martedì,Aprile 16 2024

Commissione Politiche Sociali e Assessore al Welfare Delfino ascoltano le istanze di “Insieme per la disabilità”

L'Assessorato chiederà al Dipartimento Welfare della Regione Calabria di «superare l'uso della contenzione meccanica nei luoghi di cura per la salute mentale»

Commissione Politiche Sociali e Assessore al Welfare Delfino ascoltano le istanze di “Insieme per la disabilità”

L’assessore alle Politiche Sociali, Demetrio Delfino, invierà al settore Welfare della Regione Calabria la richiesta di fare il possibile – per quelle che sono le proprie competenze e per come definito dalla circolare del Ministero della Sanità – affinché «si superi l’uso della contenzione meccanica nei luoghi di cura per la salute mentale». L’iniziativa è nata su input di Immacolata Cassalia, presidente dell’associazione “Insieme per la disabilità”, più volte audita sul tema all’interno della Commissione comunale per le Politiche sociali, presieduta dal consigliere Carmelo Romeo.

Proprio Romeo, insieme al consigliere Francesco Gangemi, nella giornata odierna ha accompagnato la dott.ssa Cassalia negli uffici dell’assessorato al Welfare per «informare il delegato della giunta Falcomatà sulla questione che appare, evidentemente, molto delicata».

L’assessore Delfino, dal canto suo, al pari di quanto già fatto dalla Commissione comunale, ha sposato e sostenuto le richieste provenienti dall’associazione “Insieme per la disabilità” e, sulla scorta di quanto scritto dalla Direzione generale della prevenzione sanitaria del Dicastero, ha ingaggiato una battaglia di sensibilizzazione e divulgazione sociale.

«La contenzione meccanica – è spiegato – è una pratica volta a limitare o impedire il movimento volontario di una persona in cura, allo scopo di evitare che procuri danno a sé stessa o ad altri. Per l’immobilizzazione, totale o parziale, si usano cinghie, lacci, fasce, polsini, cinture, corpetti, bretelle, tavolini servitori o spondine». Insomma, una pratica che il Comitato nazionale per la Bioetica ha definito «una violazione dei diritti fondamentali della persona» il cui superamento deve essere considerato «un tassello fondamentale nell’avanzamento di una cultura della cura in linea con i criteri etici generalmente riconosciuti e applicati in ogni campo socio sanitario».

Per l’assessore Delfino e per la commissione presieduta dal consigliere Romeo, dunque, si tratta, soprattutto, di una questione di civiltà per assicurare e garantire i diritti di soggetti particolarmente fragili».

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