venerdì,Aprile 19 2024

Polistena, Tripodi su Policaro: «I fatti hanno la testa dura e non possono essere occultati»

L'ex assessore regionale torna duramente sulle risultanze dell'inchiesta "Faust", evidenziando la mancanza di rispetto nei confronti del padre Girolamo Tripodi

Polistena, Tripodi su Policaro: «I fatti hanno la testa dura e non possono essere occultati»

Riceviamo e pubblichiamo la nota di Michelangelo Tripodi, già assessore e consigliere regionale.

A Polistena un amministratore,  che negli ultimi tre anni ha spudoratamente e ripetutamente offeso la memoria di mio padre Girolamo Tripodi, invece di rispondere e chiarire in merito ai gravissimi e inauditi fatti emersi nell’operazione “Faust” condotta  dalla Procura coordinata dal procuratore della Repubblica di Reggio Calabria dott. Giovanni Bombardieri e dal Procuratore aggiunto dott. Gaetano Paci, ai quali esprimo ancora il mio convinto apprezzamento e pubblico sostegno, che investono direttamente il comune di Polistena, continua indegnamente e abusivamente a nominare Girolamo Tripodi, in un contesto nel quale, se  davvero volesse rispettare il prezioso e irripetibile lascito politico e amministrativo  e il suo insegnamento etico e morale, avrebbe dovuto già fare non uno ma mille passi indietro.

Ormai sono noti a tutti gli incontrovertibili fatti avvenuti in questi tre anni dalla scomparsa di Girolamo Tripodi che rappresentano una pesantissima offesa alla sua memoria e una ferita tuttora aperta.

Sono fatti gravissimi che evidenziano la mancanza del rispetto dovuto nei confronti di Girolamo Tripodi proprio da parte di chi avrebbe dovuto esprimere riconoscimento e gratitudine.

Il rispetto di Girolamo Tripodi non può essere una vuota affermazione verbale, che poi non trova alcuna conferma nella pratica amministrativa.

La tentata rivendicazione di un’odierna continuità con mio padre Girolamo Tripodi si riduce ad un mero esercizio retorico e verbale al solo scopo propagandistico. Si tratta esclusivamente di una auto-attribuzione abusiva, arrogante e priva di qualsiasi fondamento.

Peraltro, quanto accaduto con l’operazione “Faust”, con le notizie sconvolgenti per Polistena che sono emerse, conferma ove ve ne fosse ancora bisogno che da tempo è stata smarrita la via maestra indicata da Girolamo Tripodi.

Purtroppo, per chi si attarda a difendere l’indifendibile, a Polistena si è aperto un enorme e ineludibile problema politico, etico e morale: una paurosa voragine che ha sfregiato i valori della legalità e della lotta alla mafia. E fanno molto male quelli che continuano a girarsi dall’altra parte, negando l’evidenza dei fatti emersi dall’inchiesta giudiziaria e non assumendosi le responsabilità che questa triste vicenda squaderna davanti a tutti noi. Del resto, non saranno fiumi di parole inutili e vuote a cancellare i fatti che creano profonda inquietudine e grande preoccupazione nel popolo polistenese che ha conosciuto una storia gloriosa, limpida e cristallina e non avrebbe mai immaginato di vedere il comune infangato da fatti così gravi e inquietanti.

E’ vero o non è vero che il sig. Antonio Ierace, indicato dalla Procura come “partecipe con il compito di curare i rapporti con le altre consorterie mafiose e con i concorrenti esterni al sodalizio” e arrestato e posto ai domiciliari per limiti di età nell’ambito dell’operazione Faust, è suocero del sindaco di Polistena?

E’ vero o non è vero che il sig. Domenico Longo, indicato dalla Procura con la “carica di capo-società di Polistena” e arrestato e posto ai domiciliari per limiti di età nell’ambito dell’operazione Faust, è zio del sindaco di Polistena?

E’ vero o non è vero che il sig. Biagio Moretto “detto Peppino”, indicato dalla Procura come soggetto che ha “contribuito, senza farne formalmente parte, al rafforzamento, alla conservazione e al raggiungimento degli scopi dell’associazione di stampo mafioso denominata ‘ndrangheta” e arrestato e posto ai domiciliari per limiti di età nell’ambito dell’operazione Faust, è zio del sindaco di Polistena?

