mercoledì,Aprile 24 2024

Reggio, Pititto eletto segretario della Cgil metropolitana. Landini: «Nella Manovra il Sud non c’è»

Il segretario nazionale della Cgil in riva allo Stretto per tenere a battesimo la nascita della Camera del lavoro metropolitana: «Serve nuovo Statuto dei diritti dei lavoratori»

Reggio, Pititto eletto segretario della Cgil metropolitana. Landini: «Nella Manovra il Sud non c’è»

È un Maurizio Landini a trecentosessanta gradi quello che da Reggio Calabria manda un avviso chiaro al Governo Meloni, esprimendo un giudizio totalmente negativo, e non solo sulla manovra finanziaria pronta per essere esaminata in Parlamento.

«Il nostro è un giudizio negativo e dalle notizie che arrivano non mi pare che ci siano particolari miglioramenti. I problemi più grossi non vengono affrontati, la gente non arriva a fine mese, bisogna aumentare i salari, c’è un livello di precarietà che non è più sostenibile. C’è bisogno di fare investimenti per creare lavoro, c’è bisogno del Sud in particolare, e sul Sud mi pare che non ci sia forse neanche la parola dentro la legge di bilancio. Perché fare investimenti al sud vuol dire valorizzare le Zes, vuol dire avere in testa un’idea di crescita del nostro paese e questo non c’è. Anzi si aumenta la precarietà e si reintroducono i voucher in settori strategici. Secondo noi non è questa la strada da seguire».

Landini lo ha detto a margine dei lavori del primo Congresso metropolitano della Camera del lavoro di Reggio Calabria, dove stamattina ha incontrato il neo segretario Gregorio Pititto e il segretario regionale della Cgil Calabria, Angelo Sposato.

Landini ha quindi invitato il Governo, «concretamente», a fare quelle riforme di cui questo paese necessita, a partire dalla riforma fiscale, e da quella delle pensioni, contribuendo al tempo stesso a cancellare la precarietà: «Ma per farlo – ha aggiunto – questo governo deve decidere se vuole farlo con il sindacato e quindi con il mondo del lavoro o se pensa di poter invece cambiare contro il mondo del lavoro. Se fa così fa un errore molto grave. Non sono partiti bene, noi come abbiamo sempre detto non abbiamo nessuna pregiudiziale, noi giudichiamo i governi per quello che fanno. Il nostro giudizio nasce proprio da tutto ciò che non c’è».

Pititto: «Agricoltura e turismo pilastri dell’occupazione»

«Gli obiettivi futuri del sindacato non cambiano. Perché non cambiano i problemi che avevamo ieri. E’ chiaro che oggi, con la nascita della Camera del lavoro metropolitana di Reggio Calabria, abbiamo la possibilità di razionalizzare quelle che sono le risorse umane della nostra organizzazione e quindi garantire una presenza sul territorio che sia capillare. Noi oggi abbiamo 30 camere del Lavoro presenti sui due ex comprensori, tirrenico e jonico, che ci consentiranno appunto di meglio svolgere quelle che sono le nostre normali attività».

Così invece il neo segretario della Cgil Metropolitana, Gregorio Pititto, la cui elezione è stata una pura formalità. Una formalità comunque necessaria visto che quella di Reggio era l’unica area metropolitana a non aver provveduto alla costituzione dell’organismo che in uno racchiude tutta la provincia entro i confini metropolitani.

Pititto è convinto che occorra dare «sempre maggior centralità alla dimensione collettiva, a scapito della visione individualista. Dobbiamo continuare a difendere la Costituzione ed a chiederne l’applicazione per intervenire sul disagio e sulla giustizia sociale», dice riferendosi alla crisi politica della sinistra.

Nel suo discorso congressuale, il neo segretario tocca diversi temi: dalla guerra alla crisi economica e sociale in atto, dalla precarietà del lavoro alle morti bianche: «Per la Cgil l’emergenza nazionale è chiara: creare lavoro e contrastare la precarietà, in pratica gli obiettivi declinati nel Piano per il Lavoro e nella Carta dei Diritti. Ma il nostro strumento per cambiare l’Italia e la vita degli italiani era e resta la contrattazione. Da qui la necessità di ricostruire una rappresentanza forte dentro e fuori dai luoghi di lavoro».

Poi Pititto scende nel particolare, individuando le priorità del nostro territorio: «La Calabria e l’area metropolitana necessitano di una sanità completamente diversa che garantisca i servizi ai cittadini e, soprattutto, che sia di prossimità, organizzata sul territorio per evitare l’ospedalizzazione quando non necessaria».

Per lui la Zes, assieme allo sviluppo della logistica ed i servizi alle imprese, può rappresentare una grossa opportunità. Ma al contempo va recuperato l’accordo di programmo sullo Stretto di Messina estendendolo alla viabilità ed ai servizi di mobilità delle due aree metropolitane. «L’agricoltura ed il turismo, meglio se sostenibile – ha aggiunto Pititto – rappresentano i due pilastri dell’occupazione in questa area e vanno sviluppati assieme all’ospitalità diffusa».

