giovedì,Marzo 28 2024

Coronavirus, il bando comunale per i ristori alle imprese è un clamoroso flop. Ma c’è una ragione

Aloisio, presidente Confesercenti: «Il problema della poca adesione è stato il Durc perché nel momento in cui si utilizzano i fondi comunitari, gli enti intermedi sono costretti a chiederlo»

Coronavirus, il bando comunale per i ristori alle imprese è un clamoroso flop.  Ma c’è una ragione

Per il bando da 3,2 milioni del Comune di Reggio Calabria destinato al sostegno del tessuto imprenditoriale cittadino non è arrivata la risposta che si attendeva. Sono stati pochi gli imprenditori che sono riusciti a partecipare al bando: solo 585. Per dare un ulteriore sprint al bando il termine di presentazione delle istanze era stato prorogato fino al 17 maggio scorso. Cerchiamo di capire cosa è successo.

Quello di non avere un numero congruo era un rischio valutato dalla task force economica comunale. Come spiega il presidente di Confesercenti, Claudio Aloisio. Ma non si pensava che il numero di imprese aderenti fosse così basso. «Il problema della poca adesione è stato il Durc – chiarisce – perché nel momento in cui si utilizzano i fondi comunitari, gli enti intermedi sono costretti a chiederlo ed è una follia. Non perché non sia giusto ma perché si tratta di interventi di sostegno soprattutto una tantum e questi interventi sono di fatto centrati sul fatto di aiutare le aziende in difficoltà e moltissime di loro, proprio perché sono in difficoltà, non hanno potuto essere apposto col Durc e non hanno potuto partecipare al bando».

Avrebbe potuto, in task force, essere una situazione prevedibile? «Sì tant’è vero che nel tavolo avevamo previsto che molti non avrebbero potuto partecipare, ma non avevamo previsto questo grande numero di imprese che non potevano partecipare. In base ai fondi stanziati, avevamo previsto che, per quanto il bando fosse a sportello, in teoria sarebbe bastato a soddisfare: la stima era di mille e due, mille e trecento aziende in base ai dati di Camera di Commercio. Pensavamo che solo un 30 o 35% non avrebbe potuto partecipare per il Durc. È stata una previsione troppo ottimistica». L’adesione è stata meno della metà di quanto previsto. Un forte campanello d’allarme vuol dire che la maggior parte delle imprese ha difficoltà a fare il minimo indispensabile.

E ora cosa succederà per le imprese? «Come Confesercenti lo abbiamo detto tante volte: c’è una situazione disastrosa e sembra che nessuno voglia capire che finita la bolla, con la sospensione del pagamento delle tasse e la sospensione dei licenziamenti, ci saranno tasse da pagare e licenziamenti a raffica e si rischia una devastazione del tessuto economico cittadino. Questa è la cartina di tornasole di qualcosa che si diceva prima del covid. Siamo dell’avviso che dovrebbe esserci una pace fiscale ed un saldo stralcio perché non è pensabile che richiedere alle imprese di ricominciare come se tutto fosse normale. Fisicamente non stanno girando soldi. Le sospensioni non consentono alle aziende di programmare il futuro».

Nella task force comunale certamente si discuterà di ricalibrare questo intervento (i fondi sono rimasti) ed aprirlo ad aziende che hanno un fatturato maggiore dei 150mila euro previsti per dare la possibilità ad aziende escluse dai precedenti paletti di partecipare, in modo da allargare la platea dei percettori.

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