giovedì,Novembre 14 2024

Corruzione a Messina, ai domiciliari anche il comandante della polizia metropolitana

Fondamentale per l’inchiesta è stata la collaborazione di una gola profonda interna all’amministrazione pubblica che ha raccontato come avrebbe funzionato il sistema per la rimessa in efficienza delle strade comunali

Corruzione a Messina, ai domiciliari anche il comandante della polizia metropolitana

I carabinieri del Comando Provinciale di Messina hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare di arresti domiciliari emessa dal G.I.P. nei confronti di 7 persone accusate, a vario titolo, di associazione a delinquere finalizzata alla commissione di reati contro la pubblica amministrazione, contro la fede pubblica e contro il patrimonio. È stato disposto anche il sequestro di una società a responsabilità limitata che si occupa della sistemazione delle strade dopo gli incidenti.

L’indagine, coordinata dalla Procura guidata da Maurizio de Lucia e condotta dai carabinieri della Compagnia di Taormina, ha colpito un’associazione a delinquere che agiva nella fascia jonica della provincia di Messina attraverso un sistema di corruzioni tra pubblici ufficiali (personale della polizia municipale del Comune di Letojanni e della Polizia Metropolitana di Messina) e imprenditori. L’organizzazione criminale gestiva in modo illecito il servizio della messa in sicurezza della viabilità a seguito di incidenti.

A guadagnarci erano il titolare della società sequestrata, che aveva acquisito il monopolio nel settore, ma anche due dei pubblici ufficiali che avrebbero ottenuto grossi guadagni. Fondamentale per l’inchiesta è stata la collaborazione di una gola profonda interna all’amministrazione pubblica che ha raccontato come funzionava il sistema per la rimessa in efficienza delle strade comunali.

L’attività investigativa è stata avviata in seguito alle anomalie accertate dai carabinieri della Stazione di Mongiuffi Melia nelle procedure di ripristino delle condizioni della strada dopo un incidente in cui un mezzo aveva avuto una perdita di gasolio. A destare il sospetto dei militari dell’Arma è stato l’intervento, «irrituale» di una pattuglia della polizia municipale del comune di Letojanni, non competente per territorio.

Partendo da questa anomalia, i militari dell’Arma, attraverso acquisizioni documentali e grazie ad un’importante azione di coordinamento delle Stazioni presenti sul territorio, si sono resi conto che nella maggior parte dei sinistri con versamento di liquidi o detriti sul manto stradale, che si verificavano sulle strade del comune di Letojanni, di alcuni comuni limitrofi e sulle arterie provinciali, la ditta individuata per la rimessa in efficienza della carreggiata era la S.O.S. Strade S.R.L..

Altro dato che ha destato l’attenzione degli investigatori è emerso dall’acquisizione delle schede d’intervento della società, dalla cui analisi si è potuto constatare che nella stragrande maggioranza dei sinistri gestiti dalla S.O.S. Strade, a intervenire, come esponenti delle forze dell’ordine, erano sempre due vigili della polizia municipale di Letojanni.

Le indagini hanno permesso di scoprire che il motivo per il quale, in caso di incidenti con danni alla carreggiata o sversamento di liquidi, il servizio di pulizia e ripristino delle strade del Comune di Letojanni veniva affidato, anche in assenza di una gara o di una convenzione, alla S.O.S. Strade, era il rapporto privilegiato che legava il titolare della società a due esponenti della polizia locale di Letojanni.

La S.O.S. Strade, per ottenere il recupero dei costi d’intervento dalle assicurazioni dei conducenti dei mezzi incidentati, aveva delegato ad agire in suo nome un’altra società, di Santa Teresa di Riva, la ELTA Service, le cui quote risultavano ripartite rispettivamente tra la figlia e la moglie dei due esponenti della polizia municipale di Letojanni. I pubblici ufficiali si adoperavano per affidare in modo diretto alla S.O.S. Strade i lavori di pulizia della carreggiata, consentendogli di fatto di avere il sostanziale monopolio nel servizio di rispristino e di bonifica sul territorio di Letojanni.

Questo meccanismo permetteva in sostanza ai pubblici ufficiali, attraverso la società schermo creata ad hoc (la ELTA Service), di ottenere tanti più introiti quanti più erano i sinistri per i quali interveniva la S.O.S. Strade: ad un maggiore numero di interventi su strada, corrispondeva un maggiore numero di pratiche di liquidazione da gestire e di conseguenza un maggiore incasso per la società delegata al recupero crediti.

La S.O.S. Strade si serviva a sua volta di un’ulteriore società satellite, riconducibile ad uno degli imprenditori indagati, con la quale era legata da un contratto di franchising, che otteneva anche l’affidamento diretto dei servizi di rimozione dei veicoli su strada per il Comune di Letojanni, senza gara o convenzione. Le indagini hanno permesso di accertare che il meccanismo di corruzione riguardava non solo gli interventi di ripristino delle strade comunali, ma anche di quelle provinciali, con il coinvolgimento del responsabile della Polizia Metropolitana di Messina che avrebbe consentito alla SOS Strade di avere il monopolio nel servizio di ripristino delle sedi stradali nel territorio della città Metropolitana di Messina, contribuendo ad assegnare gli interventi alla società indagata – mediante chiamata diretta – attivandosi per ottenere per la società i dati e i documenti necessari per consentire il recupero del compenso per i vari interventi, e redigendo moduli d’intervento falsi per consentire la liquidazione dei costi d’intervento. In cambio avrebbe avuto in regalo una macchinetta del caffè, un telefono cellulare, mobili per l’ufficio e la promessa dell’assunzione della figlia.

Nel corso dell’indagine sono stati notificati avvisi di garanzia a 4 persone, tra cui il rappresentante legale protempore della società sequestrata. Tra di loro c’è anche l’amministratore di fatto di una società della provincia di Cosenza che avrebbe versato un assegno di oltre 2.000 euro sotto forma di sponsor per un convegno organizzato dalla ELTA Service, finalizzato invece ad indurre gli esponenti della polizia locale di Letojanni a rendersi disponibili alla conclusione di accordi illeciti per la fornitura di dispositivi di controllo della velocità degli autoveicoli (autovelox).

Sono indagati anche un dipendente del Comune di Santa Teresa di Riva e il figlio: il primo avrebbe rivelato al titolare della società indagata notizie riservate sulla gara in corso per la stipula della convenzione di ripristino e bonifica stradale in cambio dell’assunzione in nero del figlio. L’inchiesta ha impegnato oltre 100 carabinieri del Comando Provinciale di Messina, che hanno operato anche nelle provincie di Catania e Cosenza.

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