mercoledì,Aprile 24 2024

Chiusura centro Lilliput, Pazzano: «Serve riprendere il regolamento»

Il consigliere d'opposizione: «In Calabria anche ciò che è necessario e molto atteso può essere realizzato con criteri estremamente opinabili, con diverse criticità»

Chiusura centro Lilliput, Pazzano: «Serve riprendere il regolamento»

«Il centro educativo Lilliput ha chiuso. In una città sospesa, tutta surroghe, proroghe e deroghe, pare che l’unica certezza di qualcosa di certamente compiuto, di qualcosa che chiude debbano essere servizi e aziende: bisogni e lavoro. Si poteva evitare? Sì. Si poteva evitare? No. Dipende da quale punto di vista si guardi alla Politica. Se è un soggetto che registra dei fatti, che prende atto e basta delle norme, che registra gli accadimenti come inevitabili, allora la risposta è No. Se, invece, si guarda alla Politica come lo strumento che interviene per cambiare le cose, che ha visione, che programma, allora la risposta è Sì.». A porre queste domande è il consigliere comunale Saverio Pazzano che aveva sollevato al questione, anche seforse troppo tardi, nell’ultima riunione del civico consesso.

Per Pazzano del movimento La Strada «Il Regolamento regionale per i servizi sociali ha recepito, con grande ritardo, quasi vent’anni dopo, le indicazioni di una legge quadro nazionale. Ma in Calabria anche ciò che è necessario e molto atteso – e che dovrebbe, almeno per questo, essere più ragionato e ben fatto- può essere realizzato con criteri estremamente opinabili, con diverse criticità. Come nelle migliori storie della politica locale, nessuno ne è responsabile: io allora non c’ero, forse c’eri tu, no, allora forse tu…La Regione doveva, il Comune poteva…Parabola significa che tutto è rimasto fermo. Cosa bisognerebbe fare? Riprendere il Regolamento -che pure è essenziale, sia chiaro- e ascoltare, correggere le criticità. Spetta solo alla Regione? Per quello che mi riguarda, il Comune di Reggio, in questo territorio così dolorante, non può permettersi di dire: non ci possiamo fare nulla, non è responsabilità nostra. Sennò che ci sta a fare, a passare le carte da un tavolo all’altro? Ha il dovere di difendere ogni presidio sociale con il massimo delle energie possibili.

Chi lavora nel sociale non prende lo stipendio da 17 mesi? Il problema è a Roma. I centri diurni chiudono? Il problema è a Catanzaro. Ma dai…per favore. Si apra una riflessione senza campanili, senza retoriche pelose e non pelose, senza pregiudizi: non possiamo permetterci di perdere alcun presidio sociale, culturale, lavorativo in questa città.

Da non so quanto attendo una relazione scritta sul Piano di Zona, in modo da poter sentire, con cognizione di causa, il polso di Reggio -quartiere per quartiere, bisogno per bisogno- sul tema dei servizi sociali.

La rassegnazione è la cosa più evidente che si respira in città, in ogni ambito. Allora bisogna andare a prendere aria da un’altra parte: alla Costituzione. Se un regolamento vince, ma perde la Costituzione, allora qualcosa non funziona. I diritti degli ultimi sono traditi. Finché continuerò a vergognarmi di una cosa del genere, che una cosa del genere accada, allora saprò di essere vivo. Non bisogna rassegnarsi, non bisogna mollare di un centimetro. In nulla, mai».

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