Autonomia differenziata, i sindaci non scalfiscono la maggioranza che boccia anche il quesito referendario
Dibattito serrato in Prima Commissione. Mancuso sferza i primi cittadini: «Inutile fare gli eroi oggi». Le opposizioni non ci stanno: «La Commissione si sostiuisce alla Consulta»
Autonomia differenziata, punto e a capo. Finisce così, con la più classica delle formule – “trattazione rinviata” – la discussione sulla proposta di provvedimento amministrativo sul referendum abrogativo, avanzata dalle opposizioni, accompagnati da una delegazione di sindaci, nella Prima Commissione Affari Istituzionali che questa mattina, dopo circa un’ora di dibattito, ha sostanzialmente cristallizzato le posizioni tra maggioranza e minoranze a Palazzo Campanella.
La presidente Luciana De Francesco ha rimarcato – rinfacciando sul punto la “doppia morale” utilizzata dal capogruppo dem Mimmo Bevacqua che vorrebbe accelerare – come il provvedimento stia seguendo l’iter ordinario «considerato che è opportuno dare il giusto coinvolgimento e la calendarizzazione in aula commissione per il giusto approfondimento tecnico giuridico» della proposta.
Mancuso: «Inutile l’atteggiamento eroico di oggi»
Ma prima era stato il presidente del Consiglio regionale, Filippo Mancuso, ad evidenziare come la discussione in commissione sia stata trasformata in una seduta di Consiglio con la presenza dei sindaci, definendo «inutile l’atteggiamento eroico di oggi» da parte dei primi cittadini. «Le differenze sociali esistono – ha dichiarato – ed è necessario assumersi le responsabilità delle iniziative. Sul provvedimento diversi giuristi hanno intravisto elementi di incostituzionalità» ha ribadito dicendosi convinto che la proposta referendaria sarà respinta. Oltretutto Mancuso ha rammentato che il Consiglio regionale si è espresso con diversi ordini del giorno ed ha votato un documento con il quale si dice che l’autonomia differenziata «è una grande opportunità ad alcune condizioni. L’autonomia differenziata con il finanziamento dei Lep dovrà colmare il gap oggi esistente in sanità e l’esempio può essere traslato a tutte le materie».
Pur concordando sul fatto che le materie non disciplinate dai Lep possano rappresentare un problema, il presidente del Consiglio ha rilanciato la posizione critica del Consiglio regionale, espressa anche con un documento a sua firma, annunciando al contempo la contromossa di una maggioranza che sembra sempre più prendere tempo: la presentazione di una proposta all’Ufficio di Presidenza con la quale si chiede alle università uno studio ed un approfondimento sulle materie non sottoposte ai Lep.
Da parte sua il consigliere leghista Giuseppe Mattiani ha tenuto la linea, sottolineando come azzerata la spesa storica, l’autonomia differenziata darà la stura ad una reale equità. «Il minacciato residuo fiscale – ha aggiunto – non è contemplato dalla legge, le materie non lep rientrano tra le materie concorrenti e la legge del 26 giugno definisce solo i principi generali di applicazione perché l’autonomia differenziata esiste già. Trattasi, dunque, di una presa di posizione a prescindere».
Sul punto del residuo fiscale, il consigliere palmese sarà ripreso da Amalia Bruni e da Antonio Lo Schiavo che gli hanno ricordato come il tema sia trattato dall’art. 5 comma 2 della legge.
Il forzista Antonello Talerico, da giurista, ha ritenuto che il referendum sia, «palesemente inammissibile considerato che il referendum deve avere a riferimento una legge, e non può essere abrogativo di leggi ordinarie attuative di norme Costituzionali». Per lui, invece, occorrerebbe concentrarsi sugli stanziamenti finanziari dei Lep e la determinazione dei criteri degli stessi.
Anche per Giuseppe Gelardi, capogruppo del Carroccio, la proposta referendaria è destinata a non avere futuro consigliando, invece, di individuare, insieme, le materie importanti per il futuro della regione.
A loro ha provato a rispondere Ferdinando Laghi (DeMap) che ha espresso la sua contrarietà all’autonomia differenziata – pur non essendo firmatario della proposta di legge perchè non interpellato – e affermando che «l’esito del quesito non è fondamentale, ma il dibattito popolare si». Laghi d’altra parte ritiene inutile lo spacchettamento del quesito referendario proposta da alcune regioni: «il quesito si deve basare sul “si” o “no” e la maggioranza dovrebbe tenerne conto».
Lo Schiavo duro: «Furbizia politica per non assumersi responsabilità»
Al momento di mettere ai voti il rinvio della trattazione, è arrivata la dichiarazione di voto di Antonio Lo Schiavo, capogruppo del Misto: «La maggioranza decide, attraverso il rinvio, di non fare arrivare in aula la discussione ed i calabresi dovranno sapere che la Calabria non aderirà alla proposta di abrogazione. La scelta peggiore è riscontrabile nell’escamotage della furbizia politica utilizzata per non assumersi responsabilità». Ma il notaio vibonese ne ha anche per la commissione che «si è sostituita anche alla Corte Costituzionale sulla valutazione dell’ammissibilità del referendum».
In conclusione ha anche chiesto che il presidente Occhiuto riferisca in Aula su quali iniziative intenda intraprendere.
Ora non è chiara la prossima mossa della maggioranza. Il Consiglio regionale, al termine della Conferenza dei capigruppo tenutasi oggi a Palazzo Campanella ha anticipato alla mattina del prossimo 6 agosto la seduta che tutti pronosticavano per giorno 9, ponendo all’ordine del giorno otto punti, tra i quali, ovviamente non ci sarà l’autonomia differenziata, trasformando la seduta in una sorta di riunione balneare dell’assemblea. A meno che Occhiuto non decida di confrontarsi con l’aula, rispondendo alle rivendicazioni delle opposizioni.