venerdì,Aprile 19 2024

Cinquefrondi, la denuncia di Michela Chindamo: «Sfregiato il manifesto funebre di mio padre»

Il capogruppo del Pd non ci sta: «Gesto ignobile e vigliacco. Barbarie sociale che va condannata»

Cinquefrondi, la denuncia di Michela Chindamo: «Sfregiato il manifesto funebre di mio padre»

«Ho sporto denuncia alla stazione dei Carabinieri di Cinquefrondi relativamente allo sfregio del manifesto di morte di mio padre affisso su una delle arterie principali del paese». Così in una nota il capogruppo del Partito Democratico nel consiglio comunale di Cinquefrondi Michela Chindamo.

«Non erano trascorsi neppure due giorni dai funerali e, per questo, è ancora più intollerabile e duro da digerire, prima di tutto per noi familiari, poi per i tanti amici che gli hanno voluto bene e per la parte sana di questo paese. Qualcuno ha voluto offendere quello che ogni persona normale intende custodire intimamente: la memoria dei defunti e una dipartita che si comunica alla comunità per rinsaldare i legami di fraterna solidarietà».

«Chi si è macchiato di questo gesto ignobile e vigliacco è totalmente ignaro del fatto che un anonimo taglierino non possa rimuovere mio Padre dalla mente e dal cuore di quanti l’hanno stimato. L’elevata statura morale e l’onorabilità non si impongono e l’atto miserabile qualifica perfettamente la mano e la mente che ha partorito una vigliaccata di tale portata».

«Credo sia il caso di non sottovalutare l’accaduto o derubricare il taglio della foto di mio Padre -eseguito con estrema cura- a una cosa di poco conto, essendo anche sintomo -visto l’impegno politico che l’ha contraddistinto con chiarezza e lealtà- di una barbarie sociale che va condannata, isolando l’esecutore ed eventuali complici».

«È profondamente triste per noi familiari, dover aggiungere all’immenso dolore anche il raccapriccio, ma so che la mia denuncia, in questo momento di lutto, si muova in linea con gli insegnamenti che sono stati impartiti a noi figlie, in nome di valori che ognuno ha il dovere di difendere» conclude Michela Chindamo.

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