UN ANNO DI POLITICA | Montagne russe a palazzo San Giorgio per decidere il destino della città
Un limbo alla ricerca della nuova giunta cominciato dal ritorno di Giuseppe Falcomatà a ottobre e che ancora non ha trovato una schiarita
Si chiude il 2023 ma, in realtà, la politica della città dello Stretto resta sospesa. Un limbo alla ricerca della nuova giunta cominciato dal ritorno di Giuseppe Falcomatà a ottobre e che ancora non ha trovato una schiarita. L’anno era iniziato con i due facenti funzioni al Comune e Metrocity, Paolo Brunetti e Carmelo Versace, chiamati a governare la città orfana del sindaco dopo la sospensione per la legge Severino, seguita alla condanna in appello per il caso Miramare. Anno di fuoco per Brunetti che è andato persino allo scontro con Occhiuto le vicenda di Arrical, e che lo visto ancora protagonista nella vicenda dei rifiuti e a mancata definizione per la controversia amministrativa tra Teknoservice, aggiudicataria dell’appalto e la concorrente Ecologia Oggi.
Ma le fatiche maggiori, a parte le richieste di dimissioni a singhiozzo, da parte di una minoranza che si è sforzata veramente poco nel fare opposizione, sono toccate ai due ff dal mese di luglio con la vicenda della ex Reggina, diventata poi La Fenice amaranto. Lo shock dell’abbandono di Saladini, l’arrivo/partenza di Ilari e il ritorno della società al Comune che ha portato il facente funzioni ad assumersi la responsabilità di decidere a chi affidare la nuova pagina di storia amaranto. Brunetti, in disaccordo con Versace e Latella, ha preferito l’attuale direttore Ballarino a Stefano Bandecchi, sindaco di Terni, che aveva manifestato, da imprenditore, la volontà di prendere la società. I rimbrotti sulla scelta vengono fatti a cadenza giornaliera da Massimo Ripepi che tifa Bandecchi e che con lui ha saldato un’alleanza per le prossime elezioni a sindaco in cui sarà candidato per Alternativa popolare.
Le (future) elezioni comunali
Il 2023 è stato più che mai l’anno dell’incertezza. La decisione della Cassazione su Falcomatà e l’idea che potesse decadere da sindaco hanno spinto in molti a portarsi avanti col lavoro e a pensare già alle future elezioni. Oltre a Ripepi, aveva aperto le danze il 15 maggio, Eduardo Lamberti Castronuovo, ex sindaco di San Procopio, ex consigliere metropolitano, con l’apertura di una segreteria per l’ascolto dei cittadini.
In vista di questi assetti, a cercare migliori fortune anche consiglieri comunali: il primo è stato Mario Cardia che è traghettato dei Democratici progressisti, poi si è allontanato dalla maggioranza fino ad approdare alla Lega, insieme ad un altro componente (e non da poco della maggioranza) Armando Neri. Nel frattempo anche Nino Castorina lascia il Pd, dopo una breve sosta nel gruppo misto, per arrivare in tempo a fare forza coi Dp nelle trattative per la nuova giunta. Si mormora che il suo prossimo approdo potrebbe essere in Azione.
Le vicende giudiziarie
Oltre al processo Miramare, chiusosi definitivamente a ottobre, il sindaco sospeso è stato chiamato a rispondere anche per il Miramare bis. Costola del primo processo, scaturita da una denuncia di Reggio Futura, per il fatto che il primo cittadino non si sia costituito nel processo Miramare. Falcomatà il 3 ottobre è stato rinviato a giudizio e si sono svolte le prime due udienze. Si ripartirà a febbraio. Sempre a ottobre scorso, nel procedimento sui brogli elettorali, in occasione del rinvio a giudizio di Antonino Castorina, rilevato che il presidente della Commissione elettorale al tempo della commissione del fatto era il sindaco Falcomatà, è stata disposta la trasmissione degli atti alla procura della Repubblica.
Il 25 ottobre
Spartiacque atteso il 25 ottobre. Giorno della decisione della Cassazione. Per il sindaco non poteva andare meglio. Dopo due anni di sospensione Giuseppe Falcomatà torna ad amministrare la città di Reggio. Nessuna prescrizione per il reato, ma annullamento senza rinvio. La Suprema corte stabilisce per lui, e gli altri imputati, una ipotesi ex art.56 comma 3 codice penale. Avviata la cosiddetta “desistenza”. Ed ha accolto la tesi difensiva secondo cui il delitto non si è mai concretizzato perchè, nel caso di specie, la delibera Miramare era stata modificata in fase di discussione.
La nuova giunta
Con il ritorno del sindaco, tornano anche gli ex assessori poi consiglieri da Saverio Anghelone, ad Armando Neri, Giuseppe Marino, Antonino Zimbalatti, con conseguenti modifiche degli equilibri perchè Anghelone resta a destra al posto di Califano che era traghettato in una maggioranza oggi più risicata.
Il sindaco da subito spiega di voler cambiare musica e musicanti. Ma il cammino per la nuova giunta non si è dimostrato facile come lo aveva immaginato. Sottili silenzi e non detti, rinvii e idee taciute hanno portato ad inasprire un rapporto, quello col Pd, fino ad arrivare durante la seduta dell’ultimo consiglio comunale, a registrare l’assenza dei Dem in aula e la maggioranza coi soli esponenti delle civiche che va sotto.
Uno spettacolo che però deve aver avuto presa sul sindaco che negli ultimi giorni dell’anno ha manifestato un ammorbidimento di posizione rispetto al rinnovamento totale. Sindaco e Pd cercano un dialogo. Il primo però ha fretta (e forse è il caso dopo più di due mesi) di chiudere e ripartire con questo terzo tempo partito a rallentatore. Nessuna fretta invece da parte dei Dem che, dopo la presentazione del loro documento politico, aspettano di riempire le caselle dei loro assessori. Ma intanto, a giorni di distanza, non fanno i nomi chiesti dal sindaco. Forse le ultime parole pronunciate in consiglio dal sindaco («Non sono come don Abbondio») fanno pensare a un atto di forza per sbloccare la situazione. Intanto anche il 2023 saluta, mentre la città guarda e aspetta il nuovo esecutivo.