Ponte sullo Stretto, la rete No Ponte non molla: «È una balla lo sanno tutti»
Incessante l’azione della rete No Ponte su quanto sia necessario «fermare progetti inutili e improbabili per concentrare gli investimenti su iniziative concrete che possano produrre benefici per la Calabria»

Lo Stretto e la Costa Viola beni da difendere e valorizzare. Con questo obiettivo la rete No Ponte ha organizzato un confronto pubblico su quanto sia necessario «fermare progetti inutili e improbabili, come il Ponte sullo Stretto, per concentrare gli investimenti su iniziative concrete che possano produrre benefici per la Calabria, a partire dalla tutela del patrimonio naturale e culturale dello Stretto, valorizzandone le meraviglie e le dinamiche strutturali uniche».
Informare sui «rischi» non solo per Villa San Giovanni e Messina, che sono le città che verranno “colpite dal ponte”, ma su tutta la costa viola. Non si tratta quindi solo di cantieri in comuni specifici, ma di qualcosa che «devasterebbe l’intera costa». E lo ha spiegato Peppe Marra della Rete No Ponte che «da quando si parla di ponte, solitamente mostrano il progettino, quindi è un’immagine limitata, che fa pensare che il ponte possa colpire solo Villa e Ganzirri.
In realtà, il progetto avrà impatti ambientali enormi. Basta pensare alle rampe ferroviarie che dovrebbero partire da Gioia Tauro. Noi abbiamo sempre detto che non è un’opera che riguarda solo Villa e Messina, ma tutta la provincia di Reggio e Messina, se non tutta la regione. Inoltre, ci sono questioni relative agli impatti ambientali e ai finanziamenti che vengono dirottati da altri fondi, come il fondo di perequazione infrastrutturale, per opere destinate a colmare il gap di infrastrutture fra nord e sud in Italia. Questi fondi sono stati spostati verso il ponte sullo stretto.
Stiamo portando avanti iniziative non solo nella Costa Viola, ma anche nella Jonica e in altri territori, incluse province come Lamezia e Catanzaro, per far capire quanto sia necessario opporsi a quest’opera, rivendicando ciò che serve ai nostri territori. Non si tratta solo di assemblee di difesa, ma anche di attacco. Stiamo cercando di stilare una piattaforma programmatica delle opere che vorremmo realizzare con i soldi che sono stati dirottati verso il ponte».
E per la rete del no tutto parte dall’informazione sull’opera e su quelle che potrebbero essere, invece, opere necessarie e alternative al ponte. «Noi abbiamo una rete infrastrutturale che ha bisogno di essere ammodernata. Basti pensare alla famosa statale 106, ma ci sono anche i porti da migliorare. Da anni, da quando è iniziata la battaglia contro il ponte sullo stretto, abbiamo lavorato con l’università, che in passato aveva un altro posizionamento. È stato stilato un piano di miglioramento e potenziamento delle reti infrastrutturali, sia stradali che ferroviarie, in modo che questa rete intermodale potesse ridurre la domanda di collegamenti, favorendo costi nettamente inferiori e la possibilità di muoversi non solo tra Calabria e Sicilia, ma anche all’interno della Calabria stessa.
Oggi, per andare da Reggio a Crotone o da Reggio a Corigliano, ci mettiamo le mani nei capelli. C’è la necessità di favorire ulteriori attraversamenti. Ripeto, c’è una serie di opere che chi vive nei territori conosce bene e sa quali siano le priorità. È necessario metterle per iscritto e dire: queste sono le rivendicazioni dei calabresi».
Al confronto ha contribuito Gerardo Pontecorvo, portavoce della Federazione Metropolitana di Europa Verde. «Ci siamo mossi a livello locale e nazionale. Il nostro portavoce nazionale, Bonelli, ha presentato ricorsi contro questo progetto, che, come sappiamo, non è ancora esecutivo, ma solo parzialmente definitivo.
Ma noi non ci siamo limitati a una contrapposizione legale. Abbiamo fatto una proposta concreta, che abbiamo chiamato “alternativa sostenibile”. La nostra proposta è l’istituzione di un Parco Nazionale dello Stretto e della Costa Viola, un tipo di parco già sperimentato in Italia con il Parco delle Cinque Terre e il Parco del Circeo. Si tratta di un parco che salvaguarda il territorio e il mare. Non dobbiamo dimenticare che la zona dello Stretto e della Costa Viola è soggetta a importanti provvedimenti legislativi, già in passato, ma mai completamente rispettati. Le zone di protezione speciale, riconosciute dalla vigilanza europea, hanno evidenziato l’importanza di queste aree dal punto di vista biologico e della biodiversità.
Ora, finalmente, con il parco, pensiamo di dare una reale protezione a queste zone. Per non parlare del paesaggio: il paesaggio dello Stretto e della Costa Viola è unico in Italia e nel mondo. Non è un caso che anche la Regione Calabria e la Regione Sicilia, nei loro piani paesaggistici, abbiano previsto proprio lo Stretto di Messina e la Costa Viola come ambiti particolari. Per noi di Europa Verde è naturale dire no al ponte, ma dire sì a una proposta che porterebbe vero sviluppo al territorio».
Ed è il professore Alberto Ziparo che ha concluso confermando che il «ponte è una balla, lo sanno tutti. I veri depositari delle risorse sulle grandi opere sono speculazione, propaganda politica e gestione professionale. Spendono cinque o dieci milioni di euro dei calabresi e siciliani, poi se ne vanno e rimandano tutto alla prossima puntata.
Noi cerchiamo di mettere tutto insieme per dare visibilità anche a livello nazionale, così magari anche il ministro più distratto si ricorda che qui c’è uno dei patrimoni mondiali dell’umanità, che non è ancora riconosciuto dall’UNESCO, una delle più grandi opere d’arte naturali del mondo, dove ci sono coloro che stanno costruendo il loro futuro, che è una cosa vera, non una balla come il ponte».