sabato,Dicembre 7 2024

Polistena e ex Lsu/Lpu “della discordia”, Tripodi: «Speculazione politica»

Il sindaco ha chiarito in merito alla vicenda che vede 14 lavoratori presentare ricorso al giudice del lavoro

Polistena e ex Lsu/Lpu “della discordia”, Tripodi: «Speculazione politica»

Ex Lsu/Lpu della discordia a Polistena, dove dei 40 che prestano servizio in Comune, 14 hanno fatto ricorso al giudice del lavoro. Una vicenda spinosa che è stata anche al centro del dibattito nel corso della seconda serata della festa organizzata dal gruppo di minoranza “Polistena futura” e che ha portato il sindaco Michele Tripodi a voler chiarire alcuni aspetti in merito.

«Abbiamo letto di una sbalorditiva campagna strumentale che da tempo vede schierati alcuni dipendenti comunali, precisamente 14, che si rifiutano di lavorare le ore aggiuntive per come integrate finanziariamente dalla Regione Calabria – ha esordito il primo cittadino, con un lungo post pubblicato sulla pagina Facebook del Comune -. Prima di entrare nel merito, intendo precisare che se oggi nel comune di Polistena 40 lavoratori hanno un contratto di lavoro a tempo indeterminato lo devono al sottoscritto che da sindaco, nel 2020, ha proceduto alla stabilizzazione degli stessi, togliendo dalla precarietà diversi nuclei familiari.

Ciò è stato possibile grazie ai prepensionamenti di altri dipendenti avviati qualche anno prima – ha continuato – sacrificando con ciò altri servizi interni al Comune. Diversamente, a quell’epoca, non si poteva dar luogo alla stabilizzazione di tutto il bacino degli ex Lsu-Lpu. Polistena è stato uno tra i primi comuni della Calabria, proprio perché riteniamo giusto dare dignità e futuro a tutti i lavoratori dopo anni di precarietà e promesse. Oggi constatiamo con amarezza che quello sforzo non è stato sufficientemente apprezzato, poiché alcuni lavoratori, imbeccati da una chiara strumentalizzazione politica, hanno proposto ricorso giurisdizionale per ottenere il tempo pieno, ovvero non 26 ore quanto l’Amministrazione ha inteso attribuire in modo uniforme a tutti, bensì l’inquadramento a 36 ore settimanali. Il che è impossibile per mancanza di risorse».

Tripodi ha quindi sottolineato che «chiedere il tempo pieno sulla base di un contributo regionale integrativo che non copre per intero il costo lordo delle ore da riconoscere a ciascun lavoratore, significa semplicemente voler condannare il Comune al fallimento finanziario totale. Magari potessimo portare a tempo pieno tutti i dipendenti dell’ente comunale, compresi anche gli altri 13 dipendenti, stabilizzati prima e già inquadrati da tempo a 26 ore settimanali, che si sommano ai 40, stabilizzati ora. Abbiamo in tutti i modi detto ai lavoratori e messo nero su bianco con atti formali, che il comune è disponibile a riconoscere per intero a ciascun lavoratore le ore integrative per l’intero importo concesso dalla Regione. Nulla da fare, solo 26 su 40 hanno compreso e accettato, gli altri 14 no. Qui è in atto una velleitaria finzione giuridica posta ai malcapitati lavoratori in modo fuorviante, con la speranza che possano ottenere un “diritto” che non spetta loro, ovvero gli stessi sono stati convinti che il contributo regionale debba essere ricalcolato al netto degli oneri contributivi e non al lordo, con il conseguente riconoscimento di ore aggiuntive non dovute».

Il sindaco accusa quindi l’opposizione di strumentalizzare la questione, sostenendo che se questa rivendicazione che lui definisce «farlocca» è avvenuta, «la ragione è politica, e prova ne è il fatto che in un dibattito organizzato dai nostri oppositori, è andato in scena uno show contro il sindaco brutto, rosso e cattivo. Anche i giudici del lavoro che si sono pronunciati separatamente su due vertenze hanno compreso benissimo il nodo della questione invitando in via conciliativa il Comune a far recuperare tutte le ore non lavorate ai lavoratori. Proposta che noi accettiamo di buon grado perché rispecchia la nostra linea di giustizia e rispetto verso lavoratori e cittadini. Per tali motivi siamo in presenza di una speculazione artatamente cavalcata da personaggi che avrebbero il dovere di tacere o perlomeno di dire la verità ai lavoratori, mentre invece marciano sul disagio sociale per mania di protagonismo o per veicolare lo scoop.

Una cosa è certa – ha concluso Tripodi – il danno per la mancata prestazione lavorativa dei 14 dipendenti lo sta subendo la comunità di Polistena. Si lavora per i cittadini, non per gli amministratori pro-tempore. Valuteremo se questo continuo rifiuto di lavorare le ore integrative possa costituire un danno non solo agli stessi lavoratori ma pure ai cittadini che chiedono maggiori servizi, manutenzioni delle aree verdi, piccole opere di sistemazione che senza l’apporto di alcuni lavoratori potrebbero subire rallentamenti. Noi siamo e saremo sempre dalla parte del lavoro, di lavoratrici e lavoratori, ma non permetteremo a nessuno di portare in bancarotta il comune di Polistena, su un capriccio che non tiene alcun conto degli interessi comuni a tutti i cittadini».

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