giovedì,Maggio 1 2025

Reggio, Adriana Toman declina il caso Oliverio tra pregiudizio di Stato e sovranità limitata

Presentato il libro della giornalista e scrittrice con un dibattito sui pericoli di una «deriva giustizialista» con la presenza dell’ex presidente della Regione

Reggio, Adriana Toman declina il caso Oliverio tra pregiudizio di Stato e sovranità limitata

«Reagire! Anche quando ci si sente colpiti. Perché la cosa peggiore è che si possa fare spazio l’idea che, parafrasando Alvaro, vivere onestamente sia inutile». Così l’ex Presidente della Regione Calabria, Mario Oliverio, ha chiuso l’intenso pomeriggio dedicato, nei giorni scorsi, alla presentazione del libro di Adriana Toman “Pregiudizio di Stato. Quell’Italia a sovranità limitata – Il caso Oliverio”, edito da Città del Sole.
Fino al momento, del resto, Oliverio era rimasto spettatore interessato di un confronto a più voci, moderato dal presidente dell’Ordine dei giornalisti Giuseppe Soluri, e incentrato non solo sulla sua vicenda giudiziaria, ma sull’universo giustizia in Italia.

«Un lavoro che – ha detto Adriana Toman spiegando le ragioni che l’hanno spinta a scrivere il libro – ha preso spunto dalla vicenda politico giudiziaria che ha interessato il Presidente Oliverio ma che non è un libro su Oliverio. Nel libro si affrontano temi scabrosi, si richiamano vicende che costituiscono il denominatore comune di una prassi che esprime l’essenza di un pregiudizio consolidato nei confronti della Calabria. Il via libera a misure draconiane, un utilizzo fuori da ogni regola dello strumento delle intercettazioni che spesso piuttosto che essere usato per fare chiarezza nelle indagini, viene utilizzato per costruire operazioni giudiziarie. Una regione, la Calabria, vittima al tempo stesso della ‘ ndrangheta e dello Stato, con il numero più elevato di Comuni sciolti per mafia ed il numero più alto di errori giudiziari».
Il libro, d’altra parte, racconta, supportato da vicende concrete e in molti casi inedite, il pregiudizio che permea ogni vicenda giudiziaria, per il quale la nostra terra paga un prezzo drammatico. E il concetto di “pregiudizio” è stato un po’ il fil rouge dell’intero pomeriggio.

«La Calabria vista come un problema giudiziario»

Gli interventi dell’avvocato Nico D’Ascola, professore Ordinario di Diritto penale, e dell’avvocato Armando Veneto già Presidente Nazionale delle Camere Penali, hanno ripreso ed approfondito il tema della «deriva giustizialista» di cui si è resa protagonista una parte della magistratura inquirente.

Per D’Ascola il fulcro della questione potrebbe stare nei «due diversi modi di vedere la regione Calabria, con quella sovranità limitata da un verso e il pregiudizio di stato dall’altro, che inquina il processo», dovute alle «differenze tra pensiero giudiziario e pensiero politico». Non una critica ai magistrati, ha sottolineato il penalista, ma «loro vedono il problema calabrese come problema giudiziario. La politica lo deve vedere come un problema sociale».

A rincarare la dose ci ha pensato l’avvocato Veneto, secondo il quale «in questo momento un qualsiasi cittadino per bene può avere paura, perché sono troppi gli strafalcioni commessi». Lo scrittore Mimmo Gangemi, da sempre sensibile all’argomento, ha messo in evidenza il dato «preoccupante di una macchina giudiziaria che fa strage di innocenti. Sono il 57% le persone sottoposte a misure cautelari e rinviate a giudizio ad essere assolte perché innocenti. Basta con l’equazione garantista uguale ‘ndranghetista».
Da parte sua il giornalista e scrittore Ilario Ammendolia, garantista convinto, ha evidenziato come «piuttosto che perseguire reati, una parte della magistratura inquirente è alla ricerca del consenso ed agisce praticando un protagonismo che spettacolarizza l’azione giudiziaria, utilizzando in tal senso settori importanti del sistema dell’informazione».

In tal senso l’ex sindaco ha ricordato «la gogna mediatica che accompagna operazioni giudiziarie nelle quali vengono coinvolti personaggi, della politica e non solo, per avere un maggiore impatto mediatico. Personaggi che, come nel caso di Oliverio Presidente di Regione, poi risultano assolti con formula piena. Operazioni che, secondo Amendolia, hanno arrecato non solo un danno inestimabile alle persone ma hanno contribuito non poco alla criminalizzazione della Calabria».

Sgarbi: «Chi ha pagato per gli sbagli su Oliverio?»

Da remoto è intervenuto anche il sottosegretario di Stato Vittorio Sgarbi, che è stato molto vicino all’ex presidente nell’immediato della condanna. Il critico e storico d’arte è convinto che Oliverio sia stato vittima di una palese ingiustizia: «Non sono io a dirlo, ma la Cassazione e le sentenze che lo hanno assolto con formula piena, perché il fatto non sussiste. Più chiaro di così! Chi ha pagato per questo? Chi ha pagato per avere relegato il Presidente della Regione nel perimetro del suo comune, in Sila, per mesi, impedendogli di esercitare il mandato conferitogli dal popolo?»

All’incontro è intervenuto anche il sindaco di Reggio Calabria Giuseppe Falcomatá, fresco dell’assoluzione in Cassazione per il reato di abuso d’ufficio. Il primo cittadino ha reso merito ad Oliverio ricordato gli interventi dell’ex presidente per la città, a partire dalla immissione nella rete idrica cittadina dell’acqua del Menta, un’opera questa, attesa da oltre 40 anni. «Il presidente Oliverio – ha detto Falcomatá – è stato ed è un vero amico di Reggio. Un uomo che non ha mai perduto l’amore per la propria terra anche se erano forti e tante le ragioni per farlo. Il libro di Adriana Toman contribuisce a sviluppare una seria riflessione su quanto è accaduto a Mario Oliverio ed a tanti Sindaci ed amministratori locali e semplici cittadini ma anche sulle condizioni sociali e politiche e sul rapporto tra lo Stato e la Calabria»

Oliverio: «Viviamo all’interno di un sistema che alimenta il pregiudizio»

«Questo libro ha un valore ed una funzione importanti – ha detto Oliverio nel suo intervento finale -. Le sentenze rendono giustizia e restituisco onore e dignità calpestati con cattiveria ed ingiustificata violenza. Contribuiscono a riconquistare fiducia nella Giustizia e la serenità necessaria».

Le sentenze, tuttavia, ha rimarcato l’ex presidente, non ripristinano la condizione precedente. «Purtroppo non hanno questo potere. Cancellare le gravi implicazioni e i danni collaterali che in simili situazioni si determinano è impossibile. I danni sono incalcolabili e di diversa natura: politica, personale, umana. Per questo il libro va oltre le sentenze, per contribuire ad affermare la verità portando a conoscenza il sistema di interessi, intrighi, poteri, condizionamenti, cattiverie, relazioni più o meno inquinate che sono alla base di quanto si è verificato».

Un sistema che – a detta di Mario Oliverio – «alimenta il pregiudizio che come una piovra soffoca questa terra. Un sistema del quale malagiustizia e malapolitica sono ingranaggi di un tritacarne che si alimenta dello stesso carburante populista e giustizialista».

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