giovedì,Gennaio 23 2025

Il mare di Catona negli occhi spalancati sul mondo: Adele Cambria, pioniera del femminismo e del giornalismo “fatto” dalle donne – VIDEO

Nello spazio Open, un racconto corale e collettivo per non dimenticare una donna coraggiosa e generosa, una straordinaria intellettuale che negli anni Cinquanta lasciò (ma mai completamente) Reggio per inseguire il suo sogno di andare a “vedere” e, solo dopo, scrivere

Il mare di Catona negli occhi spalancati sul mondo: Adele Cambria, pioniera del femminismo e del giornalismo “fatto” dalle donne – VIDEO

«Vado a vedere», era il suo imperativo nella vita come nella professione giornalistica, dimensioni che non avevano linee di confine o separazione nella sua esistenza, vissuta lontano dalla sua Calabria ma con il mare, i luoghi e i miti sempre nel cuore.

Partire pur di andare a vedere. Ed era inevitabile per una giovane donna che negli anni Cinquanta, dopo essersi laureata in legge in una università popolata solo da uomini, desiderava seguire la sua vera passione per la scrittura e il giornalismo. Una professione che, se esercitata da una donna, era all’epoca ritenuta una follia scandalosa. Partì ma, al contempo restò, definendo i calabresi non come emigranti ma come viaggiatori che vanno e tornano. Non possono farne a meno. Lasciò, dunque, la Calabria, che però mai lascio lei, di cui aveva definito i paesaggi come talmente belli e sublimi da essere stati creati «per gli dei e non per gli essere umani, in realtà esseri limitati».

Le dimissioni e le querele

Immersa nel Sud e attratta dal mondo, Adele Cambria fu un’intellettuale di primo piano nell’Italia pre e post ’68, pioniera di un femminismo che per lei fu radicale ma mai violento e che plasmò la sua partecipazione politica e le sue scelte di vita e professionali. Scelte che furono anticonformiste perché solo tali potevano essere (se coerenti) per una donna che rivendicava, in un mondo maschile, una dimensione fino ad allora inedita che non fosse solo materna e familiare. Adele fu una giornalista coraggiosa e libera il cui primo impegno politico fu sempre e solo la verità, l’onestà del racconto, l’integrità dei fatti. Per questo collezionò dimissioni e anche querele.

Un femminismo radicale e un pensiero indipendente

«Vado a vedere» perché per Adele una scrittura che fosse infedele alla verità non era concepibile. Anche in questo, come in tutto il resto era radicale. E infatti venne a vedere a Reggio cosa animasse quei moti del Settanta e in quei fatti lesse tutta l’inquietudine di un popolo che difendeva, cercandola, la sua identità. Un punto di vista inedito, particolare per le cronache dell’epoca piegate su altre omologate narrazioni.

Un pensiero indipendente, con il conseguente coraggio di esprimerlo e scriverlo. Lo stesso spirito eretico che manifestò anche dopo l’omicidio di Luigi Calabresi. Ha sempre pensato che fosse stato ucciso perché era sul punto di parlare. Un punto di vista per il quale fu necessario dimettersi dal giornale di Lotta Continua che dirigeva. Una delle tante dimissioni necessarie perché puri atti di coerenza verso le sue radicali e radicate convinzioni.

Ribelle e generosa

Arguta e provocatoria, ironica e pungente, assai ribelle e molto generosa, ostinatamente controcorrente, innamorata del Sud, del mare che conservava nei suoi profondi occhi azzurri e dei miti di cui si è nutrita come dei fatti della sua epoca. Perché Adele amava tornare in Calabria e respirare il mare di Catona dove ha avuto per lungo tempo una casa. Adele era anche una cittadina del mondo. Due dimensioni che l’hanno arricchita, mantenendo il suo sguardo sui fatti e sugli eventi sempre fresco e unico.

Amica di Pier Paolo Pasolini dal quale fu diretta quando si misurò anche con l’esperienza cinematografica interpretando il film Accattone e poi anche Comizi d’amore e Teorema. Tra le fondatrici del teatro La Maddalena di Roma con Dacia Maraini, direttrice della rivista Effe, il primo magazine del movimento femminista, Adele Cambria collaborò con numerose testate tra cui Paese Sera, Il Messaggero, l’Espresso, l’Europeo, l’Unità. Con il suo piglio deciso e il suo impegno ha attraversato il Sessantotto italiano al fianco di Camilla Cederna e Oriana Fallaci.

