sabato,Dicembre 9 2023

Taurianova, importanti iniziative per ricordare il latinista Francesco Sofia Alessio

Nel 78esimo anniversario della sua morte, l’Amministrazione comunale annuncia l’intitolazione di un premio o una borsa di studio in collaborazione con la famiglia dell’illustre intellettuale

Taurianova, importanti iniziative per ricordare il latinista Francesco Sofia Alessio

Ricorre oggi il 78esimo anniversario della morte del poeta e latinista Francesco Sofia Alessio e l’Amministrazione comunale, celebrando l’illustre taurianovese annuncia importanti iniziative per ricordarlo, in stretta collaborazione con uno dei nipoti. «È previsto un evento in memoria di Francesco Sofia Alessio – ha spiegato l’assessore alla Cultura Maria Fedele – durante il quale verrà consegnato un premio o una borsa di studio ad uno o più studenti meritevoli. Ancora però siamo in fase di lavorazione, al momento non c’è nulla di definitivo. Posso dire che siamo in costante contatto con la famiglia del poeta, un nipote in particolare, col quale stiamo appunto organizzando questa manifestazione per ricordare e rendere omaggio ad uno dei taurianovesi più illustri, fine intellettuale e personalità fondamentale nella storia culturale della nostra comunità».

La figura di Francesco Sofia Alessio

Francesco Sofia Alessio, nacque il 18 settembre del 1873 nell’allora Radicena, da Casimiro Sofia e Rosina Alessio. Nel 1877, a causa di una grave polmonite, muore il padre lasciando la famiglia nella miseria. Rimasto orfano, riesce grazie agli immensi sacrifici della madre, a completare le scuole elementari e viene poi affidato alle cure del sacerdote don Domenico Barillari. Da privatista consegue l’abilitazione magistrale nel 1894 a Messina, e due anni dopo, sempre nella stessa città, quella di grado superiore. Compone una prima elegia e un’ode in stile manzoniano dedicata alla Vergine SS. della Montagna, che a Taurianova, suo paese natale, aveva operato grandi prodigi, nel corso del disastroso terremoto che il 16 novembre 1894 colpì la Piana di Gioia Tauro.

Nel 1896 viene chiamato dal vescovo di Gerace ad insegnare nel seminario, dove vi rimane cinque anni come docente di Storia, Geografia, Francese e Scienze naturali, nelle ultime due classi del Ginnasio. Nel 1901 ottiene un incarico a tempo determinato nelle scuole elementari di Mammola, ma per aver scritto una poesia satirica contro il sindaco dell’epoca, che indirettamente toccava anche il vescovo Giorgio Delrio, viene allontanato dall’insegnamento, che riprende però, a Radicena grazie a un altro incarico annuale. Nel 1903 si sposta nelle scuole elementari di Molochio e vi rimane per quattro anni. Comincia a scrivere carmi in latino e con un uno di questi, “Polus”, che tratta della pesca alla balena, partecipa al concorso internazionale Hoeufftiano di Amsterdam, indetto ogni anno dalla Reale Accademia olandese delle Arti e delle Scienze. 

Il poemetto non è tra i vincitori ma viene ben accolto. Due anni dopo partecipa allo stesso concorso con il poemetto “Augustae Taurinorum feriae in honorem reginae mercatus”, che tratta delle feste taurinesi in occasione dell’elezione di una reginetta di bellezza, e viene giudicato “satis laudabile”. Riporta la prima “magna laude” col carme “Duo Magi” nel 1907. Il 16 maggio di quell’anno sposa Concetta Ursida e dal matrimonio nascono quattro figli: Pasquale, Luigi, Giulio e Ines. A dicembre del 1908 viene chiamato a insegnare nelle scuole elementari del suo paese e da qui si dedica con rinnovato slancio alle sue composizioni poetiche in lingua latina, ottenendo numerose magna laude. La tanto agognata Medaglia d’oro arriva nel 1917, col carme “Sepulcrum Joannis Pascoli” di 224 versi, canto celebrativo in memoria del poeta romagnolo, cui si aggiunge una magna laude per l’elegia “Reliquiae”, affettuosa commemorazione dei due figli morti in tenera età. Nel 1920 ottiene la seconda Medaglia d’oro col carme “Ultimi Tibulli dies” di 230 versi.

Nel 1928, viene nominato Sovrintendente alla Biblioteca di Reggio Calabria e si trasferisce nella città dello Stretto. Qui viene incaricato dal vescovo di scrivere la relazione sul miracolo, operato dalla Vergine Maria SS. della Montagna, la sera del 9 settembre 1894, a Radicena. La dotta prolusione viene pubblicata nell’agosto del 1931. Seppur fortemente stanco e provato continua a partecipare al concorso internazionale di Amsterdam, ma senza fortuna e questo gli causa grande sconforto. Uno dei suoi carmi “Apotheosis vergiliana” non entrò neppure in classifica ed egli allora, giudicando iniquo il verdetto, provvide a stamparlo e a inviarlo ai cultori della latinità, riscuotendo plauso ed entusiasmo.

Incoraggiato da queste lodi, l’anno successivo descrisse la terribile catastrofe causata dal terremoto calabro-siculo del 1908, “Terrae motus ad Fretum siculum”, ma anche questa volta non viene premiato. Nel 1936 giunge la terza Medaglia d’oro per il carme “Feriae montanae”, dedicato alle feste che si svolgono a settembre al Santuario di Polsi e con il quale esalta la figura della Madonna della Montagna della quale è devotissimo. Muore a Reggio Calabria, il 14 aprile del 1943, a seguito di complicazioni sopravvenute dopo due interventi chirurgici. Il 14 aprile del 1993, in occasione del cinquantesimo anniversario della morte, le sue spoglie sono state tumulate nell’antico cimitero di Radicena.  

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