Reggio, «trasporto disabili come merce di scambio». La denuncia
Dopo una lettera di denuncia straziante, Mirella Gangeri presidente dell'Agedi ha chiesto alle istituzioni di farsi carico del servizio, abbandonando la forma di compensazione con i tributi proposta dal Comune
Il trasporto dei disabili a Reggio Calabria appare essere divenuto più che un servizio una merce di scambio. È questa la denuncia di una delle tante associazioni che operano sul territorio. A spiegarci come il comune ha inteso monetizzare un servizio essenziale è Mirella Gangeri presidente dell’Agedi.
La testimonianza
«Il trasporto è un dramma, molte persone disabili rimangono chiuse in casa ormai da anni. Precisamente dal 2013 quando di fatto è stato monetizzato il servizio. In assenza di un servizio garantito attendiamo, forse, il rimborso di una piccola parte di quello che spendiamo. Ci arrangiamo ma non è mai un servizio adeguato e sicuro per come la legge prevede. Noi non vogliamo soldi, le famiglie vogliono il servizio. Chiediamo un supporto delle istituzioni e i servizi che ci devono essere garantiti per legge. Dobbiamo essere messi nelle condizioni di organizzare il nostro quotidiano per vivere questa vita che è veramente dura».
Le difficoltà che la disabilità porta con se sono molteplici e senza l’apporto necessario delle istituzioni la situazione peggiora drasticamente per le famiglie. Dopo il duro e commovente sfogo di un familiare cerchiamo di scavare e capire come il comune sta gestendo il servizio. Oltre al danno arriva la beffa perché se da un lato i rimborsi sono in netto ritardo pare che il comune abbia pensato a una formula di compensazione con i tributi ritenuta illecita dall’associazione.
La compensazione e i rimborsi
«Nessun genitore è stato rimborsato per il 2018 perché, a quanto pare, il comune vuole applicare una forma di compensazione con i tributi. Noi sappiamo che questa procedura è illegale e provvederemo a contestare nelle sedi opportune. Il comune ha scritto un regolamento dove chiarisce che i tributi si possono compensare solo con altri tributi e non con altre forme di rimborso. Oggi, invece, scopriamo che per avere il rimborso di una piccolissima parte di quello che spendiamo per il trasporto dei nostri disabili devono mettersi in contatto con l’agenzia di riscossione tributi per sapere se siamo in regola. Questo è inaudito noi chiediamo che le leggi vengano rispettate».
Mortificazioni e prese di posizione che hanno leso la dignità dei familiari che, dopo aver fatto ricorso al Tar, e dal 2018 attendono ancora oggi l’esito della sentenza, e scritto una lettera di denuncia non intendono fermarsi di fronte a quella che reputano una vera e propria ingiustizia nei confronti di chi è già messo a dura prova dalla vita e dalla disabilità.
L’appello arriva, infatti, da familiari stravolti non dalla disabilità, che hanno imparato ad amare e con la quale convivono, ma dalle istituzioni che, invece di essere a loro supporto, appaiono sempre più distanti.