Lo spirito del tempo nella sorellanza

Lei che ascoltando le altre donne, cercava nella profondità delle storie di vita il filo di una storia collettiva che custodisse lo spirito del tempo. Lei che si è nutrita della sorellanza delle donne che iniziavano a capire che non erano sfortunata bensì discriminate, che la subalternità e l’invisibilità non erano un destino ineluttabile ma pure ingiustizie, sarebbe stata contenta di essere ricordata in modo corale e collettivo come avvenuto nello spazio Open di Reggio Calabria. Ad intrecciare ricordi e aneddoti, con la complicità di amici e persone che avevano conosciuto Adele, di filmati di repertorio e interviste come quella raccolta dal circolo Zavattini con la regia di Pino Laface, è stata Antonella Cuzzocrea.

La sua casa editrice Città del Sole ha pubblicato nel 2012 “In viaggio con la zia. Con due bambine alla scoperta del mito in Magna Grecia”, l’ultima opera letteraria edita di Adele Cambria poi rivelatasi un testimone da passare alle giovani donne delle future generazioni, chiamate a confrontarsi con un mondo dove ancora il femminismo, seppure con le dovute considerazioni e trasformazioni che il passato e il presente impongono, ha molto da dire e da fare per il futuro. Adele che era stata sposata e si era separata, che aveva avuto due figli, che aveva vissuto il Novecento combattendo per i diritti delle donne, sapeva che il cammino non era finito, come sapeva quanto fosse importante per l’emancipazione della donna continuare a non abbassare la guardia.

Giornalista ardita

Ed è proprio Antonella Cuzzocrea a richiamare alla memoria una considerazione che Adele aveva condiviso con lei. «Si è parlato e si parla del rapporto delle madri femministe con le figlie ma non si è invece mai indagato il rapporto tra madri femministe e figli. Adele aveva avuto due figli maschi ai quali aveva trasmesso un’educazione che contemplava il rispetto della diversità ma evidenziava spesso come non vi fosse sul punto alcuna letteratura che si fosse occupata di questo delicatissimo rapporto».

Giornalista arguta e anche spregiudicata come ci racconta l’editore Franco Arcidiaco. «Appena aperto il quotidiano Il Domani a Reggio, con l’editore Guido Talarico la invitai a scrivere. Adele non era il tipo che attendeva indicazioni prima di farlo. Andava avanti implacabile. Ci inviava delle pagine bellissime in cui andava a ruota libera e alle quali purtroppo seguivano delle querele. Sarebbe stata necessaria un’assicurazione per lei che però il giornale non si poteva permettere. Ha lasciato comunque delle pagine straordinarie al nostro giornale, alla Calabria e ai nostri lettori».

Un ricordo corale

È un ritratto assolutamente sfaccettato e poliedrico quello tracciato dagli amici che hanno voluto ricordare insieme Adele Cambria in un pomeriggio d’inverno nella città in cui era nata nel luglio del 1931 e che aveva lasciato (mai veramente) per fare quelle esperienze necessarie alla sua vocazione di giornalista anche se donna, anche se donna calabrese. Doveva misurarsi, e lo fece con il suo stile unico, con un tempo complesso come è stato il Novecento che lei ha attraversato spegnendosi a Roma nel novembre del 2015.

“Ciao Adele”, è stato il titolo scelto per invitare a condividere aneddoti e fatti condivisi con la grande scrittrice e giornalista chiamata a fare i conti e quindi a scardinare il ruolo preconfezionato di moglie e madre privata di ogni ambizione e ogni ruolo nella sfera sociale e pubblico, ruolo che lei invece si era conquistata, non senza pagare un prezzo.

Un ricordo corale animato dalle voci di chi l’ha conosciuta, di chi le era amico, di cui da lei è stato sostenuto e incoraggiato a scrivere.

Giornalista di frontiera

«Una donna straordinaria in un mondo molto maschilista e patriarcale, una giornalista di frontiera dotata di una curiosità dire quasi scomparsa. Di Adele – racconta l’amico e sociologo Tonino Perna – ricordo il grande innamoramento per la nostra terra, un legame profondissimo ed è molto significativo il richiamo agli Dei ai quali sarebbe destinata questa nostra terra bellissima e al contempo tormentata che siamo solo capaci di distruggere e non di amare come dovremmo e come essa meriterebbe. Credo che questo sia uno dei suoi messaggi più importanti».

