Rodolfo Chirico poeta e drammaturgo, burbero, ironico, romantico ma fondamentalmente buono
Il ricordo della regista Maria Pia Liotta: «Ha lasciato un patrimonio in eredità: la poesia, la drammaturgia, testi importanti che possono culturalmente arricchirci»
«Rodolfo Chirico era un poeta, un drammaturgo, burbero, ironico, romantico e fondamentalmente buono». Così Maria Pia Liotta, attrice, regista, ballerina ricorda l’uomo di cultura calabrese, di cui il 5 dicembre è caduto il settimo anniversario della morte. «È questo il ricordo che ho di lui, un ricordo che non si cancella. La morte non può cancellare le persone che hanno attraversato al tua vita. E lui è stato un eccellente poeta e drammaturgo, un vanto per noi, per la nostra terra, che come sempre non riconosce i grandi».
Un fluire di ricordi che ci portano indietro nel tempo, al fermento della Reggio degli anni Settanta, all’unione artistica che fa la forza.
«L’ho conosciuto quando ero una ragazzina. Mi ricordo che si frequentava la sua casa, lui frequentava la mia casa. Era un periodo della mia infanzia per me di ricordi straordinari, persone stupende, in primis mio padre, Giuseppe Liotta che era colui che aveva intrecciato questo rapporto straordinario con Rodolfo e non solo: Giovan Battista Lacquaniti, Anton Carmine Marino, Nicola Villari, Mimmo Raffa, Angela Costantino, nomi della mia infanzia, li ricordo con affetto tutti.
Un periodo in cui si univano queste persone per costituirsi insieme in un’unica forma d’arte e veniva creata l’unione dei teatri stabili reggini che divenne poi il Teatro Calabria. Mio padre ne fu il tesoriere. Era un progetto di arte, di cultura, di unione e di bellezza. Io ero la loro mascotte. Lui diceva di me che ero la sua “piccola, grande, intensa ispiratrice”.
Mi viene in mente questo suo essere apparentemente burbero, che era solo una maschera perché era un personaggio di una profonda sensibilità, del resto in caso contrario, non avrebbe mai potuto scrivere quelle poesie meravigliose e soprattutto le opere teatrali tra le quali, “Chi ha assassinato la suora che gridava il Vangelo”. I ricordi si accompagnano al fermento di cultura di arte che abbracciava la città. Reggio si stava avviando verso un momento triste, perché tanti ne ha avuto.
Rodolfo diceva di me che io avevo rovinato una città, diceva “Tu sei una disgrazia, una bellissima disgrazia – lui parlava così, aveva queste battute, era di Santo Stefano d’Aspromonte e ogni tanto usciva con queste sue delizie – Hai rovinato la nostra città perché per colpa tua tutti ballano, tutti cantano e tutti recitano. Hai rovinato questa generazione e le generazioni che arriveranno. Lo diceva scherzando con profondo affetto e so di avere avuto la sua stima, anche quando venne ingiustamente venne estromesso dal teatro Cilea.
Fui felice quando disse «Sono contento che al teatro Cilea ci sei tu, ma nessun altro, tu sì che sei degna di stare lì. Questa cosa mi commuove perché lui era una persona che parlava con grande onestà intellettuale e sapeva sempre dare il nome e il cognome alle cose».
Uomini che passano come passa il tempo, impronte rare che purtroppo non restano impresse nel collettivo, se non nella memoria di chi ha avuto la fortuna di conoscere artisti come Chirico. Ed il pericolo che rimangano nel limbo sperduto dell’oblio è sempre lì.
«Reggio ha avuto dei figli straordinari che hanno veramente saputo lasciare traccia di sé e uno di questo è Rodolfo Chirico e bisogna fare qualcosa per ricordarlo e rendergli onore. Ha lasciato un patrimonio in eredità: la poesia, la drammaturgia, testi importanti che possono culturalmente arricchirci».