giovedì,Dicembre 5 2024

Festa della Madonna a Reggio: chiesa, politica e cittadini si ritrovano sotto lo sguardo di Maria

Nel corso dell’intensa cerimonia del Cero votivo, si invoca il trionfo del bene sul male, la speranza di un futuro certo per i giovani e la necessità di una politica sana

Festa della Madonna a Reggio: chiesa, politica e cittadini si ritrovano sotto lo sguardo di Maria

Un rito atteso, che affonda le radici in secoli di devozione. Una celebrazione, quella dell’offerta del Cero Votivo da parte dell’Amministrazione comunale, che si rinnova di anno in anno e mette nelle mani della Patrona, la Madonna della Consolazione, la città, con le sue eccellenze e le sue contraddizioni, condite dai buoni propositi.

La Cattedrale del Duomo comincia a riempirsi già un’ora prima dell’inizio delle celebrazione eucaristica. Ma non c’è il pienone degli anni scorsi pre pandemia. Alla spicciolata fanno il loro ingresso in chiesa le autorità civili e i verti delle Forze dell’Ordine, insieme al Prefetto Massimo Mariani. Il sindaco facente funzioni, Paolo Brunetti, in compagnia del pari ruolo della Città Metropolitana, Carmelo Versace, è già in prima fila con buona parte dell’amministrazione comunale.

La prima volta di Brunetti

Si rigenera «un rito che è sì di fede e devozione, ma anche di impegno istituzionale, civile e morale», per dirla con il sindaco facente funzioni Paolo Brunetti, per la prima volta ai piedi della Venerata Effigie.
«Il cero votivo ha lo stesso peso della fascia tricolore in questo momento particolare – dirà Brunetti ai taccuini de ilReggino al termine della funzione religiosa -. Ovviamente io sono di transito, non sono io il sindaco eletto, è Giuseppe Falcomatà al quale auguro di tornare il prima possibile a ricoprire questo ruolo che ha guadagnato attraverso delle elezioni. Per me è un momento particolare, sento tutto il peso della responsabilità e allo stesso tempo poter rappresentare la città mi inorgoglisce e mi onora. Spesso mi domando se sono veramente all’altezza di questo compito, ma non devo dirlo io lo dovranno dire cittadini. Io quello che posso dire è che ci metto tutta la forza e la passione possibile. Poi, anch’io commetterò degli errori, come qualsiasi umano. Vi prego di perdonarci per questo».

L’emozione e la responsabilità, sono i sentimenti che più hanno accompagnato il sindaco facente funzioni, in una cerimonia che è anche la prima dopo il periodo pandemico. Brunetti invocando l’Avvocata del popolo reggino, richiama più volte nel suo discorso, la forza del bene che trionfa sul male: «Abbiamo già dimostrato a noi stessi di essere una comunità capace di stare unita. Abbiamo affrontato a testa alta, con rispetto e senso civico, le difficoltà legate alla pandemia da Covid. Abbiamo dimostrato la nostra capacità di essere solidali l’un l’altro. Ci siamo stretti tutti insieme: Istituzioni, Associazioni, professionisti, imprenditori, forze dell’ordine, cittadini. E tutti insieme ci siamo aiutati, andando incontro a chi si è più trovato nel bisogno, mettendo in campo i nostri sforzi per trovare soluzioni alle difficoltà, tutelandoci l’un l’altro. Ognuno con il suo ruolo, ma spesso anche oltre esso. […] A tutti rivolgo a nome dell’Amministrazione e di tutti i cittadini il ringraziamento più profondo, sentito e sincero. E’ questo il bene che vince sul male. E’ la benevolenza di una comunità che si prende cura di sé. E’ da qui che bisogna ripartire».

I giovani e la speranza

Il sindaco facente funzioni, dopo aver definito «aberrante e ignobile» la morsa in cui la ‘ndrangheta tiene la città si è rivolto ai giovani: «Il mio pensiero è rivolto ai giovani, alle nuove generazioni, a mio figlio… a tutti i nostri figli. Anche a quei giovani che hanno deviato dalla via della rettitudine. Non posso e non voglio pensare che la grettezza degli antivalori sottesi alla ‘ndrangheta, all’inciviltà, possa ancora oggi attecchire sui nostri giovani, abituati a ragionare come cittadini europei. Dobbiamo avere nel cuore e nella testa le necessità del pianeta, dell’inclusione sociale, della parità di genere e dell’eguaglianza. Abbiamo bisogno di menti colte e illuminate. Abbiamo bisogno di impegno, di competenza, di entusiasmo per il futuro. Abbiamo bisogno dei nostri giovani».