E’ vero o non è vero che i tre insieme ad altri sono stati arrestati nell’ambito di un’operazione giudiziaria in cui le accuse a carico degli indagati sono di associazione di tipo mafioso, concorso esterno in associazione di stampo mafioso, scambio elettorale politico-mafioso, traffico di stupefacenti, detenzione illegale di armi, tentato omicidio, usura e procurata inosservanza di pena?

E’ vero o non è vero che tutto ciò in sé rappresenta un fatto ineludibile e insormontabile, nonchè di una gravità assoluta che costituisce una ferita profonda per la città di Polistena, per la sua storia limpida e cristallina e per la sua immagine e credibilità?

Perché il sindaco di Polistena è stato zitto e non ha sentito il dovere morale di intervenire immediatamente su un’operazione giudiziaria che vede arrestati tre suoi parenti stretti e sulle gravissime intercettazioni che lo riguardano?

E’ davvero incredibile ed ingiustificabile la cieca ostinazione di chi continua strumentalmente a guardare la pagliuzza e non si accorge della trave nel proprio occhio, pensando così di poter rimuovere e cancellare l’inevitabile vulnus che è nelle cose.

Le pacche sulle spalle e le attestazioni di bravo ragazzo non possono spegnere l’incendio che divampa impetuosamente.

Sicuramente l’iter processuale farà il suo corso e giungerà alle sentenze che i giudici decideranno di emettere. C’è da dire, però, che già una sentenza è stata pronunciata attraverso un manifesto affisso a Polistena che, nel consueto discutibile stile, giudica inattendibile una persona arrestata, mettendo così chiaramente in palese discussione il certosino lavoro della Procura della Repubblica-Direzione Distrettuale Antimafia che a parole viene lodato.

Tuttavia, la questione è meramente politica, etica e morale. C’è un intreccio che va assolutamente reciso, separando nettamente e definitivamente le vicende personali dai ruoli istituzionali.

Noi comunisti che siamo orgogliosi eredi di Rocco Gatto, Giuseppe Valarioti, Giannino Losardo, Francesco Vinci e di tanti altri compagni assassinati dalla ‘ndrangheta, non possiamo assolutamente  essere acquiescenti ed omertosi e non lo siamo, tanto più a Polistena che, grazie a Girolamo Tripodi, è stata sempre una bandiera di legalità e di lotta alla ’ndrangheta, mentre oggi la sua immagine e credibilità è ridotta ad uno straccio.

Al di là della sequela di ingiurie e mistificazioni che sono tipiche di chi non avendo nulla da dire attacca e offende in modo gratuito e volgare illudendosi con ciò di poterci intimidire, rimane il fatto ripetiamo che quella che è di fronte a noi è una enorme questione etica e morale.

I comunisti come Girolamo Tripodi e tanti altri con lui, non hanno avuto mai alcun problema di questa natura. Anzi, agli odierni smemorati desideriamo ricordare che Girolamo Tripodi, spesso in maniera solitaria, fu testimone puntuale e coraggioso accusatore delle cosche mafiose in tanti processi contro la ‘ndrangheta che si caratterizzavano per il silenzio e le omissioni di decine di amministratori e politici calabresi.

Girolamo Tripodi ha governato Polistena per oltre 30 anni guidando l’Amministrazione all’insegna della legalità, della lotta permanente contro la ‘ndrangheta, che ha sbarrato la strada alle cosche, che ha fatto diventare Polistena un baluardo e un punto di riferimento in Calabria per la pulizia, la trasparenza e il rigore etico e morale. E, comunque, neanche in altre stagioni della vita politica polistenese vi sono stati sindaci legati per vincoli di parentela alle cosche locali: mai avvenuto lo scempio odierno.

La paurosa anomalia che si registra oggi va quindi immediatamente sanata e risolta.

Polistena non si merita di avere qui ed ora un sindaco con tre congiunti e parenti stretti agli arresti per mafia.

Tutto questo a Polistena non può essere normale e non può diventare la regola perché per noi comunisti vale sempre il principio che gli amministratori pubblici a tutti i livelli devono essere come la moglie di Cesare, cioè al di sopra di ogni sospetto.

Se si vuole davvero bene a Polistena, se si vogliono rispettare i suoi cittadini, se si vuole tutelare la storia nobile di una comunità fatta di onestà, laboriosità e legalità, se non si vuole continuare nell’oltraggio alla memoria di Girolamo Tripodi, allora bisogna trarre le conseguenze naturali e obbligate, anche per evitare provvedimenti più gravi che sarebbero un’onta ben più pesante per il comune di Polistena. 

Hic Rhodus hic salta.

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