Otto marzo, Foti: «Donna, un “genio” di coraggio e di determinazione»
In occasione della festa della donna la storia di Ivana Pellicanò. In arte LILÈI, è un’artista poliedrica, cantante, songwriter e pittrice di origini calabresi (reggina) trasferitasi da diversi anni a Roma
Un modo diverso per raccontare l’8marzo che divine non mera celebrazione di 24 ore, bensì «una giornata di riflessione: è questa la vera essenza della ricorrenza».
Come chiarisce Patrizia Foti, segretario generale terriotoriale della UILPA reggina «Quest’anno vogliamo dare un taglio e una visione diversa a una commemorazione che ha origini dai primi del novecento e che ha subìto, nel corso degli anni, importanti cambiamenti e influenze da ogni parte del mondo.
La connotazione fortemente politica impressa all’inizio del ventesimo secolo alla giornata della donna, nelle sue prime celebrazioni, ha spesso contribuito alla perdita della memoria storica delle reali origini della manifestazione. Quasi sempre si tende a dare più importanza alla ricorrenza in se, senza focalizzare il vero obiettivo e il vero soggetto della cosiddetta “festa”, una solennità che dovrebbe servire a dire GRAZIE alla donna per ciò che è e per ciò che fa, per l’importanza che riveste ogni giorno in ogni attività e in ogni ruolo che ricopre. Il grazie però non basta, questo è certo. La storia è erede di grandi condizionamenti che, in alcune realtà, dall’inizio dei secoli e in ogni parte del mondo hanno reso arduo e faticoso il cammino della donna, ignorata e sminuita nella sua dignità, stravolta nelle sue prerogative, quasi sempre emarginata, ridotta in servitù e ostacolata nell’essere se stessa. Credenze culturali e religiose hanno plasmato mentalità e istituzioni accrescendo maggiormente il disagio delle donne nel loro ruolo.
Proprio come già detto in apertura – prosegue Foti -quest’anno abbiamo deciso di celebrare l’otto marzo proponendo la storia di una donna eclettica che ha reinventato la propria vita: Ivana Pellicanò. In arte LILÈI, è un’artista poliedrica, cantante, songwriter e pittrice di origini calabresi (reggina) trasferitasi da diversi anni a Roma.
A distanza di un anno dall’inizio della pandemia le ho chiesto di raccontarci la sua esperienza, di come è cambiata la sua vita d’artista e di come abbia trovato il modo di trasformare questo momento di difficoltà in una nuova opportunità. Molti conoscono da sempre Ivana come cantante, ma in questo lungo anno di fermo, in cui le prospettive di una concreta ripartenza del mondo della musica sono ancora lontane è riuscita a reinventarsi. A quali certezze si è aggrappata l’ho chiesto a lei.
«Vivere di musica è sempre sembrata una sfida impossibile anche in tempi non sospetti – comincia così il suo racconto Ivana.
Voler fare la musicista professionista è una scelta di coraggio che spesso ti porta a fare enormi sacrifici, la maggior parte delle volte non pienamente riconosciuti, ma è una scelta che ho fatto moltissimi anni fa e della quale non mi sono mai pentita. Sono arrivata nella capitale 2015, non conoscevo nessuno. Frequentando le serate di musica live sono riuscita a ricrearmi in poco tempo una rete di fiducia con tanti straordinari musicisti e per anni mi sono esibita in molti locali. Già prima della pandemia però, ho iniziato a pormi delle domande sulla qualità della vita, sul nostro avvenire e sul ruolo fondamentale che le nuove generazioni hanno sulle sorti del mondo. Sono da sempre una sognatrice e una che non si arresta davanti ai No, che vede sempre il cambiamento dietro l’angolo e mi sono aggrappata alla speranza che possa essere così anche stavolta. Ripongo la fiducia nei giovani, convinta che il buon esempio sia un messaggio più forte delle regole imposte. Così ho scritto il brano ALBERI GIGANTI e ogni volta che lo riascolto immagino che il mondo, visto con gli occhi sinceri di un bambino, sia davvero un luogo meraviglioso che dobbiamo salvaguardare. Con il mio compagno Matteo (Carlini), bassista e arrangiatore, – prosegue Ivana – ci siamo trovati ad affrontare insieme le stesse emozioni e le stesse paure. Credo che tutto ciò ci abbia reso più forti e uniti e ci ha spinti a voler creare delle collaborazioni anche a distanza.
Abbiamo fatto dei brevi concerti basso e voce online, tantissimi video con musicisti da ogni parte d’Italia e preso parte a nuovi progetti emergenti anche dall’estero, Matteo, in particolare, ha suonato per il brano di Achille Lauro e Paolo Palumbo e nel singolo che Dodi Battaglia ha dedicato a Stefano D’Orazio. Avevamo il tempo, gli strumenti e, soprattutto, la voglia di non fermarci.
