A Condofuri la Festa Popolare per la Rinascita Comunista
La seconda serata animata dall’atteso dibattito “Autonomia differenziata e Sanità: Sud senza futuro”
«Al suono della bellissima canzone “Guantanamera” eseguita brillantemente dal maestro Nino Spezzano insieme al suo sax, si è conclusa a Condofuri Marina in piazza Regina Pacis la Festa Popolare per la Rinascita Comunista. La seconda serata della Festa era cominciata con l’atteso dibattito “Autonomia differenziata e Sanità: Sud senza futuro”, che ha visto la partecipazione numerosa di un pubblico attento ed interessato. Lorenzo Fascì, componente della Segreteria nazionale del Movimento per Rinascita Comunista, ha aperto i lavori introducendo i temi del dibattito che sono di strettissima attualità ed al centro di uno scontro politico che riguarda il futuro del paese». È quanto si legge in una nota del Movimento per la Rinascita Comunista.
«Fascì ha affermato che quella che sarà la sanità nel Mezzogiorno e in Italia sarà la conseguenza diretta della legge sull’Autonomia differenziata, se non riusciremo a bloccare questo scellerato disegno con il referendum abrogativo, per il quale stiamo raccogliendo le firme. Già oggi in Italia, e particolarmente nel Mezzogiorno, milioni di cittadini debbono rinunciare alle cure per mancanza di possibilità economiche, figuriamoci il disastro che avverrà nel sud ed in Calabria se dovesse essere realizzato e portato a compimento il progetto dell’autonomia differenziata.
Nicola Limoncino, componente del Coordinamento Nazionale del MpRC, ha ricordato la situazione allarmante della sanità calabrese, che preoccupa maggiormente la quasi totalità dei cittadini. La Calabria è l’emblema del malgoverno dei partiti politici e dei loro rappresentanti che in questi anni hanno operato chiudendo ospedali, guardie mediche, consultori, servizi territoriali, eliminando posti letto fondamentali, riducendo il personale medico e sanitario e aggravando così i disagi dei cittadini, in una realtà sempre più colpita dai disservizi sanitari.
L’iniziativa di stasera è una delle tante che stiamo facendo su tutto il territorio regionale come Movimento per la Rinascita Comunista perché riteniamo che la sanità sia oggi centrale nella battaglia per i diritti. Serve una sanità pubblica, qualificata e gratuita. Bisogna avviare una riforma strutturale per cambiare questa sanità malata. Noi comunisti proporremo una legge di iniziativa popolare per cambiare radicalmente la sanità, garantendo l’attuazione dell’art. 32 della Costituzione, rompendo con la privatizzazione e garantendo a tutti i cittadini del Sud e del Nord parità di diritti. Al primo punto vogliamo porre l’abolizione degli odiosi ticket che i cittadini sono obbligati a pagare a titolo di partecipazione alla spesa sanitaria, dopo aver pagato per una vita i contributi assistenziali e sanitari.
È intervenuto poi Lino Caserta, medico e Presidente del Centro di Medicina Solidale Ace, che ha detto che, sebbene siano 23 le materie oggetto di probabile autonomia, l’autonomia differenziata colpirà soprattutto il comparto della sanità, non foss’altro perché questo è il settore nel quale vengono investite le maggiori risorse del bilancio. Non dimentichiamo che già oggi abbiamo 20 sistemi sanitari diversi. L’Italia della sanità è già pesantemente spaccata e ci sono enormi diseguaglianze che riguardano il diritto alla salute. Molti calabresi e meridionali sono costretti a rivolgersi ai turbo ospedali della Lombardia, dove la regione ha puntato su queste megastrutture (San Raffaele, Humanitas, ecc.), salvo poi scoprire che non servono a niente quando arriva la pandemia. Esistono diversi sistemi sanitari e ogni regione va per proprio conto ed esistono i Lea (Livelli essenziali di Assistenza) che corrispondono in qualche modo ai LEP (Livelli essenziali delle Prestazioni) previsti dalla legge sull’autonomia differenziata.
