Reggio, il mito di Persefone “rapisce” il pubblico sulla terrazza del museo

Sulla terrazza del Museo Archeologico Nazionale di Reggio Calabria, lo stesso Museo e il Centro Internazionale Scrittori della Calabria hanno promosso la conferenza “Persefone: il rapimento, la perdita, il lutto, il regno dell’Ade, le stagioni”.  Sono intervenute: Assunta Ambrogio, funzionario del MArRC; Loreley Rosita Borruto, presidente del Cis della Calabria. Con il supporto di video proiezione ha relazionato Paola Radici Colace, Ordinario di Filologia classica, Dipartimento di Civiltà Antiche e Moderne dell’Università di Messina, presidente onorario e direttore scientifico del Cis.

«La religione olimpica dei dodici dei – ha sottolineato Paola Radici Colace – non offriva speranza alcuna agli esseri umani dopo la morte, in quanto era priva di una teologia della salvezza, mancava di una dimensione soteriologica. La diversità tra divinità e uomini definisce gli dei come immortali e gli uomini come mortali. Per i vivi la discesa agli Inferi era un viaggio senza ritorno che solo pochissimi eroi (Eracle, Orfeo) avevano tentato con successo. Le anime dei morti potevano invece venire evocate per mezzo di sacrifici, oppure potevano manifestarsi ai vivi attraverso i sogni. La triste sorte umana destinava i morti nell’Ade, dove essi conducevano un’esistenzainfelice, che altro non era che una pallida immagine della vita che avevano condotto sulla Terra: una dimensione squallida, priva di luci e di suoni, in cui si muovono ombre dai contorni sfuocati, i morti, i non-vivi».

L’ombra del grande eroe greco Achille, che incontra nell’Ade Odisseo, dice: «Vorrei esser bifolco, servire un padrone, un diseredato, piuttosto che dominare su tutte le ombre consunte nel ricordo della vita terrena». Sullo sfondo di questa antropologia desolata e per dare una risposta alla principale angoscia dell’uomo, si affermarono i culti misterici, che attraverso la rappresentazione drammatica, simbolica e spirituale dell’alternanza ciclica dei fenomeni naturali, ha consentito di aprire agli iniziati una nuova prospettiva escatologica e soteriologica, schiudendo la speranza della resurrezione e della rinascita dopo la morte.Proserpina riassume la coscienza e l’esperienza della resurrezione, la speranza di ritornare alla vita dopo la morte o di una vita diversa al di là della morte.Un confine che non spaventa! Un limite che si illumina e che si nutre del domani, una definitiva vittoria del Bene sul Male.

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