A un certo punto arriva la pittura. In realtà l’idea di dipingere non nasce ma ri-nasce. Ho fatto la scuola d’arte e contemporaneamente ho studiato canto lirico al conservatorio, ma per un lungo periodo ho lasciato da parte il disegno per dedicarmi totalmente alla musica.
Ho ritrovato la pittura in un momento di necessità, quando a causa di un malore sono rimasta bloccata a letto. È stato come ritrovare una vecchia amica e raccontarle tutto ciò che non le dicevo da anni, mi ha fatto compagnia in quel momento e non credo che la lascerò più.
Adesso divido equamente le mie giornate tra musica e pittura ed entrambe le mie passioni, nate per essere al servizio di tutti, mi aiutano a lanciare dei messaggi.
Dipingo soggetti femminili perchè trovo le Donne delle creature straordinarie, capaci di donare la vita, così fragili e così forti allo stesso tempo, così poco valorizzate e spesso violate. Attraverso di esse voglio raccontare delle storie. Grazie ai social qualcuno ha notato un mio dipinto è mi ha scelto per partecipare a un’esposizione di nuovi pittori in una galleria d’Arte proprio in Via Margutta, la via degli artisti.
‘GIOCHI DI PELLE’ è ispirato alla modella Winnie Harlow, divenuta famosa per la sua bellezza fuori dal comune, dopo essere stata bullizzata per anni a causa della sua vitiliggine. Qualcuno, in una recensione ha accostato il tuo nome a quello di Frida Kahlo, per il coraggio e la determinazione di porre la Donna al centro della propria pittura come simbolo di purezza e lotta contro la violenza.
Leggere quella recensione mi ha lasciata senza parole, non solo per l’importanza dell’accostamento con una delle Donne che ammiro di più, un punto di riferimento umano ed artistico, ma perchè il messaggio che volevo far arrivare attraverso la mia opera è riuscito cogliere nel segno. E’ stato straordinario.
Questo mi ha spinta ad immaginare i miei dipinti, non solo come ornamenti statici di pareti, ma messaggeri attraverso le persone che scelgono un determinato messaggio e lo indossano portando l’Arte in Movimento. Proprio per l’otto marzo – conclude Ivana – ho in programma l’uscita di un messaggio dedicato a tutte le donne. “ÀMATI” è il titolo dell’opera dedicata a tutti, sia donne che uomini, perchè il messaggio di amare se stessi riguarda tutti.
Tutti noi abbiamo un lato debole che non vogliamo mostrare, tutti noi abbiamo sofferto in silenzio, forse le donne un pò di più ed è per questo che Amarsi significa imparare dagli errori, rinascere, valorizzarsi, essere la versione migliore di se stessi».
«Grazie quindi a Ivana per averci regalato la propria esperienza e a tutte le donne che, nonostante i tanti ostacoli che quotidianamente incontrano in qualsiasi parte del mondo e che ancora impediscono loro il pieno inserimento nella vita sociale, politica ed economica, riescono a “reinventarsi” sostenendo i gravami di un’etichetta che non si addice all’essere donna. Proprio qui dobbiamo basare le fondamenta per ricostruire e riconsiderare l’essere donna».
È notizia dell’ultima ora che il 70% dei contagiati dal virus sui luoghi di lavoro sono donne.
Le donne lavoratrici sempre in prima linea – continua Foti – ci hanno abituate e abituati al preconcetto di “sacrificio” ed è per questo che la UILPA chiede a gran voce e pretende da chi ci Governa, da chi amministra le aziende, siano esse pubbliche o private, più attenzione alla salute e alla sicurezza sul lavoro. Non è più il tempo del martirio, le donne non possono scontare la scarsa vigilanza nell’applicazione dei protocolli contro la diffusione del virus e l’insufficienza nella valutazione dei rischi psico sociali, sempre più in agguato in questo periodo particolare e complicato per il mondo del lavoro.
Darle il giusto e meritato spazio nella vita sociale è proprio il primo step del processo di “liberazione della donna”, cammino difficile e complesso e non privo di errori, ma che porta sicuramente a contrapporsi a tutti quegli ostacoli che impediscono la parità tra uomo e donna».
«Spesso i sedimenti culturali ci fanno dimenticare che è proprio grazie alla donna che l’umanità ha la sua sopravvivenza. C’è ancora molto da fare – conclude Foti – affinchè siano eliminate tutte le discriminazioni. È per questo che diventa necessario e urgente ottenere dappertutto l’effettiva uguaglianza dei diritti della persona, nel lavoro, nel salario e nelle tutele sul posto di lavoro, diritti per i quali la UILPA si è sempre battuta e continua a battersi per tutto ciò che è legato ai diritti e ai doveri del cittadino in regime democratico».