sabato,Aprile 20 2024

Polistena, applausi per il concerto del coro nazionale ucraino

Dopo il grande successo della Bohéme, una piazza del Popolo ancora una volta gremita è stata trascinata dalle grandi performance offerte dai 130 artisti

Polistena, applausi per il concerto del coro nazionale ucraino

Non è morta l’Ucraina, non è ancora morta la gloria dell’Ucraina né la sua libertà. Questo il testo dell’inno nazionale ucraino che ha aperto il Gran gala Lirico dell’Orchestra e del Coro nazionale dell’Ucraina tenuto a Polistena nell’ambito della rassegna Synergia 47 dell’Associazione Amici della Musica di Palmi e che ha chiuso il cartellone della stagione estiva 2022.

Dopo il grande successo della Bohéme, una piazza del Popolo ancora una volta gremita è stata trascinata dalle grandi performance offerte dai 130 artisti. Dopo l’emozionante apertura, spazio alle arie tratte dalle opere di Puccini, Verdi, Meitus, Lysenko e Cilea. Così, il tenore Oleksey Srebnitsky, assieme a Natalia Sandak, ha riproposto Che gelida manina, tratto proprio dalla Bohéme, e, dal Rigoletto, Cortigiani vil razza dannata, per poi entusiasmare il pubblico, in coppia con Starikova Olena e accompagnati dal coro, con Libiamo ne’ lieti calici tratto da La Traviata.

«Questo nostro tour, la possibilità di far capire, a chi ci ascolta, che siamo un popolo con una cultura lirica – ha detto Oleksey Srebnitsky – interpretando arie dei più grandi compositori del mondo. Voglio dire un enorme grazie all’Italia perché è la patria dell’Opera lirica e questa vostra cultura – ha chiosato – mi ha permesso di diventare un artista».

Coro protagonista di un maestoso Va’ pensiero dal verdiano Nabucco, dai mille significati e che ha commosso il pubblico, per nulla parco in applausi ed elogi. Molto apprezzato anche Il coro degli zingari, tratto da Il Trovatore. Gli abiti dell’ensamble lirico sono ispirati alle tradizioni ucraine, mentre i solisti si presentano con un abbigliamento più formale ed elegante.

Quindi, spazio anche al compositore palmese Francesco Cilea con È la solita storia del pastore e Io son l’umile ancella, interpretata da una eccezionale Starikova Olena che, con la sua potenza vocale, strappa applausi a scena aperta. Sul palco si alternano anche il baritono Oleksandr Serhiev e il basso Ivanchuk Maksym, con performance da applausi, a volte accompagnati dalla sola orchestra, altre volte anche dal coro.

Intanto, l’Orchestra si misura con le sinfonia La forza del Destino di Verdi e Ouverture, tratto da Taras Bulba di Lysenko con grande precisione, leggerezza e passione.

«Un concerto molto emozionante – ha commentato il direttore d’orchestra Vladimir Garkusha -, durante il quale abbiamo proposto diversi brani di musica italiana ed ucraina. L’esecuzione del nostro inno nazionale è un modo per parlare di noi, del nostro Paese, di un popolo che ha voglia di vivere. Il nostro è un messaggio di pace – ha poi concluso – e vorremmo che tutti ci vedessero come un popolo europeo a tutti gli effetti».

La chiusura è riservata a un solenne canto popolare ucraino, Mesjac na nebe (Luna nel cielo), grazie al quale, nella piazza risuona l’orgoglio di un popolo che cerca, con orgoglio, la pace.

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