Oggi i dati dei Lea sono diversi nelle varie regioni e ci sono regioni, come la Calabria e le altre regioni del Sud, che non raggiungono i requisiti necessari e sono sotto la soglia minima prevista per garantire il diritto alla salute ai propri cittadini. Quindi avere i Lep non garantisce i diritti dei cittadini, soprattutto, se consideriamo che la legge sull’autonomia differenziata prevede che la legge debba essere realizzata a costo zero. L’autonomia differenziata aggraverà certamente la situazione della sanità in Calabria e nel Sud, ma anche il Nord continuerà ad avere le contraddizioni evidenziate dalla pandemia. Per questo è necessario unire le forze per contrastare questo disegno e per fare capire al Nord che se qualcosa si deve fare la si deve fare insieme, altrimenti pagheranno i cittadini del Sud e anche quelli del Nord.
Ha concluso il dibattito Domenico Gallo, già Presidente di Sezione della Corte di Cassazione, che ha ricordato che insieme ad altri già dal 2018, quando la vicenda si svolgeva nelle segrete stanze e si voleva impedire che i cittadini ne venissero a conoscenza, si occupava di queste tematiche, cioè da quando il governo Gentiloni dimissionario stipulava le pre-intese col Veneto, la Lombardia e l’Emilia Romagna nel silenzio più assoluto. Quelle pre-intese erano il frutto della sciagurata riforma della Costituzione voluta dal centrosinistra nel 2001. In effetti l’autonomia differenziata è una bomba a scoppio ritardato che fu inserita nella riforma del Titolo V della Costituzione, approvata a stretta maggioranza dal centrosinistra nel 2001.
Si tratta di un progetto antidemocratico ed eversivo perché l’eventuale passaggio di competenze dallo Stato alle Regioni avviene attraverso un processo negoziale che si concretizza nelle intese che debbono essere sottoposte all’approvazione del Parlamento con legge, ma il Parlamento non può intervenire nel merito delle intese per modificare o emendare, può solo approvare o respingere l’intesa che, evidentemente, risulta quindi del tutto blindata e una volta approvata non può essere più cambiata. Per questo parliamo di un processo eversivo, perché l’autonomia differenziata comporta un cambiamento radicale della Costituzione, rispetto al quale non ci può essere nessun ripensamento, nessun ritorno all’indietro. Si creerà un danno irreversibile.
Dietro tutto questo c’è un processo che viene da lontano, l’idea della secessione della cosiddetta Padania fondata su un profondo egoismo localistico antinazionale. La legge Calderoli stabilisce il percorso, attraverso il quale si possono stipulare le intese che porteranno all’autonomia differenziata richiesta dalle regioni. La riforma costituzionale del 2001 prevede i Lep, ma dopo 23 anni ancora i LEP non sono stati approvati, perché non si possono fare le nozze con i fichi secchi. Se si vuole trovare uno standard che garantisca diritti uguali a tutti ci vogliono i soldi; bisognerebbe fare fortissimi investimenti e aumentare la spesa pubblica, cosa che nella situazione attuale del paese non sembra assolutamente possibile. Per questo si sono inventati i LEP a costo zero: un’operazione assolutamente inutile e truffaldina. È importante dire no a questo folle progetto dell’autonomia differenziata, raccogliere le firme per l’abrogazione della legge e seppellire questa iniziativa sballata sotto milioni di firme.
Si chiude il sipario sulla Festa di Condofuri. Sono stati due giorni intensi e partecipati di politica e spettacolo che ci danno fiducia e ci incoraggiano a proseguire nell’impegno politico necessario per la ricostruzione di un partito comunista unito, credibile e capace di contrastare le destre reazionarie, di ridare voce alle masse popolari e di mettere in campo un’alternativa di valori e di ideali al modello capitalistico.
Ci corre l’obbligo di ringraziare gli artisti Franco Donato e Nino Spezzano, coadiuvato da Tony Vero, che hanno dato un contributo speciale all’effettuazione della Festa; inoltre, un ringraziamento fraterno va ai compagni e alle compagne di Condofuri che hanno voluto fortemente la realizzazione della Festa Popolare per la Rinascita Comunista». Così si conclude la nota del Movimento per la Rinascita Comunista.
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