venerdì,Aprile 19 2024

Referendum, a Villa San Giovanni il convegno “Giustizia giusta” con il senatore Calderoli

La responsabile regionale del Dipartimento Pari opportunità della Lega Francesca Porpiglia, che modererà l'incontro, spiega le ragioni del sì

Referendum, a Villa San Giovanni il convegno “Giustizia giusta” con il senatore Calderoli

Domani, alle 10, nell’Hotel la Conca in Villa San Giovanni, si terrà il convegno “Giustizia giusta” sui  diversi temi della giustizia non toccati dalla riforma o toccati solo in parte e a sostegno del sì ai Referendum. Introdurrà e farà da moderatrice Francesca Anastasia Porpiglia, responsabile regionale del Dipartimento Pari opportunità della Lega. Interverranno Pasquale Foti, avvocato e presidente della Camera penale di Reggio Calabria, Giacomo Saccomanno, coordinatore regionale della Lega e Maurizio Turco, segretario nazionale del Partito Radicale. Concluderà il senatore Roberto Calderoli.

«Dopo aver raccolto le firme e messe in campo una serie di iniziative pubbliche – ha affermato Porpiglia – visto il boicottaggio da parte di quasi tutti i mezzi di comunicazione, abbiamo ritenuto di organizzare a Villa un dibattito sul tema della giustizia per informare i cittadini, invitarli a recarsi alle urne e votare sì. Il funzionamento della giustizia infatti, è uno dei più grandi problemi che affligge il nostro Paese, tanto da diventare una delle priorità del governo Draghi legato, pure al Pnrr. Sappiamo per certo che la lentezza della nostra giustizia è uno dei tre grandi problemi, assieme a una burocrazia inefficiente e un’alta tassazione, che tengono lontani gli investimenti esteri dall’Italia

Il sistema della giustizia italiana soffre infatti, di un fondamentale problema: i tempi della celebrazione dei processi civili, penali ed amministrativi. La durata dei processi incide negativamente sulla percezione della qualità della giustizia resa nelle aule giudiziarie: una “giustizia ritardata è giustizia denegata”. L’efficienza del settore giustizia è condizione indispensabile per lo sviluppo economico e per un corretto funzionamento del mercato. Una riforma della giustizia che riduca i tempi, oltre a processi più veloci, porterebbe un punto di Pil da investire nei diversi settori e più certezza per le imprese e per gli investitori stranieri.

Si stima – ha continuato – che una riduzione della durata dei procedimenti civili del 50 per cento possa accrescere la dimensione media delle imprese manifatturiere italiane di circa il 10 per cento. E una riduzione da 9 a 5 anni dei tempi di definizione delle procedure fallimentari possa generare un incremento di produttività dell’economia italiana dell’1,6 per cento.  Questa oggi la giustizia italiana bocciata dall’Europa e dagli investitori! Un primo passo è stato fatto con l’approvazione da un ramo del parlamento della riforma Cartabia. Ma non è sufficiente! La riforma Cartabia, infatti, è solo l’inizio, un piccolo passo, una parte della grande riforma chiamata a rivoluzionare la giustizia: riguarda le regole organizzative, i tempi dei processi, le modalità di esecuzione della pena, il personale, la digitalizzazione, ma non interviene sui protagonisti dei processi. I giudici, i Pm, gli avvocati. Sulla distinzione tra funzione requirente e giudicante

E uno dei quesiti riguarda appunto la separazione delle carriere tra magistratura inquirente e magistratura giudicante. Oggi, ci si può ritrovare imputati per lunghissimo tempo e con l’impossibilità di un efficace difesa, se non si è ricchi a sufficienza, a causa della sproporzione evidente di forze esistente tra accusa e difesa. È necessario che questa commistione PM giudici per un processo equo e con meno errori venga meno! Per avere una prima idea di quanti siano questi ultimi, mettendo insieme sia le vittime di ingiusta detenzione, sia quelle di errori giudiziari in senso stretto, dal 1991 al 31 dicembre 2020, si sono registrati 29.659 casi: in media, poco più di 988 (circa mille) l’anno. Il tutto per una spesa complessiva dello Stato gigantesca, tra indennizzi e risarcimenti veri e propri, di 869.754.850 euro e spiccioli, per una media appena superiore ai 28 milioni e 990 mila euro l’anno. E qui la Calabria è maglia rosa: nel 2020 il distretto di Reggio Calabria, primo con (quasi  8 milioni) 7.907.008 € (90 casi, più di Roma con 77) e Catanzaro secondo con 4.584.529 € (66 casi).

Ci manca poco per sommare la metà di tutti i risarcimenti italiani a fronte di meno di 2.000.000 di abitanti. A fronte di tanti errori giudiziari la legge sulla responsabilità civile dei magistrati non ha funzionato: solo otto condanne in 11 anni dal 2010 al 2021 (3 in Tribunale e 5 in Cassazione) su 544 cause di responsabilità civile (peraltro indiretta) avviate nei confronti di altrettanti magistrati. A 10 condanne non si è mai arrivati, neanche in 11 anni. Purtroppo il referendum sulla responsabilità civile dei giudici molto auspicato è stato bocciato. Un referendum già votato dagli italiani e tradito dal parlamento. Ci auguriamo che il prossimo parlamento faccia meglio.

Ma al convegno si parlerà anche degli altri quesiti – ha spiegato -. Uno su tutti riguarda l’abolizione della legge “Severino” e gli effetti deleteri di questa legge che, magari, nello spirito poteva anche essere condivisa ma la cui applicazione concreta, ottusa, ha creato invece dei danni irreparabili. Da garantista e rispettosa della Costituzione credo che sanzioni così gravi che privano i cittadini del loro elettorato passivo e la comunità del diritto di essere governati debbano scattare solo in seguito a condanne definitive o comunque debbano essere vagliate per la gravità del caso concreto. È perciò importante, visto il “silenziamento”, partecipare ai dibattiti, informarsi ed informare ed  andare a votare ai referendum ma, soprattutto, a votare sì».

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