Regione: su ambiente e sanità la Calabria copia le leggi di Emilia e Veneto
I provvedimenti che istituiscono l'Authority acqua-rifiuti e l'Azienda 0 sono in vigore nelle due regioni del nord. La censura di Amalia Bruni in commissione
In Germania i ministri si dimettono anche per motivi che in Italia non lo sarebbero affatto, tipo copiare le tesi di laurea. In Calabria, invece, si copiano pure le leggi su cui si fondano le (annunciate) rivoluzioni politico-amministrative.
Le due principali norme che fin qui stanno caratterizzando il governo del presidente della Regione e commissario della Sanità, Roberto Occhiuto, sono state ideate e scritte in altre regioni e poi replicate quasi alla lettera in Calabria, a parte i necessari adattamenti allo specifico contesto socio-amministrativo. Si tratta delle leggi per l’istituzione di Azienda 0 e dell’Autorità rifiuti e Risorse idriche della Calabria.
Le due leggi
La legge su Azienda 0 è stata approvata lo scorso dicembre dal Consiglio calabrese e dispone la creazione di un nuovo ente di governance sanitaria (con costi a carico del bilancio maggiorati di 700mila euro); quella sull’Autorità dà invece vita a una multiutility che dovrà occuparsi dell’organizzazione del servizio pubblico locale in materia di acque e rifiuti, è stata appena licenziata dalla commissione Ambiente e, con ogni probabilità, otterrà il disco verde dalla maggioranza di centrodestra nel corso della prossima seduta dell’assemblea regionale, già programmata per il 13 aprile.
Sono le norme fondanti del progetto riformista avviato dall’amministrazione del «detto, fatto», ma il loro padre non è Occhiuto.
Il caso in commissione
A sollevare in forma ufficiale il caso del copia-incolla di governo è stata l’ex candidata alla presidenza, Amalia Bruni. Mercoledì, in commissione Ambiente, ha sottolineato le «analogie» del testo in discussione «con la legge adottata nella Regione Emilia Romagna». Concetto poi ribadito anche dal pentastellato Davide Tavernise. In realtà, non si tratta di semplice «analogie», ma di una riproduzione perlopiù fedele della legge emiliana numero 23 del 2011. Basta metterle a confronto per rendersi conto che le due norme sono quasi identiche.
Copiato per intero l’articolo 1 (Oggetto e finalità), nel quale la Giunta calabrese ha però aggiunto il comma 5, assente nel testo emiliano. Praticamente simile l’articolo 2, mentre è proprio uguale il terzo, quello con cui si costituisce l’ambito territoriale ottimale nell’intero territorio della regione. L’articolo 4 varia leggermente perché l’«Agenzia territoriale dell’Emilia-Romagna per i servizi idrici e rifiuti» nella legge calabrese diventa «Autorità Rifiuti e risorse idriche della Calabria».
Per il resto, i due impianti sono sovrapponibili, ad esempio nei passaggi in cui si specifica che l’Agenzia e l’Autorità hanno personalità di diritto pubblico, informano le proprie attività «a criteri di efficacia, efficienza ed economicità», senza dimenticare «l’obbligo del pareggio di bilancio».
Ci sono pure differenze, soprattutto per quanto riguarda la governance. Gli organi dell’Agenzia emiliana sono il presidente, il Consiglio d’ambito, i Consigli locali e il Collegio dei revisori. Occhiuto ha invece depennato i Consigli locali e sostituito il presidente – in Emilia nominato in seno al Consiglio d’ambito – con un direttore generale, che in Calabria sarà scelto proprio «dal presidente della Giunta regionale sentito il Consiglio direttivo d’ambito».
La legge, dunque, è praticamente la stessa, ma quella calabrese assegna più poteri al governatore. E infatti la stessa Bruni, oltre a stigmatizzare la mancata «concertazione con i sindaci del territorio», avvenuta invece in Emilia, ha censurato senza mezzi termini la decisione di affidare a Occhiuto la scelta del dg.
L’azienda 0
Anche il caso Azienda 0 conferma il ruolo di primo piano del presidente in tutti i meccanismi decisionali relativi alla Regione.
Il testo calabrese è pressoché identico alla legge veneta numero 19 del 2016. Oltre agli articoli 1, sono corrispondenti pure le attribuzioni dell’Azienda (art. 2): dalle «funzioni e le responsabilità della Gestione sanitaria accentrata» alla «gestione dei flussi di cassa relativi al finanziamento del fabbisogno sanitario regionale»; dalla «redazione del bilancio preventivo e consuntivo della Gsa e dei relativi allegati, sui quali l’Area Sanità e Sociale appone il visto di congruità» alla «tenuta delle scritture della Gsa»; dagli «acquisti centralizzati nel rispetto della qualità, della economicità e della specificità clinica» alla «progressiva razionalizzazione del sistema logistico». Non mancano le differenze, anche in considerazione del fatto che la sanità calabrese è commissariata e quella veneta no.
Così, nella regione governata dal leghista Luca Zaia le linee guida dell’atto aziendale dell’Azienda 0 sono elaborate dalla Giunta, in Calabria anche dal commissario. Quanto agli organi, in Veneto come in Calabria sono il direttore generale, il collegio sindacale e il collegio di direzione.
L’articolo 5, dedicato al dg, è stato quasi completamente copiato, così come il successivo sul collegio sindacale. Praticamente simili gli articoli sul reclutamento del personale («l’Azienda Zero è dotata di personale proprio, acquisito mediante procedure di mobilità dalla Regione…»), così come quello sul bilancio («per la gestione economico-finanziaria dell’Azienda Zero si applicano le norme in materia di patrimonio, contabilità e attività contrattuale in vigore…»).
Il modello
Occhiuto, durante il Consiglio che ha dato l’ok alla legge, aveva ammesso di essersi rifatto a «un modello già praticato in altre regioni, come Veneto e Lazio», senza però specificare di aver proprio replicato una legge già operativa in un’altra realtà territoriale, peraltro molto diversa da quella calabrese. Il confronto più recente tra l’Authority calabrese e l’Agenzia emiliana scioglie ogni dubbio residuo: le leggi più importanti dell’amministrazione Occhiuto sono state redatte, per larga parte, usando senza parsimonia Ctrl+C e Ctrl+V, la combinazione di tasti per il copia-incolla su pc.
Il presidente, qualche mese fa, dopo aver stipulato un accordo con l’Areu, l’Agenzia regionale emergenza-urgenza della Lombardia, aveva dichiarato di voler «vedere personalmente come operano le altre Regioni» e che «a volte basta importare buone pratiche». Detto, fatto. Anzi, copiato.