In Calabria c’è uno degli ultimi iconografi al mondo. La rara arte di rendere visibile l’invisibile
DALL'AREA GRECANICA AL MONDO | Il Maestro Mimmo Candela nella sua casa di Bova Marina realizza icone bizantine destinate a chiese e collezioni in tutto il pianeta. Dal colore alla tavola di legno, continua una tradizione secolare
Lo sguardo accigliato, i capelli lunghi e grigi che scendono sulle spalle, il sole che filtra la sua luce dalle imposte, le onde del mare calmo così silenziose ma così forti da spaccare il silenzio di un pomeriggio d’estate. Con la mano ferma e precisa miscela i pigmenti dei colori con il tuorlo dell’uovo delle galline del suo orto.
Nel cuore della Calabria Grecanica, a Bova Marina, Mimmo Candela, il Maestro, sta realizzando un’icona che presto andrà ad adornare una chiesa in Inghilterra. Tanto è rara la sua arte, quanto la sua bravura: il Maestro Candela è uno degli ultimi artisti rimasti al mondo a realizzare icone bizantine, portando avanti la bellezza e la spiritualità di una tradizione secolare che ancora oggi crea stupore e meraviglia.
Passione antica, ma non troppo
Ai tanti giovani che lo incrociano per le strade di Bova Marina, e che lo ascoltano come mentore e come amico, il Maestro Candela lo ripete sempre: «Non si finisce mai di imparare». Appassionato di arte sin da bambino, Mimmo ha iniziato il suo percorso artistico legato alle icone “solo” venticinque anni fa. «Mi sembrava un’arte da recuperare perché è forse la più antica delle arti», racconta.
La sua passione per le icone nasce dall’influenza della cultura bizantina presente ancora oggi nella Calabria grecanica, una regione che conserva numerose chiese bizantine, anche se in rovina, testimoni silenziose di un passato glorioso.
L’iconografia, secondo Candela, richiede pazienza e costanza. «La tecnica delle icone non permette distrazioni. Nel momento in cui ci si accinge a dipingere, o a scrivere come meglio si dovrebbe dire, bisogna calarsi nel personaggio, dialogare con lo stesso, per far sì che la tensione interiore venga trasmessa nell’opera». Le icone, con le loro figure trasfigurate, offrono un’immagine spirituale che va oltre la realtà delle cose. «L’icona è l’immagine dell’invisibile – racconta – un’immagine che possiamo immaginare ma non troviamo nella realtà. Sono figure trasfigurate che ci danno il vero senso dell’arte sacra. L’arte sacra richiede tempo per essere realizzata, ma non si può tradire il canone bizantino, che rimane sempre lo stesso».
L’Arte della Dolcezza
Una delle ultime opere di Candela, una Madonna della Dolcezza, è stata commissionata da una famiglia inglese e sarà destinata a una cattedrale del dodicesimo secolo in Inghilterra. Questa icona è un esempio perfetto della maestria artigianale dell’artista.
Ogni fase del processo di creazione è svolta a mano: dalla preparazione delle tavole di legno locali, alla miscelazione dei colori, fino all’applicazione dell’oro a ventitré carati.
«Parto dalla tavola, spesso utilizzando legni del nostro territorio per rispettare la tradizione» spiega il Maestro. «Dopo il legno, l’incessatura, la stesura del bolo, l’applicazione dell’oro a ventitré carati, fino alla conclusione dell’opera con la tempera all’uovo, che conferisce una particolare durata nel tempo. L’uovo è uno dei medium più efficienti per realizzare questo tipo di arte».
Dalla Calabria al resto del Mondo
Le opere di Domenico Candela non si limitano all’Italia; sono apprezzate in paesi come l’Olanda, Malta, Svizzera, e Regno Unito. «Questa è la seconda icona che invio in Inghilterra; la prima è stata un San Michele Arcangelo» racconta ancora il Maestro Candela.
Le sue icone, realizzate con la tecnica del Guazzo, sono richieste per la loro purezza e qualità, frutto di materiali selezionati con cura, come le uova di galline allevate naturalmente. Il tempo di realizzazione dipende da molti fattori.
«Spesso – spiega – non si può lavorare per questioni climatiche. Ad esempio, se fa molto caldo, il tempo d’asciugatura è veloce e diventa più difficile lavorare. In media, per un’icona di questo tipo, bisogna lavorare almeno un mese e mezzo, due mesi, dall’inizio alla fine, perché l’oro deve essere brunito e applicato. Uso la tecnica a Guazzo, non la tecnica più facile dei mordenti, perché il risultato con la tempera Guazzo è superiore. Anche Giannino Giannini raccomandava per la purezza dell’opera e la qualità dei materiali usati, come le uova di galline. Oggi bisogna trovare materiali il più perfetti possibile, altrimenti il risultato non si ottiene».
E come un mago immerso tra le sue pozioni, il maestro Mimmo Candela continua a fare la magia che gli riesce meglio: quella di creare delle opere d’arte uniche e inimitabili. Pezzi di Calabria che girano il mondo e che riempiono il cuore di orgoglio e vanto per la terra dai figli così straordinari.