giovedì,Marzo 28 2024

Autonomia differenziata, da Reggio levata di scudi: «Occhiuto riapra il confronto»

De Magistris, Laghi e Conia insieme ai comitati del no schierati contro il progetto Calderoli

Autonomia differenziata, da Reggio levata di scudi: «Occhiuto riapra il confronto»

«Il Governo nazionale, la sua maggioranza considera una priorità la secessione del nostro paese. Considera una priorità aumentare le discriminazioni territoriali a discapito del sud».

Luigi De Magistris a Reggio Calabria ha ribadito la sua posizione netta e contraria al progetto di autonomia differenziata. Lo ha fatto schierandosi, unitamente ai comitati del No, ribadendo come il Governo «considera una priorità consolidare le disuguaglianze economiche sociali. Chi è contro l’autonomia differenziata non è contro l’autonomia. Io ho fatto il sindaco quindi ci sta pure l’autonomia ma la vera autonomia e quella dei sindaci, dei territori, ai popoli. Non quella in cui si dà molto potere ai vertici delle regioni e soprattutto alle regioni più ricche che già hanno tanto. Con l’autonomia differenziata chi ha di più continua ad avere di più e chi meno avrà meno. Quindi, il sud pagherà in termini sanità, di servizi, di infrastrutture, un prezzo ancora più alto di quello che sinora ha pagato».

L’autonomia in sanità

E al no di De Magistris si è unito il consigliere regionale Ferdinando Laghi che ha chiarito come «questa sarebbe la pietra tombale per un possibile miglioramento sanitario delle nostre popolazioni. Un sistema che già adesso richiederebbe l’unificazione a livello nazionale che dovrebbe essere appunto unico e universale. Con la Calderoli retrocederebbe dal livello in cui siamo a regionalismo differenziato e renderebbe irreversibilmente impossibile un miglioramento del diritto alla salute della popolazione calabrese».

Le azioni

E anche il responsabile nazionale DemA Michele Conia non ha risparmiato una dura critica a un progetto che «vedrebbe l’Italia ulteriormente divisa. Ma diremo no tramite queste iniziative in tutto il paese perché si parla di diritti differenziati. E noi diciamo no perché i diritti non saranno più uguali, saranno diversi formalmente diversi regione per regione. Così com’è prevista questa riforma prevede che un contratto di lavoro per l’insegnante potrà essere, sarà diverso tra l’insegnante in Calabria o le insegnanti in Veneto e Lombardia. Non è solo questione nord-sud, questione ricchi e poveri, io credo che anche al nord e al centro Nord e le fasce più deboli pagheranno pesantemente».

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