Il reggino Pasquale Franzè esplora i paradisi perduti nella sua nuova mostra al MAM di Cosenza
L'artista, con le sue "cromotraspaluminescenze aniconiche", riflette sul concetto di paradiso attraverso luce e colore
Pasquale Franzè, nato a Reggio Calabria nel 1962, è un artista contemporaneo che ha saputo differenziarsi nel panorama dell’arte italiana, grazie a uno stile unico e visionario. Fortemente influenzato dall’Espressionismo americano, Franzè ha saputo creare una cifra stilistica propria, riconoscibile nelle sue “cromotraspaluminescenze aniconiche”, opere astratte dove l’uso del colore e della luce assume un ruolo centrale e dinamico.
Le sue tele, vibranti di energia e intensità emotiva, mettono in scena un dialogo complesso tra forme e sensazioni cromatiche, in cui l’assenza di figure riconoscibili esalta l’espressività del colore. Attraverso queste opere, Franzè esplora la luce in tutte le sue sfumature, superando la bidimensionalità e trasformando lo spazio pittorico in un luogo di riflessione e sperimentazione.
Nel corso della sua carriera, Franzè ha partecipato a numerose mostre in tutta Italia, raccogliendo consensi per la sua capacità di innovare e sfidare le convenzioni artistiche tradizionali. Le sue opere sono state esposte in prestigiose gallerie e musei, consolidando la sua presenza nell’arte contemporanea e attirando l’interesse di critici e collezionisti.
Oggi, Pasquale Franzè è protagonista di una nuova e importante tappa della sua carriera con la mostra personale “L’Ultimo Paradiso”, curata dal rinomato critico Gianfranco Pugliese e ospitata presso il MAM (Museo delle Arti e dei Mestieri) di Cosenza. Questa esposizione rappresenta un viaggio profondo nel mondo creativo dell’artista, dove le sue celebri cromotraspaluminescenze aniconiche assumono nuove forme, divenendo un’esplorazione spirituale e visiva del concetto di paradiso perduto e ritrovato.
Attraverso questa mostra, Franzè continua il suo dialogo con l’Espressionismo americano, reinterpretandolo con una lente personale e contemporanea. Le sue opere, esposte al MAM, riflettono sull’idea di paradiso non come luogo fisico, ma come stato dell’essere. L’artista evoca tale condizione attraverso l’astrazione assoluta e la purezza del colore, proponendo una tensione continua tra luce e oscurità, colore e silenzio, corpo e anima.
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