Un punto in comune anche con il discorso dell’Arcivescovo di Reggio Calabria – Bova, monsignor Fortunato Morrone che ha presieduto questa mattina in Cattedrale la liturgia pontificale nella solennità della Madonna della Consolazione. Per lui «scommettere sulle nuove generazioni significa attivare quella sana e fruttuosa generatività che comporta non solo accompagnare i giovani nella loro avventura di vita offrendo possibilmente gli strumenti per la loro crescita in maturità, ma anche e forse oggi soprattutto, per noi adulti e anziani, sapersi mettere da parte, passare con gioia il testimone della responsabilità sociale, culturale, politica, ecclesiale, a ciascuno di loro. Nei giovani, senza vezzeggiarli né illuderli, né deprimerli con le nostre tiritere moralistiche, dobbiamo alimentare quel sano orgoglio che umilmente offre la consapevole responsabilità di poter fare meglio dei propri padri, pur non essendo migliori di loro».

Monsignor Morrone che alla Chiesa di Reggio Bova ha “assegnato” l’obbligo di «formare tutti ad una rinnovata coscienza politica, e favorire, in particolare nelle nuove generazioni, la nascita di vocazioni ad un impegno politico serio, competente e appassionato» ha auspicato l’avvento di una politica dell’ascolto e del dialogo e pertanto dell’inclusione sociale e culturale. D’altra parte le elezioni politiche sono così vicine che una serie di raccomandazioni alla classe dirigente sono quasi d’obbligo. Ecco quindi che richiamando i «cristiani ad una cittadinanza attiva» che comporta di «non allentare la presa su una costante formazione della coscienza civica e politica, sociale e culturale ispirata e vagliata alla luce del Vangelo« si rivolge alla politica: «Una sana politica sa ascoltare le esigenze che emergono dal territorio ma, come fa il mercato, non va dietro ai capricci della gente, perciò sa rischiare scommettendo sul buon senso, soprattutto sull’intelligenza delle persone, che in genere sanno distinguere la logica del voto di scambio e di favore da proposte realistiche e praticabili, rispettose della dignità di ogni persona, a cominciare da quelle invisibili ai radar della nostra indifferenza».

Da qui una serie di domande che rimangono, per ora, senza risposta: «Che posto reale hanno i giovani nei programmi di queste prossime elezioni politiche? Quali proposte concrete per fermare l’esodo di tanti di loro che sempre più lasciano Reggio e la Calabria per studio e per lavoro, a prezzo dell’impoverimento sociale e economico della nostra terra? Quale impegno, ad esempio, per attuare quelle misure che già oggi i PNRR prevedono una premialità per i progetti che vanno a favore dell’occupazione giovanile e femminile?»

Ridare bellezza alla città

Dopo aver ringraziato chi è impegnato su vari fronti, nell’educazione e nella formazione, nella cultura e nella scienza, nello sport, nel lavoro e nelle professioni, nel mondo imprenditoriale, lavorando in sinergia con tutti quelli che hanno a vario titolo responsabilità istituzionali e amministrative, Mons. Morrone ha elevato il suo appello: «Tutti insieme siamo chiamati a ridare bellezza a questa città metropolitana che fatica a uscire da una un’opprimente sensazione di incompiutezza e di provvisorietà, quando non di sciatteria che talvolta sembra pervadere tutti».

Un richiamo alla bellezza che non poteva non tener conto anche del cinquantesimo anniversario del ritrovamento dei Bronzi. «La nostra, carissimi, è una chiamata alla bellezza che va oltre l’estetica greca pur intensa dei nostri Bronzi, perché include in sé il buono, il vero, il giusto, in sintesi l’amore misericordioso liberante che tutti umanizza e che noi confessiamo in Gesù, nostro Signore. A Maria, Madre della Consolazione – ha concluso – affidiamo allora tutte le persone che abitano questa nostra città metropolitana e in modo particolare i nostri giovani, le nostre giovani, futuro che già opera con generoso e creativo impegno nel presente della nostra chiesa e del nostro territorio».

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