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Coronavirus e carcere di Arghillà, il garante Siviglia lancia l’allarme: «In caso di contagio la situazione degenera»

Nel penitenziario reggino manca la copertura infermieristica h24 e non c'è un referente sanitario. E sono arrivati 30 detenuti dalle carceri in rivolta

Coronavirus e carcere di Arghillà, il garante Siviglia lancia l’allarme: «In caso di contagio la situazione degenera»

Coronavirus e carcere di Arghillà, il garante Siviglia lancia l’allarme: «In caso di contagio la situazione degenera». Così Agostino Siviglia, garante regionale dei diritti delle persone detenute della Regione Calabria.

«Il Dipartimento dell’Amministrazione penitenziaria (Dap) conferma la positività al Covid-19 di un detenuto nella Casa circondariale di Voghera. E in una nota spiega che “si tratta di uno dei rari casi, dieci fin qui, di positività che sono stati riscontrati fra i detenuti sull’intero territorio nazionale in oltre venti giorni, dal 22 febbraio scorso, quando il DAP ha varato i primi provvedimenti per fronteggiare il rischio contagio da coronavirus, fra cui l’istituzione dell’unità di crisi per il monitoraggio del fenomeno.

L’uomo è ricoverato presso l’ospedale civile cittadino. In altri casi è stato disposto invece l’isolamento all’interno del carcere, mentre nei giorni scorsi una donna detenuta presso il carcere di Lecce, risultata positiva al virus, è stata ricoverata in ospedale insieme alla bimba di un anno».

Per quanto riguarda «la situazione in Calabria ad oggi non si registrano casi di positività al virus, permane tuttavia una grave criticità rispetto all’assistenza sanitaria in carcere, specie, presso l’istituto penitenziario di Arghillà dove si registra ancora l’assenza di copertura infermieristica h24 e la mancanza di un referente sanitario.

Ho scritto formalmente a chi di dovere e continuo quotidianamente a segnalare l’annosa problematica eppure ancora non si riesce a risolvere la situazione.

Nella malaugurata ipotesi di un contagio, si ribadisce, in particolare presso il carcere di Arghillà, la situazione rischia di degenerare irrimediabilmente, nonostante fino ad oggi le persone detenute, i loro familiari e tutto il personale di Polizia Penitenziaria, sanitario ed educativo, oltre le Direzioni dei singoli istituti ed il Provveditorato regionale dell’Amministrazione Penitenziaria, abbiamo dato prova di un alto senso di responsabilità collettiva.

A ciò si aggiunga che sono stati trasferiti nei 12 istituti penitenziari della Calabria ben 150 detenuti provenienti dalle carceri in rivolta (Poggioreale, Prato, Foggia, Salerno, Modena, solo per citarne alcuni). Fra questi, oltre 30 detenuti sono stati trasferiti presso il carcere di Arghillà.

Risulta perciò improcrastinabile l’immediata attivazione dell’assistenza infermieristica h24 presso il carcere di Arghillà ed il completamento orario degli specialisti già presenti, con particolare rilevanza rispetto all’assistenza psichiatrica e psicologica.

L’ufficio Gestione Risorse Umane dell’ASP di Reggio Calabria deve, pertanto, procedere subito con il reclutamento del personale infermieristico attingendo alle mobilità e alle graduatorie vigenti per incarichi a tempo determinato garantendo contratti almeno semestrali, eventualmente rinnovabili.

Rispetto alla specialistica ambulatoriale è fondamentale avviare la procedura prevista dal vigente Accordo Collettivo Nazionale: convocare immediatamente gli Specialisti dell’Asp che ancora non hanno avuto il completamento dell’orario di lavoro e garantire, secondo le priorità previste dal contratto, il monte orario previsto pari a 38h settimanali.


Peraltro, il budget di spesa risulta già previsto a causa dei numerosi pensionamenti e, inoltre, l’art. 5 del recente DL n. 14 del 9.3.2020, “Cura Italia” per l’emergenza Covid-19, autorizza le aziende sanitarie ad incrementarne la quota. Questo è solo il primo passo da compiere per iniziare a garantire un minimo di livello assistenziale sanitario alle persone detenute, nelle more dell’implementazione di altre necessarie figure specialistiche (cardiologo, odontoiatra, fisiatra, ortopedico).

Infine mi preme evidenziare che il DL del 17 marzo 2020 n.18 seppur prevede, agli artt. 123 e 124, alcune misure volte ad alleggerire il sovraffollamento penitenziario (in specie l’esecuzione della pena in detenzione domiciliare purché non superiore a 18 mesi, anche come residuo di maggior pena, ovvero un ampliamento delle licenze per i semiliberi fino al 30 giugno 2020), nella sostanza, nel breve periodo, difficilmente riusciranno a dispiegare effetti deflativi, considerata la necessaria attività procedimentale e giurisdizionale da compiersi che, pare, non essere sufficientemente semplificata.

Mi appello – conclude Siviglia – pertanto, ancora una volta a chi di dovere affinché si intervenga al più presto, prima che la situazione degeneri irrimediabilmente».

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