, quindi un’idea molto ambiziosa, un’impresa favolosa, grandiosa senza barriere e senza limiti».

Camini capofila lancia in alto il progetto per la Calabria nella visione di Nelson Carrihlo. Due giorni di performance, animati da dibattiti quelli dello scorso fine settimana nella cittadina ionica. Nonostante la paura per l’emergenza sanitaria gli eventi sono stati partecipati. Sabato 10 e domenica 11 ottobre celebrazioni per l’inaugurazione dell’opera in bronzo “L’arciere”, prima installazione permanente in Italia dello scultore antillano-olandese.

Il modello di governance

La curatrice è Chiara Scolastica Mosciatti che approda a Camini dopo i tanti contrasti nati nella vicina Riace, e le frizioni con il sindaco Trifoli. Il terreno fertile animato di passione per l’arte alla fine la Calabria l’ha donato. «La popolazione è stata altamente recettiva – afferma, raccontando di sabato – soprattutto mentre mi soffermavo sulla spiegazione del modello di governance che è il cuore funzionante del progetto. Costituito da un gruppo che cambia, è flessibile, si adatta alle necessità, ognuno contribuisce in base alle proprie aspirazioni, disponibilità per portare l’energia dell’energia dell’associazionismo, basato su volontariato e attivismo all’interno di un’amministrazione pubblica. E sta funzionando perché la Calabria in cui c’è una grande parte di caos che regola il ritmo, ha dei vuoti che permettono di mettere in moto questi esperimenti di gestione, mutuandoli dal mondo dell’associazionismo».

Dibattito performativo al femminile

Spazio poi dibattito performativo al femminile dal titolo “Femminile plurale Lotta Cultura Inclusione: le donne nell’epoca della metamorfosi rappresentativa”. Protagoniste donne di ogni età e provenienza, che hanno legato il proprio nome alla lotta per la cultura, l’affrancamento e l’inclusione: Carolina Girasole, Genny Pasquino, Danila Panajia, Alice Uli Protto, Douaa Al Okla, Serena Franco, Angela Pellicanò.

Un momento di grande impatto emotivo, che ha raggiunto l’apice con la storia della Uli Protto. Un’escalation di rabbia suscitata, per abusi, omertà, silenzi e mancato supporto, la terra sotto i piedi che va in frantumi e che, dopo tanto dolore, si ricompone, passando dalla storia di una rifugiata fino alla vita dopo il perdono. «Riprendendo queste storie si incoraggiano le donne che hanno subito le stesse cose a parlare» spiega la curatrice. E la storia andrà avanti soprattutto per quella emblematica di Carolina Girasole, già primo cittadino di Isola Capo Rizzuto, accusata di avere favorito il clan Arena. Ma l’accusa era «del tutto infondata» come diranno i giudici qualche mese fa.

Il percorso creativo continuerà a San Ferdinando con l’istallazione della statua per Soumaila Sacko.

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