giovedì,Aprile 25 2024

Dialogo tra religioni, il progetto “A-ndrangheta” fa tappa al “Righi”

L'iniziativa promossa dalla Questura di Reggio per sensibilizzare gli studenti sui temi della legalità

Dialogo tra religioni, il progetto “A-ndrangheta” fa tappa al “Righi”

“Coesistenza tra diversi” ed ancora “il mio credo, il tuo credo…. È possibile un dialogo interreligioso?” Questo il tema dell’ultimo incontro del progetto “A-ndrangheta, progettiamo una città senza crimine” promosso dalla Questura di Reggio Calabria che si è svolgo all’Istituto di Istruzione Superiore “Augusto Righi” di Reggio Calabria.

In aula magna tutti gli studenti che hanno seguito l’importante percorso al fine di partecipare attivamente a quelli che la dirigente dell’Istituto Daniela Musarella ha definito «momenti di formazione alla vita». Nel salutare gli ospiti la Musarella ha brillantemente focalizzando la differenza tra “coesistenza” e “convivenza”, al fine di far percepire il netto significato. Concetto questo ripreso più volte dai relatori i quali hanno esternato parole di grande apprezzamento.

La Musarella nel citare filosofi e giuristi ha poi ricordato la profondità del pensiero di Gustavo Zagrebelski  così come  del vescovo Komarica e del Papa emerito Benedetto XVI, uniti tutti da un filo conduttore: l’amore, il solo capace di far convivere gli uomini in un clima di pace.

Al tavolo dei relatori Gaetano Cravana, vice Questore vicario della Questura di Reggio Calabria, don Nino Pangallo, responsabile Caritas della Diocesi di Reggio Calabria, Ivana Pezzoli, Referente della Comunità Ebraica per la Calabria e Abdel Hamid Tanan, segretario generale della federazione islamica di Reggio Calabria.  Presenti anche i docenti Giuseppe Bruno e Santo Crucitti, referenti del progetto.

Cravana nel salutare gli studenti ha ribadito l’essenza dell’importante progetto. La necessità di saper vivere in pace con gli altri e la bellezza di progettare una città senza crimine. Tutto possibile solo se l’uomo impara ad amare e ad amarsi; a vivere e a saper vivere in pace.

Pezzoli ha parlato del mondo ebraico e delle radici presenti in Calabria, a Bova dove sono presenti i resti di una significativa sinagoga, segno di come e di quanto l’ebraismo fosse presente nella nostra terra. Anch’ella ha focalizzato l’attenzione sul rispetto reciproco e sulla necessità di sperimentare in ogni angolo della terra la pace.

Poi è stata la volta di Tanan il quale ha presentato agli studenti scenari che oggi evidenziano aspetti negativi dell’Islam, come attacchi terroristici e la mancanza di tolleranza. Ha poi sottolineato come sia importante accettare gli altri senza pregiudizi e senza condizionamenti. Poi ha fatto cenno alla sua religione e a Maometto confermando il loro desiderio di seminare la pace.

Successivamente don Nino Pangallo ha parlato del significato dell’amore, dell’accoglienza, dell’essere capaci di guardare oltre senza mai fermarsi all’apparenza.

Il senso dell’amicizia, la concordia e la capacità di abbracciare l’altro senza mai chiedersi nulla perché nell’altro, nel misero e nell’ultimo c’è la presenza di Dio. L’amore per Cristo supera tutto e tutti e permette ad ogni uomo che crede in Lui di essere suo autentico testimone. I conflitti e le guerre dovrebbero far riflettere molto perché frutto di ignoranza e dell’incapacità di amare.

Sia Crucitti che Bruno hanno salutato il progetto con grande emozione ricordando come questi percorsi di vita sostengono i giovani per poi portarli ad essere attivi cittadini del domani con ruoli e responsabilità.

Ciò che serve dunque è amare e sapersi amare, di acculturarsi e saper acculturare per costruire un futuro lontano da guerre, criminalità e odio, elementi questi che abbrutiscono l’uomo e lo annullano nel suo essere più intimo e vero.

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