Le lapidi dell’Angelo tutelare, un patrimonio storico da salvaguardare
Le tre lapidi andrebbero immediatamente rimosse e collocate in posizione vicina alla statua: rischiano il deterioramento, sia per agenti atmosferici che per possibili atti di vandalismo

di Giuseppe Cantarella – Nell’androne d’ingresso di Palazzo San Giorgio, su Piazza Vittorio Emanuele II, comunemente denominata Piazza Italia, è possibile ammirare una bella statua in marmo. Si tratta dell’Angelo Tutelare, opera dei primi del ‘600, attribuita allo scultore messinese Placido Brandamonte o Blandamonte. La statua raffigura un angelo che ha, nel braccio sinistro, uno scudo con inciso San Giorgio a cavallo, nella classica immagine in cui viene ripreso nell’atto di uccidere il drago.
La statua venne eretta nel 1637 a poca distanza da Porta della Dogana, proprio per motivo di difesa e protezione della città, per come recita la lapide in marmo che venne realizzata proprio in quell’anno.
Lapide, peraltro, che racconta una pagina di storia cittadina, riportando i nomi del vicerè del Regno di Napoli, Manuel de Acevedo y Zúñiga conte di Monterrey; del governatore spagnolo Diego De Fonseca Manriquez; dei tre Sindaci eletti dalla cittadinanza, Giacomo Labocetta, Francesco Spanò ed Angelo Schimizzi. Dal 1637 la statua dell’Angelo Tutelare ha subìto diverse vicende. Possiamo fare riferimento ad una seconda lapide, che narra di un restauro avvenuto nel 1752.
Le vicende successive, tra cui certamente i terremoti del 1783 e del 1908, portano la statua ad essere collocata nel Museo Civico.
Il 24 aprile del 1967 la statua dell’Angelo Tutelare venne sistemata sul sagrato della chiesa di San Giorgio al Corso, per come recita la terza lapide.
Nel 2018, per effettuare un restauro conservativo, la statua è stata trasportata, con ogni cautela, nell’androne di Palazzo San Giorgio, dove si sono svolte le operazioni di ripulitura, e dove si trova tuttora, certamente più protetta.
Ma è rimasto sul sagrato della chiesa di San Giorgio al Corso, il basamento con le tre lapidi, sicuramente le prime due preziosissime, dal momento che risalgono, una al 1637 e l’altra al 1752. Le tre lapidi andrebbero immediatamente rimosse e collocate in posizione vicina alla statua: rischiano il deterioramento, sia per agenti atmosferici che per possibili atti di vandalismo.