giovedì,Aprile 25 2024

Coronavirus a Reggio Calabria, Pizzi: «Santelli non ci lasci per ultimi»

«Ci manca la liquidità per fronteggiare le obbligazioni assunte». Il grido d'allarme al governatore della presidente della Federazione professionisti del benessere di Confcommercio Reggio Calabria

Coronavirus a Reggio Calabria, Pizzi: «Santelli non ci lasci per ultimi»

«Come già anticipato all’On. Giannetta, vorrei sottoporre alla Sua cortese attenzione la situazione del settore nel quale opero da oltre venticinque anni e che rappresento, in quanto Presidente della Federazione dei Professionisti del Benessere della Confcommercio di Reggio Calabria». Così comincia la lettera di Rosalba Pizzi, indirizzata al governatore della Calabria, Jole Santelli.


«A seguito delle disposizioni di cui al DPCM del 09 marzo 2020 e della successiva ordinanza da Lei emanata, assolutamente condivisa da tutti noi che crediamo senza riserve nella Sua azione di governo energica ed efficace per fronteggiare l’attuale emergenza sanitaria, il 09 marzo scorso abbiamo chiuso le nostre attività. A distanza di un mese la situazione della nostra Regione, grazie alle misure prese da parte di tutte le Istituzioni, sta gradualmente migliorando.

Ma, mentre migliora la situazione sanitaria, l’economia nel nostro settore, invece, è andata in frantumi, considerando che ad oggi nessun aiuto economico è giunto nelle nostre tasche, mentre spese, canoni di locazione, noleggio macchinari, leasing, utenze e tanti altri oneri economici, che gravano sulle nostre aziende, non cessano e noi non possiamo, considerando che ci manca la necessaria liquidità per far fronte alle obbligazioni assunte nell’esercizio d’impresa, ottemperare ai nostri impegni economici.

Richiamiamo la Sua attenzione, pertanto, sulle nostre attività per quanto riguarda la ripartenza e l’apertura delle nostre aziende chiedendoLe di poter riaprire il prima possibile, obbligatoriamente nel pieno rispetto dei massimi standard di sicurezza e protezione individuale, sia per i nostri clienti che per i nostri dipendenti.
In questi giorni si paventa l’ipotesi di riaperture “scaglionate” e il nostro settore rientrerebbe tra gli ultimi, ossia tra il 20 e 25 maggio .

Dal 4 maggio si ipotizza la libera circolazione dei cittadini, seppur con misure di protezione personale (guanti e mascherine obbligatorie); circolazione che potrebbe comportare seri problemi da risolvere per quanto riguarda il nostro settore; se i nostri negozi resteranno chiusi, (e per “nostri negozi” intendo quelli che lavorano rispettando le leggi, le regole fiscali e nella piena legalità), gli “abusivi” ed il lavoro nero avranno campo libero -come già sta succedendo- con rischi enormi per la salute dei cittadini che si rivolgono a queste persone per ricevere a proprio domicilio tali servizi, rigorosamente “in nero” e senza alcun controllo sanitario.

Questa situazione è stata da me più volte denunciata pubblicamente nel corso di diversi incontri pubblici organizzati negli anni, coinvolgendo anche le Istituzioni locali e le forze di polizia. La categoria sta già pagando un conto salatissimo a causa delle misure adottate per limitare la diffusione del coronavirus e la prospettiva di dover aprire tra le gli ultimi mette ancora più in crisi tutto il settore.

Alla luce di siffatte premesse, facendomi portavoce del grido di aiuto che proviene dai miei associati, Le anticipo che noi, Professionisti del Benessere, siamo pronti a modificare le modalità di accesso alle nostre aziende adottando ingressi subordinati al mantenimento della distanza prevista dal DPCM del 10 aprile 2020, lavorando solo su appuntamento e garantendo, inoltre, i sistemi di protezione individuale sia per i titolari che per i nostri dipendenti e clienti ai quali forniremo detti dispositivi se sprovvisti.

Confido – conclude Pizzi – nella sua comprensione e condivisione dei nostri timori per la reale possibilità di perdere le nostre aziende, che hanno sempre operato in onestà e piena legalità e che rappresentano e sono una risorsa importante anche per l’economia della nostra amata Calabria».

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