giovedì,Aprile 25 2024

Governo, Pirilli: «Conte ignora il diritto della collettività»

Il già presidente della Provincia di Reggio Calabria: «Il premier non capisce la politica perchè la sua pelle è estranea a quel mondo»

Governo, Pirilli: «Conte ignora il diritto della collettività»

di Umberto Pirilli*

La Politica entra nel corpo dai pori della pelle e penetra via via i tessuti fino ad arrivare nei reconditi paesaggi dell’anima; e lì si ferma, paga e mai paga di essere e di non essere. Si interroga e chiede all’anima se è disposta ad accettarne fino in fondo il relativo vangelo, intriso di lacrime e sofferenze; a combattere contro l’esercito degli ignoranti, degli arroganti e degl’imbecilli; a rinunciare alle lusinghe del potere e alle tentazioni del dio denaro; ad aspettare il momento propizio prima di osare e nel tempo lungo dell’attesa a studiare leggere soffrire fino a quando il predestinato non sia pronto ad aggredirla convinto di poterne piegare i destini.

Il giovane, quel giovane, divenuto adulto si sente un sacerdote laico e affronta il grande deserto della vita consapevole che il primo e il più importante dei requisiti richiesti dalla Politica sia quello di poter essere e di poter restare sempre sè stesso, un uomo libero, libero dal bisogno, libero dalla schiavitù del bisogno. E’ bravo, maturo, entra nel mondo del lavoro non abbandonando mai il convincimento che il fanciullo che era debba restare vivo e il destino politico che lo attende, quale che sia, non dovrà cancellarlo mai. In lui dovrà vivere sempre il giovane fanciullo educato alla vita, sacerdote laico della Politica, attento ai fenomeni sociali e cultore di arte e di scienza, perenne conforto agli affanni mortali, i soli che potranno aiutarlo a tenere vivi nel cuore la bellezza degli ideali che tanto e a lungo hanno animato i suoi sogni (G. Pennisi).

Ora è pronto, si sente un virus clarus et bonus, si identifica nel modello dell’antica Roma, nell’uomo di preclare virtù il quale, prima dell’ascesa politica e militare, doveva superare i traguardi richiesti dando prova delle sue capacità e delle sue virtù. Però riflette: oggi il mondo è cambiato: ci sono sindaci senza una storia; ministri che vendevano caramelle negli stadi; deputati mai occupati ed eletti automaticamente nelle liste bloccate, grazie ad un portale; madre e figlio diventati di colpo legislatori, una casalinga e un disoccupato con dodici voti complessivi. E persino un presidente del consiglio, da una cattedra ascende al soglio più alto che interpreta laicamente come un dono degli Dei: si sente duce e imperatore, circondato com’è da stragrande mediocrità. Ogni giorno appare in tv e fa il conto della serva, giallo, rosso, verde e bianco, dispensa miliardi senza un fine, non capisce.

Lui, professore di diritto privato, ignora il diritto dei più, quello della collettività, quello della Politica che vuole un governo con mano salda, la barra dritta e nel contempo vuole un progetto credibile del futuro, vuole nella sostanza che la Politica e chi la governa disegni e costruisca il futuro. Non il futuro personale e quello della pletora di amici e clientes. Ma Conte non capisce la Politica perché la sua pelle, i suoi pori, la sua mente, il suo animo, educati tutti a pane e diritto sono estranei a quel mondo. Lui è estraneo, alieno, come alieno sarà il primo uomo su Marte. Il Nostro riflette e recupera dall’archivio della memoria una celebre frase di Longanesi: Un imbecille è un imbecille, due imbecilli sono due imbecilli, centomila imbecilli sono una forza storica. Perplesso, il Nostro interroga l’oracolo: posso in queste condizioni fare politica? L’oracolo: i tuoi ideali, la Polis, il bene comune, la passione civile, la visione del futuro mettili tutti in un cassetto, almeno per ora e fino a quando il tempo non avrà liquidato questo tempo.

*Già presidente della Provincia di Reggio Calabria

top