mercoledì,Aprile 24 2024

Polistena, completato il murales “rivoluzionario”. Tripodi: «Monito contro la guerra e inno alla pace»

Il sindaco: «Rappresenta sentimenti contrapposti che si identificano nella rabbia e nel desiderio di rivoluzione del più grande campione di calcio di tutti i tempi sorretto dallo sguardo dei due bronzi»

Polistena, completato il murales “rivoluzionario”. Tripodi: «Monito contro la guerra e inno alla pace»

È stato completato ieri il murales, opera del pittore Cosimo Allera, realizzato sul muro sottostante il parcheggio dell’ospedale di Polistena, intitolato “I miti di ieri e i miti di oggi”. Nel murales è stata raffigurata, tra i due Bronzi di Riace, “La mano de Dios”, ossia la rete di mano segnata da Diego Armando Maradona nei quarti di finale del Mondiale 1986, ai danni dell’Inghilterra, con la quale fece vincere la partita alla nazionale argentina, anche grazie a un altro gol memorabile, con il risultato finale di 2-1, laureandosi in seguito campione del mondo dopo aver battuto il Belgio in semifinale e la Germania in finale. Ma quale assonanza c’è tra i Bronzi di Riace e l’epico gol di Maradona? A spiegarlo è stato i sindaco Michele Tripodi, che ha parlato di un messaggio “rivoluzionario”.

Tripodi: «Inno alla pace»

«Il muro – ha spiegato il primo cittadino – prima deturpato dall’affissione selvaggia, é stato scelto dall’amministrazione comunale nell’ambito di un progetto di riqualificazione avviato lo scorso anno, rappresentativo di uno fra i quattro elementi naturali: l’aria. Da qui la richiesta di adesione al progetto di Street Art promosso dalla Città metropolitana che, associando il tema dei Bronzi di Riace, ha finanziato la realizzazione del murale. Abbiamo così pensato a una rappresentazione mista, capace di coniugare i contenuti arricchiti del gusto dell’inaspettato e dello spunto critico tipico della Street Art. L’arte dei murales di strada appunto, é di per sè una sfida al sistema compiacente e alla società conformista che, in questo tempo difficile ricalca proprio il modo di amministrare, il pensiero e la diversità delle scelte compiute dall’amministrazione comunale di Polistena.

Il murale con dentro “La mano de Dios” che garbatamente l’autore Cosimo Allera ha denominato “I miti di ieri e i miti di oggi”, é insieme un monito contro la guerra, un inno alla pace, alla solidarietà e all’integrazione fra i popoli, uno stimolo alla ribellione che parta dal Sud del mondo e dai più deboli, un’evidenza che metta al centro il Mediterraneo con le sue bellezze poco valorizzate, la sua arte, le sue civilità, le sue culture multiformi e variopinte dalle diverse influenze dei popoli e degli stati che vi si affacciano.

Diego Maradona, campione di calcio del Napoli, città del Sud Italia bagnata dal Mar Mediterraneo, passò alla storia in quella partita del mondiale Mexico 1986, Argentina-Inghilterra vinta dalla seleccion argentina 2-1, per aver segnato il goal più bello della storia del calcio. Ma pure per aver segnato un secondo goal con una mano, suscitando nell’immediato lo scandalo della critica che si scagliò addosso allo stesso Maradona. Le risposta del “Pibe de oro” fu secca, provocatoria ed efficace: quella mano é stata “la mano de Dios”. Il riferimento immediato era alla guerra che l’Inghilterra, per imprecisate ragioni di retaggio neocoloniale, combatté per rivendicare la proprietà delle isole Malvine, arcipelago poco distante dalla costa dello Stato argentino. La mano de Dios fu segno di liberazione nei confronti dell’imperialismo e della politica neocoloniale portata avanti dagli Stati più ricchi e più potenti della Terra».

Polistena come Napoli

I sindaco ha sottolineato che «la città di Polistena condivide con la città di Napoli, la seconda casa di Maradona, una storia artistica comune e soprattutto gli stessi problemi di un Sud sempre più emarginato e depredato delle sue risorse umane, ridimensionato nelle sue risorse materiali da politiche sbagliate come l’autonomia differenziata, afflitto dal dramma della disoccupazione giovanile. Malgrado tutto è un Sud illuminato dal sole e dalla speranza di cambiamento, sempre in grado di sfoggiare felice alcuni primati come la qualità dell’aria, dei paesaggi, della natura, i colori azzurri e brillanti del cielo e del mare e quelli frizzanti dell’arcobaleno.

Dal murale di Polistena emerge all’esterno tutta questa interiorità e soprattutto si leggono sentimenti contrapposti che si identificano nella rabbia e nel desiderio di rivoluzione del più grande campione di calcio di tutti i tempi rappresentato nel disegno e sorretto allegoricamente dallo sguardo dei due magnifici bronzi che, da attenti e impassibili osservatori, si scambiano nel ruolo dei calciatori protagonisti. Guerrieri, freddi, implacabili, sontuosi, coraggiosi protagonisti della storia passata e presente. Appunto come dice bene il maestro Allera: “I miti di ieri e di oggi”».

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