A TU PER TU | Massimo Ripepi si gioca la partita di Reggio: «A Falcomatà manca la capacità di governare i processi» – VIDEO
Il leader di Rivoluzione Rheggio parla del centrodestra, della città e degli insuccessi del centrosinistra con l’occhio rivolto a Piazza del Popolo con una proposta su un nuovo sistema mercatale

«È stata, fino ad ora, ed è un’esperienza importante, bellissima. Come tutti gli strumenti devono essere utilizzati in un certo modo. Si possono utilizzare bene o male. È chiaro che il compito del presidente della Commissione Controllo e garanzia, che è l’unico ruolo che va all’opposizione, è quello di controllare gli atti amministrativi di vedere se il procedimento amministrativo poi finisce a terra, con azioni reali. Si può fare diciamo in maniera poco penetrante e si può fare in maniera giusta. Io sto cercando di farlo in maniera giusta. Sto cercando di andare a controllare gli atti e a far risaltare le cose che non funzionano».
Così Massimo Ripepi, consigliere comunale e leader del movimento civico “Rivoluzione Rheggio”, parla dell’esperienza che sta vivendo alla guida della Commissione Controllo e garanzia di Palazzo San Giorgio dove, in questa consiliatura, la seconda del sindaco Giuseppe Falcomatà, si sta mettendo in evidenza ritagliandosi uno spazio importante all’interno del centrodestra dal quale prima di federarsi con Alternativa popolare di Stefano Bandecchi si era per così dire preso una pausa di riflessione. Oggi però a detta di molti è diventato in qualche modo il portavoce dell’opposizione, soffiando il posto a Nino Minicuci che lo deteneva per logica conseguenza della candidatura a sindaco per la coalizione. Nel corso dell’ultimo Consiglio comunale, d’altra parte, dai banchi della maggioranza lo hanno “eletto” quale leader del centrodestra.
«I colleghi della maggioranza, in particolare Burrone e Versace, ovviamente giocano a farci litigare – dice col sorriso Ripepi -, ma questo non è avvenuto. Stiamo lavorando tutti con pari dignità, ovviamente poi le azioni di ognuno sono visibili ma la cosa importante è che siamo tutti centrodestra, dove sono rientrato col movimento civico e con Alternativa popolare da segretario regionale, perché credo che in assoluto nella storia della nostra città le cose migliori sono arrivate solo con il centrodestra. Siccome Il disastro di questi undici anni purtroppo ce lo porteremo per molto tempo, non vorrei succedesse come nel 2014 con Falcomatà, e sono rientrato nella coalizione con Rivoluzione Rheggio perché si deve cambiare registro».
Ripepi chiarisce meglio il passaggio non nascondendo il suo pensiero sul primo cittadino: «Falcomatà è un bravo ragazzo che è stato messo in un posto in cui non poteva stare. È un ragazzo di famiglia, che ovviamente porta un cognome importantissimo e, poverino, si è trovato a dover gestire una città che non la può gestire perché era un ragazzo di trent’anni quando è diventato sindaco».
Per Ripepi Reggio ha bisogno di «soldati, guerrieri coraggiosi, perché le cose che si devono fare veramente sono quelle per le quali ci vuole un coraggio enorme. Quindi io spero che la nostra vittoria possa essere una vittoria che possa portare un consiglio comunale, una giunta e ovviamente un sindaco in maniera particolare, che abbia il coraggio di fare le scelte che si devono fare per far risorgere la nostra città». Tra le scelte contestate a Falcomatà, la posizione più che ambigua sul Ponte sullo Stretto che Ripepi considera fondamentale – «l’opera più importante del mondo» la definisce – per la rinascita anche della nostra città.
Nel corso dell’intervista, è stato poi affrontato il tema di Piazza del Popolo, e del braccio di ferro tra l’amministrazione comunale, gli operatori mercatali e l’opposizione di centrodestra che convintamente si è schierata per la permanenza dello storico mercato, chiedendo all’amministrazione una soluzione “dialogante” con i vari attori, perché, ha sottolineato Ripepi ancora una volta, «a Falcomatà manca la capacità di governare i processi, riesce a tagliare nastri, è un ottimo oratore, ma se deve andare ad affrontare un processo serio… non lo sa fare».