martedì,Marzo 18 2025

SalvArti a Reggio, dalle confische alle collezioni pubbliche: a palazzo Crupi in mostra Dalì, De Chirico, Warhol e Savini – FOTO e VIDEO

Dopo l'anteprima alla Casa Museo Hendrik Christian Andersen di Roma e la tappa molto apprezzata dal pubblico al palazzo Reale di Milano, l'esposizione rimarrà allestita in riva allo Stretto fino al 27 aprile, con ingresso gratuito

SalvArti a Reggio, dalle confische alle collezioni pubbliche: a palazzo Crupi in mostra Dalì, De Chirico, Warhol e Savini – FOTO e VIDEO

Oltre 80 opere, tra dipinti, grafica e sculture di artisti quali Giorgio de Chirico, Mario Sironi, Lucio Fontana, Salvador Dalí, Andy Warhol, Mario Schifano, Robert Rauschenberg, Christo, Maurizio Savini, Arnaldo Pomodoro e tanti altri. Tutte opere confiscate perchè rientranti in patrimoni illecitamente accumulati e dunque da restituire alla collettività. Una restituzione, che sta avvenendo sotto forma di mostre aperte al pubblico, in segno di riparazione di quelle occasioni di crescita e sviluppo di cui l’azione della criminalità organizzata ha privato e priva i territori.

Questo è SalvArti: Dalle confische alle collezioni pubbliche”, l’esposizione che dopo l’anteprima alla Casa Museo Hendrik Christian Andersen di Roma e la tappa molto apprezzata dal pubblico al palazzo Reale di Milano (dove dal 3 dicembre 2024 al 26 gennaio u.s. ha registrato più di 20mila visitatori), è stata presentata questa mattina al palazzo della Cultura Pasquino Crupi di Reggio Calabria dove rimarrà esposta fino al prossimo 27 aprile, con ingresso gratuito. Palazzo Crupi è aperto dal martedì alla domenica dalle ore 8.30 alle ore 19. Ultimo ingresso alle ore 18.30.

La mostra che approda adesso a Reggio Calabria è parte del progetto Arte per la cultura della legalità, promosso dalla direzione generale Musei del ministero della Cultura, dell’agenzia nazionale Beni Sequestrati e Confiscati alla criminalità organizzata (Anbsc), di cui una sede secondaria (non più principale come agli albori quando fu istituita nel 2010) è a Reggio, e del comune di Milano e della Città Metropolitana di Reggio Calabria.

La presentazione

Con Giuseppe Falcomatà, sindaco della Città Metropolitana di Reggio Calabria, sono intervenuti in occasione della presentazione anche Wanda Ferro, sottosegretaria di Stato con delega all’agenzia nazionale dei Beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata del ministero dell’Interno, Roberto Vannata, dirigente Sistema museale nazionale e valorizzazione del patrimonio culturale della direzione generale Musei del ministero della Cultura, Maria Rosaria Laganà, direttrice dell’agenzia nazionale Beni Sequestrati e Confiscati, e Domenico Piraina, direttore Cultura Area Mostre e Musei Scientifici del comune di Milano. La presentazione è stata moderata dal capoufficio stampa di Metrocity, Stefano Perri.

In corsa per la Capitale della Cultura 2027

«Un percorso che non ha la pretesa di istruire, ma l’ambizione di educare alla bellezza, educare alla cultura, educare alla legalità, tre termini che sono uniti in un modo inscindibile e indissolubile soprattutto nella nostra città. Questo – ha spiegato il sindaco di Reggio Calabria, Giuseppe Falcomatà – è un percorso che inizia con le attività della magistratura delle forze dell’ordine, che continua con il sequestro e la confisca dei patrimoni mafiosi e si completa con la restituzione alla collettività dei beni che sono frutto di attività criminali, anche in termini di crescita culturale. Un altro tassello che ci accompagna in questa marcia di avvicinamento alle audizioni finali per la scelta della Capitale italiana della Cultura 2027».

Arte salvata e restituita, simbolo della presenza dello Stato

«Una terza e conclusiva tappa a Reggio Calabria per nulla casuale. Qui fu, infatti, istituita la prima agenzia dei beni confiscati d’Italia. Altrettanto significativo è il prosieguo di questa iniziativa con la distribuzione delle opere in altri musei anche del Sud Italia. Dunque motivo di grande orgoglio. Salvarti significa che ci si può salvare anche attraverso l’arte, molte volte sintomo di riciclaggio e di quel potere esercitato con violenza e prevaricazione dalle mafie. Arte che viene recuperata e sanata da uno Stato che con determinazione e compattezza difende la legalità», ha evidenziato Wanda Ferro, sottosegretaria di Stato con delega all’agenzia nazionale dei Beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata del ministero dell’Interno.

