Zes, Richichi (Pd): «Carrozzone inutile per la Calabria»
«C'è sempre un nord più a nord ed un sud più a sud, anche se il nord sta nel sud»
Riceviamo e pubblichiamo la nota di Domenico Francesco Richichi, membro della Direzione regionale PD Calabria.
«Nel 2018, la creazione della Zona Economica Speciale (Zes) a Gioia Tauro, con i suoi 1000 ettari di retroporto avrebbe dovuto rappresentare una svolta per un territorio troppo spesso dimenticato, e consentire di attrarre investimenti utili a generare crescita economica. Tuttavia, ciò che doveva essere un’opportunità di sviluppo si è trasformato in un campo di battaglia politico, in cui le brame localistiche hanno preso il sopravvento sulla reale necessità di crescita del Sud.
Per cui la storia di questa iniziativa è segnata da un continuo allargamento delle sue frontiere, spesso più convenientemente politico che realmente utile.
Infatti, inizialmente, qualcuno ha avuto l’ardire di sostenere che la Zes non potesse fermarsi a Gioia Tauro, ma dovesse estendersi fino all’aeroporto di Reggio Calabria. Così è stato, ma non è bastato. Il campanilismo calabrese si è fatto sentire, e la Zes è stata allargata, prima al territorio di Lamezia e poi a tutta la Calabria. E non solo: altre regioni del Sud hanno cominciato a reclamare la loro parte, facendo sì che il governo Meloni intervenisse e trasformasse la Zes in una ulteriore manovra elettorale per accontentare tutti, ma senza una vera visione di sviluppo.
Oggi, la Zes comprende otto regioni: Calabria, Basilicata, Puglia, Abruzzo, Molise, Campania, Sicilia e Sardegna. La presidente del Consiglio, nel suo consueto stile, presenta questa proposta come un’occasione di riscatto per il Mezzogiorno. Ma chi crede a queste promesse? La realtà, infatti è ben diversa: sebbene la ZES si sia enormemente dilatata, a finanziarla sestano i ristretti fondi destinati alla sua dimensione originale, cioè l’area di Gioia Tauro, non, certamente, sufficienti a soddisfare le esigenze di otto regioni, la metà dell’Italia!
Ciò che è veramente sconcertante è il silenzio assordante delle amministrazioni calabresi. Questo silenzio non è solo inaccettabile, ma rappresenta un fallimento della classe politica locale, incapace di difendere gli interessi dei territori in cui sono stati eletti. Un silenzio che evidenzia l’assenza di una vera rappresentanza e di una visione strategica per il futuro della Calabria.
La Zes, immaginata come strumento di sviluppo, così concepita, rischia di diventare un carrozzone burocratico, zeppo di dirigenti ben pagati e incarichi lautamente retribuiti, mentre i fondi necessari per attrarre insediamenti industriali vengono sprecati o, peggio, mai utilizzati o, addirittura, destinati in altri territori.
E mentre si annunciano promesse di progresso, i calabresi si trovano sempre più abbandonati a loro stessi, con, in prospettiva drammatica, l‘entrata in vigore lella legge sulla “autonomia differenziata”.
È sorprendente che, in un contesto così delicato, non ci sia stata alcuna voce calabrese contraria in Parlamento o nel Consiglio regionale a denunciare questa situazione. La mancanza di azione e di denuncia, da parte della classe politica regionale calabrese tutta, indica una grave insufficienza di rappresentanza e responsabilità.
Gioia Tauro, Reggio Calabria, Lamezia e l’intera Calabria meritano di più. È tempo di pretendere un approccio serio e pragmatico per la Zes, che non si limiti a promesse vuote, ma diventi un impegno a fare realmente della ZES un motore di sviluppo per la Calabria. La responsabilità di un futuro migliore ricade su tutti: partiti, sindacati, amministratori locali. La Città Metropolitana di Reggio Calabria, in particolare, è maggiormente coinvolta nelle fasi decisionali ma i suoi rappresentanti non sembrano consapevoli della grande responsabilità e dell’altissimo ruolo di riferimento politico e amministrativo che rivestono nei confronti del Governo, del Parlamento e degli Organismi europei».
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