Landini: «Serve contributo di solidarietà straordinario»

Il giudizio, se possibile peggiora se si parla di aiuti a famiglie e imprese in questa particolare fase segnata dalla crisi economica e dal caro energia: «Sicuramente non hanno fatto cose particolarmente nuove. Hanno continuato a fare quello che il governo Draghi aveva già fatto. Sicuramente siamo di fronte al tema che da aprile bisogna capire cosa succederà. E, una cosa che addirittura sono stati capaci di peggiorare, rispetto a quello che ha fatto il governo Draghi, è andare a prendere i soldi dove sono. C’è un provvedimento che prevede una tassazione degli extra profitti per far entrare più di 10 miliardi, in realtà nella legge di bilancio si parla di due miliardi e mezzo. Si sono ridotte addirittura le imprese a cui si chiede un provvedimento. Questo è un altro grande limite».

Landini rilancia quindi  la piattaforma della Cgil: «In una situazione di crisi come quella che stiamo vivendo, in cui sono aumentate le diseguaglianze, in cui si sono abbassati i salari, ma sono aumentati i profitti, la nostra è una proposta molto precisa: un contributo straordinario di solidarietà da chiedere a tutte le imprese sui profitti che hanno realizzato, perché oggi è il momento di andare a prendere i soldi dove sono, e non di continuare a fare cassa sul lavoro dipendente o addirittura tagliando il reddito di cittadinanza».

Landini: «Pensioni? Siamo tornati alla Fornero»

Anche sul fronte delle pensioni, il giudizio di Landini è profondamente negativo. Il numero uno della Cgil parla di un «peggioramento»: «Ormai, quando qualsiasi persona normale sente parlare di quote capisce che non vogliono cambiare nulla, perché siamo partiti con quota 100, per arrivare a quota 103, ma la sostanza è che siamo tornati alla legge Fornero com’era».

Per Landini, addirittura adesso sono riusciti anche a peggiorarla. Il riferimento è a “Opzione donna”. «Adesso anziché incentivare quelli che vanno in pensione, si dà dei contributi a quelli che continuano a lavorare per non andare in pensione. Cioè siamo al paradosso. Quindi, mi sembra che quelle sono prese in giro delle persone perché lì non si affronta il problema dei giovani che essendo precari con quel sistema lì non avranno mai un’attenzione; non si affronta il problema che i lavori non sono tutti uguali e ci sono quelli che devono essere tutelati maggiormente; si continua a far pagare alle donne un prezzo doppio per la loro condizione».

Landini: «Coi voucher aumenta precarietà e lavoro nero»

Da qui alla critica alla riproposizione dei voucher il passo è breve: «Credo che non solo manchi una visione di paese, ma anche che ci sia un’idea del lavoro sbagliato. Perché qui, anziché colpire la precarietà, si teorizza che qualsiasi tipo di lavoro sia uguale, a prescindere dalla qualità di quel lavoro».

D’altra parte per Landini, se la teoria è che reintrodurre i voucher significa creare nuove opportunità di lavoro, «significa semplicemente aumentare il lavoro nero il lavoro sfruttato, il lavoro non pagato, e tra l’altro uno che viene pagata a voucher non avrà mai una pensione».

Il segretario nazionale quindi lancia una provocazione: «Troverai molto utile, visto che sono così belli i voucher, che per pagare i politici si usassero proprio quelli. Potrebbero dare un esempio».

Landini: «Flat tax vera e propria marchetta elettorale»

«Avere esteso la flat tax per i redditi tra 65 e 85000 mila euro è una marchetta elettorale pura, perché riguarda un numero molto ridotto di persone e tra l’altro non fa altro che aumentare una differenza».

Landini non fa giri di parole e spiega che la considerazione muove dalla convinzione che per le partite Iva (o lavoro autonomo) che non arrivano neanche a quelle cifre, ma che rimangono sotto, il vero problema non è solo pagare meno tasse, ma anche avere gli stessi diritti di tutti gli altri, avere le ferie, avere la malattia, avere gli infortuni, avere il Tfr.

«Quello che noi stiamo proponendo è che venga fatto un nuovo Statuto dei diritti dei lavoratori in cui tutte le persone che lavorano, a prescindere dal rapporto di lavoro che hanno, devono avere gli stessi diritti e le stesse tutele. Per questo sarebbe necessario arrivare anche ad una legge sulla rappresentanza che dica che i contratti nazionali di lavoro valgono quelli firmati da chi è rappresentativo. Si cancellano i contratti e si dice che questi contratti nazionali valgono per tutte le forme di lavoro allora questo vorrebbe dire anche alzare il livello di qualità del nostro sistema di imprese e vorrebbe dire che favoriamo quegli imprenditori che vogliono fare seriamente il mestiere di imprenditore» «Far crescere il paese – conclude Landini – vuol dire indicare a tutti anche la necessità, oggi, di essere responsabili nell’assumere il problema che le persone devono poter arrivare alla fine del mese, quindi di combattere quelle ingiustizie che ad oggi non sono ancora state combattute, come l’evasione».

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