mercoledì,Aprile 24 2024

Palazzo Crupi a Reggio racconta la bellezza delle vite che l’orrore della guerra aveva reciso – VIDEO

Nel corso dell'evento dal titolo "Cultura di pace" la commemorazione del bombardamento del maggio 1943 sull'ex Brefotrofio

Palazzo Crupi a Reggio racconta la bellezza delle vite che l’orrore della guerra aveva reciso – VIDEO

La vita che ritorna nel luoghi scenari di morte e orrori. Stamane al Palazzo della Cultura Pasquino Crupi di Reggio l’evento dal titolo “Cultura di Pace“, commemorazione del bombardamento del maggio 1943 sull’ex Brefotrofio. L’edificio oggi ospita mostre temporanee e le opere d’arte confiscate alla ‘ndrangheta. Un luogo in cui morirono i bambini e i loro educatori che oggi ha cambiato volto, e che porta alto il nome della cultura, vessillo contro le guerre affatto lontane dai nostri orizzonti. Erano presenti la responsabile del Palazzo Anna Maria Franco, insieme al Presidente dell’Associazione “venticinqueaprile Ampa” Sandro Vitale, alla dirigente scolastica Teresa Marino, allo storico Francesco Arillotta, Presidente dell’Associazione Amici del Museo, ed al Presidente della Fondazione Museo San Paolo Raffaele Cananzi, il consigliere metropolitano delegato Filippo Quartuccio.

La cultura della pace

L’edificio oggi ospita mostre temporanee e le opere d’arte confiscate alla ‘ndrangheta. Un luogo in cui morirono i bambini e i loro educatori che oggi ha cambiato volto, e che porta alto il nome della cultura, vessillo contro le guerre affatto lontane dai nostri orizzonti.

Nella sala del piccolo Museo Fondazione San Paolo c’erano gli studenti dell’istituto Panella, accompagnati dalle loro insegnanti Albanese e Logoteta. Un racconto di guerra fatto da chi, come Arillotta, il conflitto l’ha vissuto sulla sua pelle, da bambino. Lo storico ha spiegato cos’erano e perchè nascevano i brefotrofi per dare una sistemazione ai bimbi di ragazze madri.

Ai giovani Cananzi spiega «Tocca a voi costruire dalle premesse che noi anziani dobbiamo procurarvi. Il palazzo della Cultura oggi è rivalutato perché offre alla fruizione del pubblico oltre 1500 pezzi di arte pubblica e privata. Pc’è anche il piccolo museo San Paolo, un palazzo dunque che sta tra le tante cose belle di Reggio Calabria che deve ispirare il sacro orgoglio di essere cittadini».


Per la dirigente Marino: «Cultura di pace vuol dire riagganciarci a questa bellezza di cui siamo portatori. Questo luogo è stato trasformato dalla bellezza e racconta la bellezza di vite che un orrore ha reciso. E rivive nell’impegno dei cittadini».

Ponti di pace

Il sindaco Versace aggiunge che è «Un anniversario triste per la città ma anche un modo per attualizzare la “cultura di pace”, grazie alla cultura si favorisce il dialogo tra i popoli. Un momento di condivisione con le scuole del territorio, in particolare con l’istituto Panella, ma un confronto coi ragazzi per portare all’attualità ciò che succede nella vicina Ucraina e che inevitabilmente ci riporta a ciò che purtroppo è accaduto 80 anni fa sul nostro territorio. Attraverso un percorso culturale noi pensiamo che costruire ponti di pace possa recuperare quella memoria ma anche per rendere attuali concetti non ancora compresi da chi governa. Stiamo provando cercando di recuperare quei momenti».

Vitale sottolinea: «Siamo qui perché si tratta di ricordare quel che accadde in un ottantesimo anniversario. Siamo spesso abituati a raccontare le stragi nazifasciste ma tutte le guerre producono vittime innocenti. L’incontro coi ragazzi del Panella, istituto che allora fu colpito da quel bombardamento in questo luogo, con tanti bimbi morti, ci porta a chiederci e a chiedere come si può bandire la guerra».

«Il 21 maggio del 1943 – chiosa Quartuccio – una bomba sganciata su Reggio Calabria distrusse questo edificio, che allora ospitava decine di bambini, tutti purtroppo dispersi sotto le macerie insieme ad alcune suore che li accudivano. Ad ottanta anni esatti da quella strage abbiamo voluto ricordare le vittime del bombardamento, consegnando ai ragazzi dell’Istituto Panella Vallauri, che leggono di quei fatti solo sui libri, il testimone di quel pezzo di storia della nostra comunità, perchè sia custodito gelosamente, anche attraverso i linguaggi innovativi dell’arte e della cultura. Per fare in modo che tragedie come queste non avvengano mai più, condividendo la nostra totale repulsione ad ogni forma di violenza e facendolo in un tempio dell’arte come è oggi il Palazzo della Cultura, che è sede di eventi culturali di grande spessore».

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