giovedì,Aprile 25 2024

Sbarre, scenario desolante: rifiuti, buche e pozze piene d’acqua

Un tour nella periferia cittadina si snoda tra incompiute e fondi persi. Un vero disastro

Sbarre, scenario desolante: rifiuti, buche e pozze piene d’acqua

Rifiuti, buche e pozze piene d’acqua. Poche parole per descrivere che cosa è oggi il quartiere di Sbarre. E non stiamo parlando di periferia, ma soltanto di uscire di qualche centinaio di metri dal centro.

Ci sono persone che hanno contratto mutui per le abitazioni e che adesso si vergognano dello scempio che si consuma ogni giorno sotto gli occhi di tutti. «Non ce la sentiamo di ricevere persone in visita – spiegano con le mani sulla bocca – non riconosciamo più questo quartiere». Il breve tour di Sbarre parte dalla traversa Scopelliti, quella per intenderci dalla chiesa del Loreto arriva in via Mantova. Ci sono due esercizi commerciali. Per arrivarci bisogna fare molta attenzione: c’è una perdita d’acqua che, raccontano le persone del posto, è stata segnalata dal mese di settembre. E ancora oggi è lì. Accanto all’immancabile enorme cumulo di rifiuti, c’è una grossa e pericolosa buca che fa da corollario. Mentre documentiamo la situazione dobbiamo chiedere la massima attenzione da parte degli automobilisti perché la buca è strategicamente coperta dalla perdita d’acqua e non si vede, quindi chi passa lo fa velocemente, rischiando di distruggere il mezzo, o peggio. Ma, ci siamo chiesti, cosa potrebbe succedere per un motociclista che nella strada con la buca passa nottetempo e non riesce a scorgere la buca? Il giro prosegue sulle “montagne russe” di via Cantaffio, la strada che portava all’ex 208. Ora non ci sono più i nomadi ghettizzati ma le buche quelle sì sono rimaste. Sono, anzi diventate pericolosissimi crateri.


Si passa poi ai rioni Guarna e Caridi, per i quali erano stati stanziati fondi per il recupero. L’amministrazione Falcomatà aveva cominciato proprio da lì i cinque anni di legislatura. Il primo atto fu la visita sul posto dell’assessore ai lavori pubblici dell’epoca Angela Marcianò e del sindaco Giuseppe Falcomatà. Poi più nulla. Ci sono sempre gli stessi alloggi abusivi che non sono stati mai toccati e che impediscono di compiere qualsiasi tipo di bonifica dell’area. Il teatro multisala non si farà più.

Sempre a proposito di buche ci sono quelle di traversa Lombardo, sopra il viale Europa. Sul posto c’è un contenzioso con l’amministrazione che, pare, ritenga di non dover intervenire trattandosi di una strada privata. Dal rione Marconi fino alla rotatoria dei vigili del fuoco si snoda invece uno spartitraffico che, però, si ferma subito dopo la rotatoria. Sembra che i cittadini del posto abbiano raccolto le firme per fare in modo che i lavori si debbano fermare subito dopo la rotatoria. Vero o falso? Certo è che, nonostante la recinzione, nell’ultimo tratto non c’è traccia di prosecuzione dei lavori.

Per continuare il sopralluogo ci facciamo accompagnare da Giuseppe Eraclini, che della ex VI circoscrizione Sbarre è stato presidente per tantissimi anni. È la rabbia il suo stato d’animo prevalente, mista ad un sentimento d’impotenza. «Avevamo fatto tanto e oggi che cosa resta?» domanda mentre cominciamo il tour della spazzatura, che, nel rione Marconi,come vi avevamo già raccontato, continua a farla da padrona assoluta. Risolvere la situazione è impossibile, secondo Eraclini, è chiaro che se anche si facesse una pulizia straordinaria chi ha già sporcato continuerebbe a farlo. Secondo l’ex presidente le zone dovrebbero essere presidiate, sorvegliate, in modo che nessuno possa buttare rifiuti. Accanto ai rifiuti poi ci sono anche i roghi, di chi pensa di risolvere la questione accendendo un fuoco, aggravando invece pericolosamente i danni.

Eraclini ci mostra il campo da calcetto, in disuso: le reti che lo circondano sono spaccate in più punti e a chiunque è consentito l’accesso. «Avevo cercato di darlo in gestione a una società che potesse prendersene cura proprio per evitare tutto questo, ma niente da fare». Ci mostra poi quella che una volta era piazzetta Marconi: luogo di spettacoli, recite e musica. Adesso al centro c’è una muta fontana, dell’intrattenimento, tra gatti selvatici ed erbacce, nemmeno l’ombra. A pochi metri invece avrebbe dovuto nascere un centro polifunzionale, già inserito nel piano triennale: attualmente c’è una delle più grandi discariche a cielo aperto di tutto il quartiere. Mentre ascoltiamo le parole di Eraclini arrivano due nomadi, abitanti del posto «Non siamo stati noi – dicono indicando l’immondizia – anzi abbiamo preso i numeri di targa di chi butta la spazzatura, ne abbiamo almeno dieci».

Accanto al luogo in cui si raccolgono ferri vecchi c’è un’imponente fossa che si è cercato di tappare alla buona, ma il risultato non è stato raggiunto. L’acqua continua a zampillare copiosa e si unisce ai cumuli di rifiuti ai lati della strada. La situazione non cambia avvicinandosi all’ospedale Morelli: ci sono cumuli di rifiuti ai bordi delle strade di quella che dovrebbe essere una salutare struttura di cura. E accanto ci sono i resti pietosi dell’ex postazione di polizia. «Avevamo progettato un polo universitario oncologico che potesse nascere accanto al nosocomio» afferma Eraclini. L’area, malamente recintata, in disuso, è abbandonata: a guardarla da fuori mette quasi paura con le serrande divelte, l’accesso non interdetto ed è facile preda di chi è in cerca di riparo. Salutiamo il Morelli passando di nuovo in mezzo ai disastrosi scheletri di palazzi che tali resteranno perché con l’inserimento dei contratti di quartiere del loro abbattimento si sono perse le tracce.

Eraclini, amareggiato, promette clamorose iniziative, ma non adesso, subito dopo la campagna elettorale «per evitare inutili strumentalizzazioni» dice. Quando salutiamo il presidente ci accorgiamo che la strada per arrivare a piedi dal centro del quartiere alla scuola Ceravolo, un percorso che ogni giorno i bambini accompagnati fanno coi genitori, magari a piedi, è intransitabile. I marciapiedi sono continuamente e completamente pieni di rifiuti anche solidi, ci sono anche cucine, materassi. Di certo per i bambini che crescono vedendo questo scenario, l’idea della raccolta differenziata non sarà propriamente chiara nella mente.

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