L’arte per generare cittadinanza consapevole e attiva

«Una mostra di civiltà perché il patrimonio storico artistico ambientale è determinante per la costruzione di una cittadinanza consapevole e attiva, di una cittadinanza si alimenta anche e soprattutto attraverso l’arte, la cultura e la bellezza. Queste opere, entrate a fare parte del patrimonio dello Stato, hanno infatti come proprietario anche la collettività. Ed è per questo che siamo qui da dove tutto è partito solo qualche anno fa quando con il consigliere metropolitano reggino Filippo Quartuccio condividemmo questa idea che subito ebbe l’appoggio del sindaco Giuseppe Sala e dell’assessore alla Cultura di Milano Tommaso Sacchi. In questa sede voglio richiamare una chiosa di Maria Rosaria Laganà, direttrice dell’agenzia nazionale Beni Sequestrati e Confiscati, che in altra occasione ha descritto questa iniziativa come viatico per traghettare questo patrimonio dal Delitto al Diritto», ha sottolineato Domenico Piraina, direttore Cultura Area Mostre e Musei Scientifici del comune di Milano.

L’autenticità e il pregio delle opere


«A Reggio la terza tappa di un percorso che ci ha visti molto impegnati in una sinergia istituzionale dal grande impatto sociale e culturale. Frutto di un lavoro di tutti che si è pregiato anche dell’essenziale attività di verifica dell’autenticità delle opere con apposito tavolo interno al ministero della Cultura», ha spiegato Roberto Vannata, dirigente Sistema museale nazionale e valorizzazione del patrimonio culturale della direzione generale Musei del ministero della Cultura.

Beni confiscati, un patrimonio da condividere

«Questa esposizione testimonia la vastità e la varietà del patrimonio confiscato di cui spesso non si è conoscenza. Dunque questa esperienza è virtuosa sotto tanti punti di vista. Tra questi quello di essere frutto di una sinergia istituzionale imponente e molto significativa che in questo caso sta coinvolgendo i ministeri dell’Interno e della Cultura. Abbiamo in campo altre interlocuzioni con il ministero del Made in Italy anche per sinergia in tema di Zes. I patrimoni confiscati devono essere condivisi e proseguiremo in questa direzione affinchè tale obiettivo imprescindibile sia sempre più concreto e tangibile per la cittadinanza», ha evidenziato Maria Rosaria Laganà, direttrice dell’agenzia nazionale Beni Sequestrati e Confiscati.

Dall’illegalità alla collettività

Un progetto che valorizza l’impegno di forze dell’ordine e magistratura che contrastano il crimine mafioso anche attraverso le misure di prevenzione patrimoniale e che concretizza il fine nobile della legge 109 che nel 1996. Sulla scia dell’intuizione della legge Rognoni La Torre del 1982 che aveva introdotto le misure di prevenzione di carattere patrimoniale per beni illecitamente accumulati, la legge del 1996 ha associato a questi provvedimenti restrittivi per contrastare le mafie, la dimensione culturale di riutilizzo sociale e di restituzione del maltolto in prospettive di crescita.

Una conquista resa possibile anche dall’impegno di Libera associazione Nomi e Numeri contro le Mafie che nel 1995 promosse una imponente petizione popolare per l’adozione della stessa legge sul riutilizzo sociale dei beni confiscati. Beni dunque che non sono solo appartamenti, edifici, terreni o aziende, spesso in condizioni anche degradate e depauperati, ma anche beni culturali, spesso anche acquistati per riciclare denaro sporco, di straordinari pregio e bellezza.

E infatti le opere in mostra provengono da due differenti procedimenti. Uno scaturito da due indagini incrociate, svolte dal Ros dei Carabinieri e dal nucleo di Polizia Valutaria della Guardia di Finanza, per una maxi-frode fiscale legata a una rete internazionale di riciclaggio. Il secondo è frutto di una confisca a carico di un soggetto pienamente inserito nel circuito della criminalità organizzata e stabilmente dedito ad attività economiche illecite.

