giovedì,Aprile 25 2024

Mobilitazione rider, presidio anche a Reggio Calabria

Il sit-in promosso dalla Uil Turismo per dare voce alle istanze dei fattorini del "food delivery". «Rispettare i diritti dei lavoratori»

Mobilitazione rider, presidio anche a Reggio Calabria

Anche a Reggio, mobilitazione riuscita dei fattorini del cosiddetto “food delivery”, sostenuti in tutta Italia dalla Uiltucs. Guidati dall’articolazione reggina della Uil Turismo, Commercio e Servizi, anche in riva allo Stretto i rider hanno dato il loro contributo alla giornata di protesta svoltasi in numerose città. Inoltre, le loro istanze, oltre ad essere state affermate a livello nazionale nelle diverse piazze italiane, sono state recepite localmente. Infatti, la segretaria provinciale della Uiltucs, Sabrina De Stefano, a fianco dei lavoratori anche in questa giornata di protesta, ha incontrato il presidente della Settima commissione “Formazione e Lavoro” del Comune, Nino Malara, e il resto dei componente dell’organismo consiliare, che ha ricevuto un documento nel quale si chiedono a Palazzo San Giorgio l’istituzione di uno spazio pubblico funzionale alle esigenze dei rider durante il loro lavoro e il sostegno ai protocolli sanitari anticovid in occasione delle stesse attività di consegna.

«Anche da Reggio è partito il grido dei rider italiani. Un grido di dolore, viste le dure condizioni di lavoro e la precarietà economica e contrattuali alle quali sono sottoposti, ma anche di orgoglio, considerato che la battaglia per i loro diritti sta montando sempre più. Un grido che rivolgiamo al Governo e alle organizzazioni rappresentanti le aziende del settore. E che, nonostante non sia legato a proprie responsabilità, è stato raccolto con grande sensibilità dal consigliere Malara e da tutta la commissione da lui presieduta, ai quali abbiamo chiesto sostegno» sono le parole della De Stefano.

«Vogliamo un reale contratto con vere tutele nel comparto della ristorazione digitale. Un contratto vero e proprio, con tutele reali, concrete garanzie, equità e rispetto del loro lavoro. Insomma, un contratto collettivo nazionale che dia dignità ai rider e che riconosca la battaglia che da anni la Uiltucs sta conducendo – spiega la sindacalista – i lavoratori del food delivery sono strutturati senza alcun potere nell’organizzazione del lavoro, eppure paradossalmente vengono considerati autonomi. Ciò è solamente un espediente che consente a multinazionali feroci di non rispettare i contratti e di non riconoscere tutele quali ferie, malattia, tredicesima, quattordicesima, tfr, salari certi in base ai minimi tabellari e non variabili in base al ricatto del cottimo».

«In tutta Europa i tribunali stanno riconoscendo che si tratta di un lavoro subordinato, la Procura di Milano ha ribadito che il tempo dello schiavismo deve finire. Ciò non può avvenire mediante un accordo pirata sul cui profilo di dubbia legittimità si è espresso criticamente anche il Ministero del Lavoro – prosegue la segretaria provinciale Uiltucs – il contratto collettivo di lavoro di riferimento non può che essere quello dei pubblici esercizi e della ristorazione, la tipologia di lavoro dei rider è proprio della filiera delle imprese che applicano quel contratto. C’è un passo avanti: è stato siglato un protocollo di intesa, insieme al Ministero del Lavoro, contro il caporalato e per l’impegno attivo e pressante per abbattere questa barbara forma di sfruttamento».

«Un protocollo in cui la Uiltucs ha investito molto. Ma andremo avanti nelle lotte a fianco dei lavoratori vittime di sfruttamento e abusi, più forti grazie a questo documento. A partire dall’ottenimento in tempi brevi di un analogo protocollo per la sicurezza anti-contagio da Covid19» termina la De Stefano.

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