Un pezzo di Calabria nelle atmosfere sospese del corto “Apnea” di Chiara Mosciatti
L'artista: «L'idea nasce dalla necessità di documentare il vissuto traumatico soggettivo e collettivo relativo al confinamento»
Un pezzo di Calabria vola con il corto “Apnea” al Sundance film festival in America. A pensarci è stata Chiara Scolastica Mosciatti, l’artista che da qualche tempo è impegnata nel territorio jonico calabrese per la promozione di un’arte che varca i confini delle nazioni. Mosciatti ha indossato i panni della regista per il corto “Apnea, memorie da un tempo sospeso”. A Camini era partito tempo fa il progetto per la Calabria nella visione di Nelson Carrihlo. A metà ottobre due giorni di performance, animati da dibattiti culminati nell’inaugurazione dell’opera in bronzo “L’arciere”, prima installazione permanente in Italia dello scultore antillano-olandese.
E di Camini nel corto ci sono le voci della donne e il paesaggio. Un modello di narrazione su almeno tre piani: da un lato la pregiata spiegazione di cosa succede quando un corpo va “in apnea”, fornita da un esperto come Adrien Adam; dall’altro i racconti di donne di questo tempo e le visioni di Chiara Mosciatti, attrice partecipe della trama. Un corto che coinvolge tanti sensi: l’udito per le voci, femminili ad eccezione dello spaccato che offre Fabio Macagnino (musicista e cantautore), unica voce maschile che spezza il femminino sacro diviso tra la vita, lo studio, la casa e le ambizioni. Ci sono le radici, c’è il lasciare andare dell’acqua raccontata nell’apnea e vissuta nell’ambiente del piccolo paese della locride. Gli odori e i sapori si raccolgono ugualmente, come la spigolosità delle rocce al tatto.
Ma in un lungo frame l’apnea diviene il lasso di tempo della giustizia sospesa: nella storia dell’omicidio di Sacko Soumayla, ventinovenne maliano, ucciso nel giugno del 2018 nel vibonese da un colpo di fucile sparato da lunga distanza. È sospesa la giustizia quando le vittime urlano per trovare la pace ma nessuno le ascolta, nemmeno chi dovrebbe. Come l’apnea prolungata porta alla morte allo stesso modo l’ingiustizia esternata porta alla fine dei diritti.
La presentazione a Camini, lo scorso venerdì 11 dicembre «presso la Sala Multimediale della cooperativa Jungi Mundo, il gruppo che sotto la mia direzione – racconta Chiara Scolastica Mosciatti – ha contribuito a vario titolo alla realizzazione del cortometraggio “Apnea, memorie da un tempo sospeso” una parabola documentaria di cui sono l’autrice. Ideato e realizzato in meno di un mese con solo un cellulare e un cavalletto da pittura, il cortometraggio di 18 minuti è stato celebrato con grande partecipazione e commozione da parte dei presenti, ai quali all’inizio del progetto è stato fornito il soggetto del cortometraggio.
A seguito dell’adesione i partecipanti hanno fornito delle testimonianze attraverso messaggi vocali mandati via Whatsapp. Ad eccezione del lavoro di Adrien Adam e Fabio Macagnino, chiamati a sviluppare e interpretare ruoli prestabiliti della cornice narrativa, tutti gli altri contributi sono stati spontanei, femminili e hanno avuto come oggetto la descrizione di un episodio di apnea, intesa come sospensione del respiro o della percezione del tempo».
Com’è nata l’idea del corto?
«L’idea nasce dalla necessità di documentare il vissuto traumatico soggettivo e collettivo relativo al confinamento, iscrivendolo nel quadro della più recente storia calabrese e investigando quel percorso interiore necessario al raggiungimento del perdono. La risignificazione del materiale raccolto avviene attraverso la poetica del vuoto».
Com’è arrivato il contatto con il Sundance Film Festival?
«Il progetto risponde ad una chiamata della compagnia olandese di Arte e Media “Margin Art” che nell’Ottobre 2020 mi rinnova l’invito a produrre un lavoro per partecipare alla sezione di poesia radicale #Unfiltered del Sundance Film Festival».