giovedì,Marzo 28 2024

Teatro, il mito di Fedra in scena a Locri e a Roccella

Lo spettacolo, per la traduzione di Maurizio Bettini, diretto dal regista Manuel Giliberti, vede una carismatica Viola Graziosi nelle vesti dell’eroina senecana, affiancata da Riccardo Livermore

Teatro, il mito di Fedra in scena a Locri e a Roccella

“Fedra” è il campo di battaglia in cui si scontrano passione e ragione, sentimento e razionalità. La famosa tragedia di Seneca rivive nella nuova produzione del Teatro della Città e sarà in scena questo weekend nell’ambito della rassegna teatrale organizzata dal T.C.A. (Teatri calabresi associati) diretto da Domenico Pantano.

Lo spettacolo, per la traduzione di Maurizio Bettini, diretto dal regista Manuel Giliberti, vede una carismatica Viola Graziosi nelle vesti dell’eroina senecana, affiancata da Riccardo Livermore nel ruolo del casto Ippolito, Deborah Lentini in quello della Nutrice, Graziano Piazza che interpreta Teseo e Liborio Natali che, nel ruolo di Corifeo e del Messaggero, assume in sé la funzione del coro greco. Le musiche sono di Antonio Di Pofi.

Un doppio appuntamento da non perdere sabato 11 settembre alle 21.30 alla Villa della Fondazione Zappia di Locri e domenica 12 settembre al Teatro al Castello di Roccella Ionica, sempre alle ore 21.30.

Fedra, moglie di Teseo, è innamorata follemente del figliastro Ippolito. Disperata, struggente, rifiutata e suicida. Da Euripide il mito di Fedra rinasce in Seneca come protagonista, non più vittima di una passione proibita dovuta a un errore dei sensi ma a un diritto naturale. Seneca mette l’essere umano davanti al crollo della volontà, mostrando come il più delle volte sia l’istinto a prevalere: uno scandaglio profondo della contemporaneità offerta dal classico.

«Quando sono stato invitato dal Teatro della Città a sviluppare una mia regia per Fedra – spiega il regista Manuel Giliberti – non ho potuto fare a meno di legarla idealmente al mio spettacolo del 2020 Arianna nel labirinto. Arianna e Fedra, in fondo, sono entrambe vittime di Teseo. In due modi diversi, tutte e due subiscono il fascino, l’arroganza e il maschilismo violento di questo uomo rude che non sembra avere sentimenti. In particolare, nel caso di Fedra, ho voluto sottolineare come lei si fosse invaghita già del giovane Teseo quando era ancora una bambina e lo vide arrivare a Creta per fronteggiare e combattere il Minotauro. Questo sentimento verso il giovane Teseo, affievolito negli anni a causa della durezza d’animo del Teseo uomo maturo, diventa quasi una discolpa per la donna. Infatti, è come se Fedra rivedesse poi in Ippolito quel giovane di cui si era invaghita e che era stato oggetto del suo desiderio puro di bambina, mai dimenticato. È un modo per discolparla? Forse sì o forse no. Di sicuro è un modo per sottolineare come Fedra sia l’unico personaggio della tragedia in grado di seguire l’amore, il sentimento e l’autodeterminazione».

«Fedra pone un tema molto femminile – sottolinea la protagonista Viola Graziosi – quello dell’amore, della passione amorosa, del desiderio, dell’Eros e ci mostra il limite tra ragione e istinto. Per avvicinarla a me, donna oggi, per comprenderla e potermi mettere in ascolto della sua vibrazione, ho eliminato ogni giudizio sociale, morale, occidentale».

Spazio, dunque, alla grandezza del mito e dei suoi insegnamenti senza tempo nel cartellone messo a punto dal Circuito teatrale calabrese T.C.A. e dal direttore Domenico Pantano che firma, ancora una volta, una stagione teatrale di qualità, che ha riscosso consenso di critica e successo di pubblico, malgrado il difficile momento per il Teatro italiano e per il settore culturale, a causa dell’emergenza pandemica.

La rassegna si concluderà il 15 e 16 settembre con un’altra opera classica di Seneca, prodotta dal Teatro della Città, “Tieste” per l’adattamento e regia di Giuseppe Argirò, interpretata da Giuseppe Pambieri nei panni di Atreo e Paolo Graziosi nelle vesti di Tieste. Ad affiancare la straordinaria e inedita coppia di attori, Sergio Basile, Elisabetta Arosio, Roberto Baldassari e Vinicio Argirò.

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