SENZA VOTO | Viaggio a San Lorenzo tra recriminazioni e attesi progetti condivisi
Le difficoltà politico amministrative, le potenzialità del territorio e la mancanza di candidati hanno segnato gli ultimi anni tormentati
L’ennesima tornata elettorale a vuoto nel comune di San Lorenzo accende il dibattito attorno alla “scelta di non scegliere”, ossia la mancata presentazione di liste e candidati sindaco per il prossimo turno di amministrative.
Il piccolo comune dell’area grecanica ha poco meno di 3000 residenti, sparsi fra le quattro principali frazioni di Marina, San Pantaleo Chorio ed il Centro storico, tutte una più bella dell’altra. D’estate triplica le sue presenze, quale meta balneare tra le preferite dei reggini. Discoteche, movida notturna: l’estate Laurentina è diametralmente opposta e distante all’isolamento dell’inverno, quando le case diventano vuote e le bellissime colline si stagliano su un mare freddo e blu.
San Lorenzo non è nuova a questa situazione di paradossale stasi politica, ed in verità – tra dimissioni, ineleggibilità e mancata partecipazione alla competizione elettorale – continua a brancolare nel buio di una crisi politica e di sistema che dura ormai da ben quattro anni.
Terremoto politico senza fine
Eletto nella tornata delle amministrative del 2015, Bernardo Russo – ex consigliere provinciale – avrebbe guidato il comune sino alla scadenza naturale del mandato della primavera del 2020. Tornata che, è bene ricordare, è stata posticipata all’autunno a causa del lockdown e dell’emergenza coronavirus. A fine agosto arriva lo scioglimento del Consiglio Comunale e l’insediamento del Commissario prefettizio Eugenio Barillà. Alle elezioni del 20 e 21 settembre 2020 non si presenta nessun candidato: resta quindi in carica il commissario, giunto appena un mese prima.
Passa un altro anno e le elezioni del 3 e 4 ottobre 2021 vedono inizialmente una corsa a tre: a presentare la propria candidatura sono Battaglia, Minnella e Manglaviti. Ricusata la prima delle tre, la “battaglia” fra i due contendenti rimasti viene vinta da Giovanni Manglaviti, 72 anni, che ottiene la maggioranza dei voti con la lista civica “Democrazia e Partecipazione”, ma non viene mai proclamato sindaco: risulterà, infatti, ineleggibile.
Barillà resta al timone del comune laurentino fino alla tornata successiva: il 12 giugno 2022 a 76 anni viene eletto Giuseppe Floccari. Dopo due anni di tempesta, una pandemia e tre turni di elezioni a San Lorenzo tornano un sindaco ed una amministrazione comunale democraticamente eletti, e sembra tornare quindi anche il cielo sereno. Quindici mesi dopo, il 14 settembre 2022, ben sette consiglieri su 10, tra la maggioranza e (tutta) la minoranza, presentano contemporaneamente le dimissioni, decretando di fatto lo scioglimento ordinario dell’ente, ed il finire sul nascere dell’era Floccari.
Dimissioni per ricostruire
L’idea delle dimissioni era nata già da diversi mesi, ha raccontato l’allora capogruppo di minoranza Minnella: «Abbiamo tentato di scongiurare una crisi sollecitando gli uffici, scrivendo diverse missive, che non hanno, purtroppo, mai ottenuto risposta alcuna. Dalla mancata partecipazione ai bandi pubblici alla perdita di diversi finanziamenti, dalla mancata fornitura ai cittadini di servizi essenziali (rifiuti, disinfestazione, trasporto, edilizia e mensa scolastica) alle opportunità perse dei bandi PNRR, questi mesi quindici mesi di amministrazione hanno rappresentato un totale fallimento su ogni fronte».
Dimissioni che, a detta dello stesso Minnella, sono state presentate con l’idea di instaurare un vero e proprio processo politico di ricostruzione. Partire daccapo, alla ricerca di «una guida politica forte che riesca a stabilire un primato deciso e concreto sull’amministrazione». E così sembra realmente accadere.
2024, la “scelta di non scegliere”
A inizio marzo di quest’anno i nomi dei candidati sindaco sono addirittura tre: oltre a Minnella in corsa ci sarebbero Laurenzano e l’ex consigliere dimissionario Spizzica. Il progetto politico che quest’ultimo si propone di portare avanti è “San Lorenzo Sveglia“, con «un progetto politico per ridare un equilibrio al comune intero». Iniziano a concretizzarsi le prime adesioni e le prime candidature, ma la sveglia, però, non suona: allo scoccare dell’ora “X” nessuna lista è stata presentata. San Lorenzo decide di restare a dormire, in attesa del prossimo turno elettorale. Sceglie di non scegliere per l’ennesima volta.
Dalle ceneri la resurrezione?
L’amarezza di chi ci ha provato è, ovviamente, palpabile. Ma la determinazione sembra quella di volerci provare ancora, ed aver scelto di fermarsi a questo giro di boa per consentire che le cose potessero maturare con il giusto tempo. Dopo un terremoto, d’altronde, non si costruisce dall’oggi al domani: ci vuole tempo, mettendo altresì incontro tanti fattori.
«La figura del sindaco – racconta a ilReggino.it Lorenzo Spizzica – non deve essere calata dall’alto, ma nascere da un progetto condiviso». Si vuole puntare, quindi, a costruire un gruppo che possa essere propulsivo per un progetto ancora più ampio e che guardi alla prossima tornata elettorale. «Se non sono presenti, all’interno di una compagine, sette o otto persone che rivestono ognuno un ruolo per un determinato settore, e che possono dedicarsi veramente col cuore a San Lorenzo, non ci sono le condizioni per imprimere quel cambio di passo necessario».
Per un altro anno ancora, quindi, sarà il commissario Picone a svolgere le funzioni di sindaco, giunta e consiglio comunale. L’ennesima scelta di non scegliere del popolo di San Lorenzo è un chiaro campanello d’allarme per uno Stato che dovrebbe essere presente con più forza, facendosi sentire però in maniera diversa. Per combattere la disaffezione servono risposte concrete, tangibili, di supporto al governo di un territorio fortemente frastagliato e diversificato, in cui è difficile – al limite dell’impossibile – garantire alcuni tra i servizi più essenziali. Serve uno sforzo comune, tra lo Stato (cittadini) e lo Stato (apparato). San Lorenzo non può più aspettare.
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