Reggio, «messo il bavaglio alle Commissioni», l’opposizione (sfrattata dal Palazzo) denuncia le «manovre eversive» della maggioranza
Il centrodestra svolge la sua conferenza stampa fuori da Palazzo San Giorgio perché non autorizzato per un difetto di notifica. Poi le accuse: «Per convocare dirigenti, assessori e chiunque altro, deve autorizzarci il centrosinistra»
La battaglia politica portata avanti dalla minoranza di centrodestra a Palazzo San Giorgio non si arresta neanche davanti agli ostacoli della burocrazia comunale, proseguendo sui binari della denuncia e della proposta.
Certo, quanto successo nella Sala dei sindaci, mentre tutti i consiglieri erano in procinto di iniziare l’incontro con la stampa, non fa altro che arroventare il clima già caldo che si vive all’interno del Palazzo, dove il capo di Gabinetto Antonio Ruvolo ha provato a spiegare ai colleghi di opposizione che non erano autorizzati, a causa di un difetto di notifica della richiesta, arrivata non in tempo utile. La reazione dei consiglieri è stata pronta e dopo aver provato a ridimensionare “l’errore”, ricevendo picche, ha deciso di approfittarne e fare anche di questo fatto un altro cavallo di battaglia per significare la mancanza di agibilità democratica a Palazzo San Giorgio. Concetto che era anche alla base della conferenza stampa convocata per denunciare le manovre, che Armando Neri (Lega) non ha esitato a definire «eversive», che attraverso la modifica del regolamento delle Commissioni finisce per mettere il bavaglio all’unico organismo consiliare (ma vale anche per tutte le altre) presieduto dall’opposizione finendo per generare uno strano meccanismo in cui il controllato (la maggioranza) controlla (con il voto) le manovre del controllore (Commissione Vigilanza).
D’altra parte, la maggioranza vuole intervenire sul regolamento licenziato nella scorsa consiliatura da Demetrio Martino, e lo fa stabilendo nuove regole rigorose, presentando un progetto in Seconda Commissione Affari Istituzionali, presieduta da Peppe Marino. Le attenzioni dell’opposizione si concentrano sull’articolo 13 comma 3 (ma non solo) che stabilisce come i dirigenti del comune, gli amministratori, i dirigenti di enti aziende, organismi cui il comune partecipa così come altre persone esterne all’amministrazione, possano intervenire su proposta votata dalla maggioranza dei consiglieri della Commissione.
«Quindi – sostiene Federico Milia, capogruppo di FI – per audire o per chiedere la convocazione di un dirigente, dovremo avere l’autorizzazione della maggioranza. Ditemi voi se questo è un modo in cui la Commissione può operare. È una folle limitazione della libertà democratica».
La modifica sarà portata in Commissione Vigilanza già lunedì, e il presidente Massimo Ripepi parla di «pagina negativa». D’altra parte per lui la proposta dettata dalla maggioranza «nasce dal fatto che tutti insieme stiamo facendo semplicemente il nostro lavoro. Bene. Attraverso l’unico strumento che abbiamo. La Commissione Controllo e Garanzia». Ripepi denuncia il fatto che alla minoranza «fanno il pelo nell’uovo» mentre «non ci danno le password per il programma gestionale interno Auriga, non c’è l’ufficio stampa. Non c’è niente».
Ripepi parla quindi di «crimine alla democrazia» ricordando che «prima hanno provato a delegittimare me come persona. Poi hanno cercato di delegittimare la Commissione. Poi hanno visto che il centrodestra era unitissimo, e vogliono cambiare le regole in corso d’opera. Falcomatà in persona, usando il soldato migliore che poteva avere per fare queste cose che fanno schifo, ha scelto il soldato Giuseppe Marino».
«Questi – incalza ancora Ripepi – vogliono uccidere la democrazia perché in questo anno che gli rimane credo che, se hanno dato questa risposta alla nostra azione fisiologica di opposizione, abbiano in mente di fare cose strane».
Sulla stessa lunghezza d’onda anche il capogruppo del Carroccio Giuseppe De Biasi, che annunciando una visita al Prefetto per informarlo su cosa sta avvenendo, ha rincarato la dose: «veniamo tacciati di fare soltanto del populismo ma oggi loro in modo molto chiaro vogliono soltanto tarparci le ali e bloccarci in qualsiasi tipo di attività che noi dovremmo portare avanti». De Biasi ha quindi annunciato che si sta lavorando ad un maxiemendamento per ritornare ad un minimo di trasparenza avanzando nuovi dubbi sull’operato della maggioranza: «Mi domando per quale motivo loro oggi pensano di portare avanti un regolamento comunale sulle commissioni che già c’è e potrebbe andare bene così? Perché loro hanno l’intenzione di dare due commissioni esterne, Le politiche giovanili e le pari opportunità, per dare un contentino a qualcuno. E noi su questo non ci stiamo».
E se per Antonino Maiolino, coordinatore cittadino azzurro, con questa modifica è chiaro che venga sminuito il potere dei presidenti, di tutti i presidenti delle commissioni; per il leghista Mario Cardia «le regole non vanno mai cambiate in corsa. Questo, rappresenta un grosso segnale di debolezza di una maggioranza che non vuole affrontare i problemi reali della città e decide di occuparsi di altro».
Di nervosismo della maggioranza ha invece parlato Armando Neri: «significa che come opposizione questa azione di denuncia e di proposta che stiamo facendo nell’interesse della città evidentemente sta dando fastidio». Per l’avvocato leghista si tratta di un regolamento che va a intaccare in maniera seria e sostanziale il normale svolgimento dell’attività democratica a Palazzo San Giorgio: «Cioè questi qua oggi stanno decidendo di non far più sapere ai cittadini cosa succede a Palazzo San Giorgio perché probabilmente hanno dimenticato che si tratta di palazzi istituzionali e sono convinti di essere a casa loro. Per fortuna così non è. Altro che palazzo di vetro, questo qua sta diventando un palazzo di pece, di catrame, oscuro dove si impedisce addirittura perché questo regolamento farà questo ai giornalisti che vogliono partecipare alle commissioni di farlo liberamente salvo che la maggioranza non dica che si possa fare. Qui siamo praticamente in dittatura».