A TU PER TU | L’arte che cammina tra i vicoli dello Stretto: Carlo Aurelio Colico e la musica come vocazione – VIDEO
Ospite degli studi de ilReggino.it, il giovane compositore e regista teatrale reggino racconta il suo percorso tra palcoscenici, partiture e visioni di futuro, e lancia un appello alle istituzioni: «Ascoltateci: la cultura può rinascere solo se si cammina insieme»

Un talento precoce, nato a Reggio Calabria e cresciuto sui palchi. Carlo Aurelio Colico, classe 2001, compositore, autore e regista teatrale, ha esordito al Teatro Cilea a soli 19 anni con una sua opera originale. Oggi, a 23 anni, è tra i giovani artisti più promettenti della scena nazionale. Lo abbiamo incontrato negli studi de ilReggino.it per parlare di musica, cultura, teatro e sud.
Una vocazione che nasce dal basso
«Si può vivere d’arte a Reggio Calabria? Sì, ma serve lotta, dedizione e un ambiente che creda nel talento». Carlo Aurelio non ha dubbi: è una questione di sguardo, di approccio e di visione condivisa. «Il problema è che spesso la musica e il teatro vengono percepiti come attività amatoriali, non come professioni vere e proprie. Bisogna educare la società al rispetto per questi mestieri».
Il Conservatorio, prima fucina di talenti
Reggio ha una risorsa che molti dimenticano: il Conservatorio “Francesco Cilea”. «Un presidio fondamentale – dice Carlo -. Eppure, mancano altri spazi adeguati per sperimentare, crescere, sbagliare. Io ho avuto la fortuna di trovare chi ha creduto in me. Ma questo non basta: serve una città che accompagni i giovani artisti, che li faccia esprimere».
Dai vicoli dello Stretto ai grandi teatri italiani
Negli ultimi anni, Carlo ha portato la sua musica in contesti di prestigio, come l’Accademia dei Mestieri dell’Opera del Teatro Coccia di Novara. «Vedere il mio nome su una locandina teatrale, accanto a grandi musicisti, è stato surreale. Ma più ancora lo è stato sentire le mie partiture prendere vita, grazie a mani esperte». Ogni viaggio, ogni esperienza fuori da Reggio, ha un solo punto di partenza e uno di arrivo: il mare. «Ogni volta che torno, il mio primo pensiero va al mare. Il mio punto fermo, la mia musa, la mia casa».
A chi pensa che dal sud si possa raccontare solo storie di mafia, risponde: «Non dobbiamo vivere con i paraocchi. Denunciare ci sta, è fondamentale, ma non dobbiamo fare il gioco dei mafiosi: la nostra terra ha tanto di buono e di bello da offrire. Raccontare l’amore, le emozioni, le relazioni: tutto questo è arte. Anche qui, anche al sud».
«Siamo come un padre che guarda un figlio iniziare a camminare. Dobbiamo accompagnare questo percorso. Reggio può diventare un punto di riferimento culturale, ma serve tempo, coraggio e visione».
Un appello alle istituzioni
«Ascoltateci. Dateci voce. La città ha bisogno di arte, e noi abbiamo voglia di donarla. Mettetevi in cammino con noi». Carlo Aurelio Colico non ha solo talento. Ha le idee chiare, la disciplina dei grandi e un cuore che batte a tempo di musica. E come dice lui stesso, «un teatro è casa, ovunque si trovi. Ma la mia prima casa resta sempre Reggio Calabria».
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