sabato,Maggio 17 2025

Locri, Mignolli (GAL Terre Locridee): «Rendicontazioni da incubo e professionisti in trincea tra controlli e paradossi»

Tra controllori inflessibili e burocrazia soffocante, la riflessione (ironica e amara) di chi lavora sul campo per lo sviluppo del territorio

Locri, Mignolli (GAL Terre Locridee): «Rendicontazioni da incubo e professionisti in trincea tra controlli e paradossi»

C’è chi sogna a occhi aperti e chi, invece, si sveglia nel cuore della notte con il sudore freddo di chi ha appena rivissuto, per l’ennesima volta, lo stesso incubo: quello della rendicontazione. Un’esperienza ciclica e straniante che, per molti operatori dello sviluppo rurale, somiglia al celebre “giorno della marmotta”, senza mai la speranza di un finale diverso.

Chi lavora con progetti legati ai fondi pubblici – in particolare quelli del PSR Calabria, destinati ai GAL e alle imprese agricole – sa bene cosa significhi trovarsi di fronte a controllori inflessibili, “sceriffi” del dato contabile, che con l’aria di chi ha appena smascherato la banda dei fuorilegge, sfogliano con metodo ogni fattura. Nessuna pietà per chi ha compilato una voce con eccessivo zelo o magari con un’ombra di ambiguità nella causale.

In questi momenti surreali, si entra in un mondo in cui le parole diventano minacce – “inammissibilità della spesa”, “mancata riconoscibilità” – e il revisore assume i tratti glaciali di un giudice inappellabile. Il professionista, nel frattempo, si contorce tra autocritica e rassegnazione, evocando perfino atmosfere medievali, come quelle dell’immensa biblioteca de “Il nome della rosa”, dove ogni libro può contenere l’errore fatale.

Ma oltre il paradosso e il grottesco, emerge una riflessione più profonda: cosa significa oggi essere professionisti, in un sistema dove le competenze tecniche sembrano non bastare più? Il buon senso, la misura, la capacità critica, l’umanità – sì, anche quella – diventano qualità rare e preziose, forse le uniche in grado di orientare decisioni realmente efficaci e giuste.

Sembra assurdo, eppure proprio in ambito economico-finanziario si fa sempre più fatica ad accettare che un comportamento professionale non si misuri solo in tabelle, ma anche nella capacità di lettura della realtà e nella volontà di costruire ponti, non muri.

C’è chi si chiude nei fortini normativi, chi giudica dall’alto, e poi c’è chi lavora ogni giorno sul campo, tra vincoli e responsabilità, con la consapevolezza di dover restare umano anche davanti all’algida razionalità del controllo.

Non è un caso che, per spiegare tutto questo, servano riferimenti trasversali: Butch Cassidy e Sundance Kid, George Roy Hill, John Grisham, Donald Schön… e perché no, anche Sciascia con la sua irrimediabile classificazione degli uomini. I “professionisti”, quelli veri, sembrano oggi una specie in via d’estinzione. Ma resistono. Un po’ come i protagonisti dei vecchi western: anche quando non c’è scampo, restano in scena con dignità.

E se a qualcuno viene voglia di cercare l’uscita di sicurezza, è solo perché il fuoco incrociato tra norme, procedure e interpretazioni arbitrarie a volte somiglia troppo a un plot drammatico, dove però manca la poesia di un vero finale.

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