Intellettuale straordinaria e umile. Credeva molto nei giovani


«È stata una donna e un’intellettuale che ha liberamente e in maniera eretica sempre espresso il proprio pensiero. Sempre estremamente attenta a questa terra, a questa città e anche ai giovani. Io – racconta l’amico Saverio Pazzano, docente e scrittore e consigliere comunale – ho avuto modo di conoscerla in un momento determinante della mia vita, subito dopo aver deciso di restare qui. Un giorno arriva una telefonata a casa. Era lei. Aveva letto Lo Stretto di paglia che io avevo scritto e voleva incontrarmi. Questo evidenzia la sua straordinaria cifra di intellettuale. Era umile e apriva a tutti le porte di casa sua.

Credeva tantissimo anche nel contributo che i giovani avrebbero potuto dare. Poco prima che se ne andasse, in una delle nostre tante discussioni coniammo il termine “restanti 2.0” per indicare coloro che restano, con il desiderio di spostarsi per esplorare e conoscere e poi di tornare, e di coloro che non restano ma tornano spesso perché rimangono legati. Era veramente una donna straordinaria. Una generosità senza pari. A me aveva dato addirittura le chiavi della sua casa di Roma. Le porte erano sempre aperte».

Riscoprire Adele Cambria

Un racconto tracciato anche da chi l’ha conosciuta attraverso la sua storia, i suoi articoli e i suoi libri, traendo ispirazione e riconoscendo in lei valori e ideali senza tempo e ancora attuali, un patrimonio che questa città, che le ha dato i natali, dovrebbe recuperare. Una iniziativa che va in questa direzione è quella avviata dallo scorso novembre dall’Udi (Unione Donne in Italia) di Reggio Calabria. Numerosi i banchetti organizzati anche da altri gruppi e associazioni per chiedere all‘amministrazione comunale di legare a una delle opere più attese in città, il Parco Lineare Sud, il nome e la memoria della grande intellettuale di origini reggine.

«Un esempio di indipendenza e libertà che vorremmo mettere in risalto a beneficio delle giovani generazioni. Questo per noi è Adele Cambria – sottolinea Luciana Amato dell’Udi Reggio Calabria – e per questo l’abbiamo scelta, proponendo l’intitolazione del Parco lineare Sud alla sua memoria. Abbiamo già raccolto 1000 firme, già regolarmente depositate. La nostra iniziativa ha anche lo scopo di equilibrare e qualificare la toponomastica dove le donne sono molto poco rappresentate».

In viaggio con la zia

La vita di Adele resta nei libri, negli articoli e nelle suggestioni che ci ha lasciato, soprattutto in quel suo ultimo viaggio, con le giovanissime nipoti Yelena e Nora, raccontato nel volume “In viaggio con la zia. Con due bambine alla scoperta del mito in Magna Grecia” (Città del Sole edizioni 2012). Un romanzo pedagogico che le era stato commissionato e che poi era rimasto in un cassetto.

«Ho avuto l’onore di essere stata sua editor del romanzo pedagogico che Città del Sole volle pubblicare, credendo fortemente in un’opera che narrava i miti femminili in forma di racconto di viaggio. La protagonista – racconta Oriana Schembari, giornalista – è una donna, una “vetero-femminista” come si autodefinisce, che accompagna due giovani adolescenti tra Calabria e Sicilia alla scoperta dei miti femminili. Solo una grande giornalista come lei sarebbe potuta riuscire nell’intento di intrecciare storie vere e mito.

Con la sua penna prendono forma racconti, che diventano autentici moniti e sollecitazioni per le giovanissime donne che l’accompagnano. La scoperta verso la quale le conduce non è soltanto culturale ma è anche e soprattutto una scoperta del sé, del femminile in un continuo dialogo con il maschile sempre difficoltoso, da dipanare, da contestare e sempre da ricostruire. Poi la sua scrittura elegante è di una bellezza, di una dolcezza, di una profondità tali che penso possa parlare ancora a lungo alle donne, in tutte le fasi della vita e anche oggi».

Una bellezza ancora possibile

Pagina dopo pagina il racconto, scandito prevalentemente dalle domande delle giovanissime nipoti e dalle risposte della zia, narratrice di miti e leggende, si snoda il racconto. Una vibrante testimonianza di una donna e del Novecento segnato da lotte per i diritti, ma anche dallo smascheramento di stereotipi.

Le ultime riflessioni sulla bellezza che scatena la guerra invece di salvare il mondo, emblema di una femminilità ostentata in alcuni luoghi e umiliata in altri, valore in alcune società evolute o strumento di sottomissione in subculture maschilistiche in altre.

Un viaggio che non finisce perché racconta del mare, della forza delle donne e di una bellezza ancora possibile, ancora da proteggere e ancora da custodire.

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