Le opere

La mostra consente di ripercorrere gli sviluppi dell’arte dalla prima metà del Novecento fino ai primi anni Duemila, con particolare riferimento all’evoluzione dei linguaggi espressivi e delle correnti artistiche del tempo. Tra queste, s’incontra il gruppo Novecento con Mario Sironi (Composizione astratta – Scena urbana con carrozza, Moltiplicazione II, prima metà del XX secolo), la Metafisica con autori quali Giorgio de Chirico (Piazza d’Italia, prima metà del XX secolo) e Carlo Carrà (Capanno sulla riva, 1955), la Transavanguardia di Sandro Chia (Ossa Fossa Cassa, 1990; Cupido, 1996), Enzo Cucchi (Autostrada del Pensiero, 1997), Mimmo Paladino e la Nuova Scuola Romana con Bruno Ceccobelli, Piero Pizzi Cannella, Gianni Dessi, Nunzio Di Stefano, insieme a esperienze, quali l’astrattismo geometrico e informale, l’arte murale di Keith Haring (Kh Mural, 1989), la land art di Christo e il genere del libro d’artista, come Cantata Bluia Libro Dore di Pier Paolo Calzolari. In mostra anche alcune opere scultoree: accanto al piccolo bronzo di Arnaldo Pomodoro (Disco – Con Sfera, 1986-2003), artista di fama internazionale per l’arte monumentale pubblica, vengono proposte sperimentazioni più contemporanee, come i lavori di Michele Savini (Anello, 2008; Coniglio, 2009) realizzati con materiali inusuali come la gomma da masticare.

«Il recupero di queste opere è in realtà il recupero dei valori di un’identità. Il viaggio che proponiamo attraversa tutta l’evoluzione concettuale, dalla realtà all’onirismo fino anche all’astrazione dell’arte contemporanea novecentesca con opere di pregio e opere anche alternative sia per concetto che per materialità. Esse aprono le nuove frontiere del futuro fino alla Pop Art di Robert Rauschenberg», ha commentato Domenico Michele Surace, professore di Storia dell’arte dell’Accademia di Belle Arti di Reggio Calabria e componente del comitato tecnico-scientifico che ha curato l’allestimento della mostra.

L’esposizione e la distribuzione delle opere nei musei

Questo progetto si conclude a Reggio Calabria. Dunque ad aprile il «primo gruppo di lavori, provenienti da una confisca divenuta definitiva nel 2018, sarà consegnato a diversi istituti museali del MiC selezionati dal direttore Generale Musei Massimo Osanna su tutto il territorio nazionale: a Milano (Pinacoteca di Brera – Palazzo Citterio), Roma (Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea, Museo delle Civiltà e Istituto centrale per la grafica), Napoli (Castel Sant’Elmo e Museo del Novecento) e Cosenza (Galleria nazionale di Cosenza)». È quanto ha spiegato Valeria Di Giuseppe Di Paolo, direzione generale Musei del ministero della Cultura.

Il secondo gruppo di 22 opere rimarrà a Reggio Calabria, a palazzo della Cultura Crupi a Reggio Calabria dove dal 2016 è visitabile la mostra permanente “A tenebris ad lucem. L’arte ritrovata torna bene comune”. Si tratta di tele autentiche del calibro dei Concetti spaziali di Bonalumi e Fontana, di una Piazza d’Italia di De Chirico, di Romeo e Giulietta e Fonte del Vida di Dalì, della Tigre e serpente e dello Scoiattolo di Ligabue.

Reggio lungimirante e pioniera

Reggio Calabria, infatti, deve rivendicare il merito di avere avviato l’esperienza pionieristica della condivisione con il pubblico di opere d’arte illecitamente acquisite e poi confiscate, con l’esposizione al palazzo della cultura Pasquino Crupi della cospicua collezione sottratta al re dei videopoker Gioacchino Campolo.

«Siamo orgogliosi – ha sottolineato Anna Maria Franco, responsabile di Palazzo Crupi – che Reggio Calabria sia divenuta esempio e ispirazione di un percorso così virtuosoNel solco comune tracciato dal binomio cultura e legalità, si consegnano alla pubblica fruizione opere d’arte che, purtroppo, erano finite in un circuito illegale».

Oltre 100 opere d’arte, tutte facenti parte di una unica confisca effettuata dal Tribunale di Reggio Calabria nel 2015. Conservate nei caveau della Banca d’Italia per circa quattro anni, divenuto di proprietà demaniale con formale assegnazione dell’agenzia nazionale per l’amministrazione e la destinazione dei Beni Sequestrati e Confiscati alla Criminalità organizzata, esso furono affidate dal Segretariato regionale del MiC per la Calabria all‘allora Provincia, oggi Città Metropolitana, ed esposto al palazzo della Cultura Pasquino Crupi, appena inaugurato su forte impulso dell’allora Provincia, venne inaugurato.

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