sabato,Aprile 20 2024

Coronavirus Reggio Calabria, Aloisio: «Serve efficacia e velocità nelle misure di sostegno»

Così il presidente di Confesercenti, dopo le restrizioni per il periodo natalizio, per scongiurare l'avvento di una preoccupante crisi dei commercianti

Coronavirus Reggio Calabria, Aloisio: «Serve efficacia e velocità nelle misure di sostegno»

«Chiarezza, l’abbiamo reclamata da mesi. Un presupposto da noi sempre considerato prioritario per poter affrontare gli enormi disagi causati dalla pandemia. Dobbiamo sapere cosa, come, quando e quanto: cosa fare, come farlo, quando farlo e quanto riceveremo per le perdite dovute alle limitazioni imposte. Purtroppo dobbiamo rilevare che le nostre richieste sono cadute nel vuoto. Negli ultimi mesi, ancor più che nei primi, regna l’incertezza». Così il presidente di Confesercenti Reggio Calabria, Claudio Aloisio.

«Gli imprenditori, i cittadini, sono ormai frastornati da norme sfornate a getto continuo in cui si richiede di rispettare tutto e il contrario di tutto. L’apice di questo caos si sta toccando proprio adesso, in concomitanza con le feste natalizie. Prima il provvedimento che ha diviso l’Italia in tre zone: rossa, arancione e gialla, con limitazioni calibrate in relazione alla gravità della situazione epidemiologica di ogni Regione. Una scelta giustificata dalle dichiarazioni che questi sacrifici, gli ennesimi, sarebbero comunque serviti a poter vivere le festività in maniera più “normale”.

Poi, coerentemente con la strategia adottata, la decisione, supportata dai numeri dei contagi in discesa, di far passare la gran parte dei territori in zona gialla, quella con meno restrizioni. Scelta sostenuta da una serie di iniziative, come ad esempio il cashback, il quale ha dichiaratamente lo scopo di stimolare gli acquisti nei negozi fisici salvo poi sentire tanti importanti rappresentanti politici della maggioranza, ai quali consiglierei sommessamente di far pace col cervello, condannare le persone che escono a fare lo shopping che lo stesso Governo sostiene.

Adesso, nemmeno dopo una settimana in cui la Calabria è divenuta zona gialla, è ormai certo che ci sarà un nuovo lockdown. Dalle ultime voci sembrerebbe che dal 24 al 27 dicembre e dal 31 dicembre al 3 gennaio l’intero Paese sarà praticamente chiuso. Serrati bar, ristoranti, negozi, insomma tutto tranne le attività che forniscono i servizi essenziali. Questo tira e molla continuo dimostra come l’Esecutivo stia navigando a vista in un mare che, per quanto tumultuoso, un capitano competente e un equipaggio preparato dovrebbero ormai conoscere così da poter stabilire una rotta certa.

Un comportamento che oltre ad alimentare insicurezza e timore, non tanto per la pandemia quanto per l’indeterminatezza della situazione attuale, dimostra anche un’intollerabile mancanza di rispetto verso coloro che al momento sono i più colpiti dalla crisi indotta dal Covid: i commercianti, i ristoratori, gli artigiani, i professionisti, le aziende piccole e grandi che si trovano a dover vivere alla giornata senza poter programmare alcunché. Dobbiamo avere certezze, lo pretendiamo!

Si deve chiudere? Lo si dica senza infingimenti. Si prenda una decisione chiara una volta per tutte e la si attui per il tempo necessario prevedendo contestualmente tutte le misure adeguate a sostenerla perché, è bene ribadirlo a costo di essere ripetitivi, deve sempre valere il concetto che “se tu mi chiudi, tu mi paghi”. Senza se e senza ma. Continuare invece su questo percorso che denota indecisione e amplifica preoccupazione e sfiducia, non solo non risolverà alcun problema presente e futuro ma rischia di aggiungere altri danni a quelli già esistenti, facendoci precipitare in un baratro dal quale sarà difficile venir fuori.

Programmazione, decisioni univoche, efficacia e velocità nelle misure di sostegno, semplificazione e una chiara visione strategica del futuro. Di questo hanno bisogno imprenditori e cittadini, di questo ha bisogno il Paese in un momento così difficile. Solo così potremo sperare di guardare al futuro se non con ottimismo, al momento sarebbe chiedere troppo, quantomeno senza la paura derivante dal pensare che chi ci rappresenta non sia all’altezza del compito che gli è stato affidato».

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