sabato,Aprile 20 2024

Economia al collasso, Confartigianato: «La gente che protesta non è violenta ma disperata»

La sezione reggina sottolinea come le conseguenze di questo momento, in un futuro prossimo, diverranno più drammatiche nel Meridione d’Italia

Economia al collasso, Confartigianato: «La gente che protesta non è violenta ma disperata»

Lancia un grido d’allarme potente Confartigianato Reggio Calabria. Medie e piccole imprese sono pronte alla ribellione. In una nota la sezione reggina evidenzia «Abbiamo chiesto con forza interventi veri e decisivi per superare la difficoltà emergente. Le risposte purtroppo sono state inadeguate e quindi le proteste che in tutta Italia emergono sono conseguenze legittime della paura del futuro».

ConfArtigianato racconta del «Segmento di società quasi sempre emarginato dai processi e nei processi decisionali istituzionali. Un segmento osteggiato ed additato come il cancro dell’evasione fiscale del paese ed anche responsabile per le sue piccole dimensioni della mancata internazionalizzazione dell’economia Italiana. Un segmento sottovalutato e per molti versi disprezzato dalle classi culturali dominanti e da larghi settori di ceto politico formato e cresciuto nel mito delle grandi realtà produttive. Un segmento che in silenzio ha mandato avanti il paese e consentito a milioni di persone di vivere decorosamente e dignitosamente. Da lungo tempo abbiamo segnalato alle Istituzioni nazionali, regionali e territoriali il disagio, le difficoltà, la disperazione del settore».

Per Confartigianato, essendo state inadeguate le risposte «le proteste che in tutta Italia emergono sono conseguenze legittime della paura del futuro. Siamo ad un passaggio decisivo: o si interviene ora con risposte concrete e decisive o le proteste tenderanno ad aumentare ed il rischio di una esplosione sociale diventa sempre più concreta con l’impossibilità delle parti sociali di indirizzare le rivendicazioni dentro un normale binario di contrattazione, perché l’inefficienza del sistema e l’assenza di risposte adeguate da parte delle istituzioni deresponsabilizza gli strumenti di rappresentanza e contribuisce a delegittimarle.

Tutto questo in un periodo non lontano diventerà più drammatico nel meridione d’Italia. La gente che protesta non è violenta ma disperata e qualche singolo episodio di violenza da condannare, roviene da chi tenta di strumentalizzare politicamente le manifestazioni. Il punto vero oggi è : continuiamo ad alimentare la disperazione o invertiamo la tendenza e iniettiamo forte dosi di speranza. Noi riteniamo nell’interesse del sistema economico e del paese che bisogna innescare una forte scintilla di speranza. Siamo in ritardo ma ancora in tempo».

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