giovedì,Marzo 28 2024

Caro bollette, l’imprenditore del cemento Diano: «Le imprese hanno bisogno di aiuto, adesso»

Il rappresentante dell’azienda reggina lancia l’allarme: «Basta soluzioni tampone, serve intervento deciso a livello europeo»

Caro bollette, l’imprenditore del cemento Diano: «Le imprese hanno bisogno di aiuto, adesso»

«Le imprese che oggi sono in difficoltà per questo caro di energie erano quelle sane, solide, con piani di investimento, che non avevano problemi strutturali».

Queste le parole di Daniele Diano, della Diano Cementi Spa, impresa che si occupa della produzione e commercializzazione di cemento e leganti idraulici.

«Non è il nostro caso (non lavoriamo su ordini), ma ci sono aziende con un portafoglio ordini pieno e non sanno come poter produrre. Nel momento in cui si sospende la produzione e si attiva la cassa integrazione, se non si fa qualcosa a livello governativo o europeo, il personale rischia di finire in mobilità. Il problema dell’energia si ripercuote sull’occupazione, perché ci saranno aziende che non avranno le forze per mantenere i livelli occupazionali e in una regione come la nostra che ha già un estremo bisogno di lavoro, condannare o mettere in difficoltà le imprese che hanno sempre garantito il lavoro è drammatico». Dunque nessuno è immune. Il dramma economico del caro bollette colpisce le piccole e fa eco nelle medie e grandi imprese.

In che termini si avverte la crisi?

«Siamo una piccola azienda familiare, ma per quanto riguarda il nostro tipo di attività siamo energivori, questo aumento così incontrollato dei prezzi dell’energia si ripercuote nell’aumento dell’incidenza della componente energia sui nostri prodotti. Considerando che produciamo principalmente cemento ed non è un tipo di prodotto ad alta tecnologia e quindi può scontare gli aumenti su componenti di valore aggiunto: è un prodotto che ha nella componente materia prima ed energia gran parte del suo costo. Tutto il settore del cemento ha scontato dei prezzi in aumento per tutto l’anno, a più riprese nel 2022. Reagiamo cercando di contenere i costi, cercando di fare un’attenta valutazione dei momenti in cui per noi è conveniente produrre, facendo una turnazione che eviti le ore di picco e di lavorare quando il costo dell’energia è più basso. In verità mio fratello Santo è molto attento ed è stato da sempre sensibile al tema, per cui abbiamo iniziato a controllare la situazione lo scorso anno. Io sono attivo in Confindustria e già il dibattito era cominciato a settembre 2021. Era un evento atteso, ma non in questi termini».


Lo stato d’animo?

«Eravamo preparati a un aumento del costo dell’energia ma ad un livello tale che, neanche in Confindustria, si poteva prevedere. Lo viviamo con preoccupazione, sia come impresa, sia come famiglia. Purtroppo sappiamo bene che le dinamiche legate all’energia non le possiamo influenzare localmente. Non possiamo incidere nonostante la nostra buona volontà, le ipotesi, le soluzioni non sono facilmente realizzabili. Come azienda abbiamo previsto un piano di posizionamento di pannelli fotovoltaici sui nostri capannoni che soni grandi e ben esposti. Tuttavia ci scontriamo, come tante aziende, con la farraginosità della burocrazia dell’iter autorizzativo. Soluzioni tamponi che possono solo aiutarci a mitigare la situazione del caro bollette, ma la realtà è questa: siamo completamente dipendenti dall’energia prodotta altrove».


Le soluzioni?

«Esistono delle idee ma gli interventi devono essere fatti a livello europeo perché anche a livello nazionale grandissime soluzioni non ce ne sono. Sicuramente un primo intervento potrebbe essere quello di slegare il costo dell’elettricità da quello del gas. A livello europeo sarebbe anche difficile adesso avere un tetto per il prezzo del gas, in alcuni paesi è già stata fatta una politica di questo genere: in Spagna e Portogallo c’è un prezzo che viene mantenuto perché la differenza tra il prezzo pagato da famiglie e imprese e il prezzo del costo reale viene pagato dallo Stato. Il nostro Paese non può permettersi questo genere di sforzo».

Le imprese riescono a far fronte comune?

«Mi piacerebbe dire di sì. Ci proviamo perché il problema vale per tutte, grandi e piccole imprese. Le difficoltà delle piccole imprese si connette con quella delle grandi imprese. Perché in filiera le grandi imprese hanno fornitori di piccole dimensioni e così non sanno cosa potrà succedere. Per questo il problema è molto sentito. D’altra parte però c’è una sorta di effetto solidarietà perché si sente questo comune senso di stare tutti dalla stessa parte. Tutte le imprese hanno bisogno di un atto chiaro, serio, forte e rapido di chi può intervenire».

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