martedì,Febbraio 18 2025

Scopelliti, “L’Italia è di destra” e l’attualità del Modello Reggio: «Disponibile a scrivere programma per la città»

L’ex sindaco affianca l’amico Italo Bocchino nella presentazione del volume contro le bugie della sinistra, e rilancia: «Reggio l’hanno fatta diventare di sinistra, con la forza»

Scopelliti, “L’Italia è di destra” e l’attualità del Modello Reggio: «Disponibile a scrivere programma per la città»

Uno, Italo Bocchino, è l’autore e l’artefice di quel provvedimento che in aula, in Parlamento, grazie ad un suo emendamento, ha portato Reggio Calabria a diventare Città metropolitana. L’altro è il “solito” Giuseppe Scopelliti che dopo il suo libro “Io sono libero”, sponsorizza altri testi di amici che negli anni hanno condiviso l’impegno politico, con motivi di riconoscenza e affetto che naturalmente vanno anche al di là dell’aspetto politico. Con il risultato di riuscire ancora, e in continuazione, a riempire sale e piazze, semplicemente perché ancora tanta gente si domanda quale sarà, se sarà, l’impegno dell’ex sindaco e presidente della Regione Calabria, nell’immediato futuro.

Un fatto non da poco, se si guarda alle prossime elezioni comunali. E d’altra parte ormai da un po’ di tempo Scopelliti attraverso pillole dosate sta disvelando quello che potrebbe essere il suo impegno. Proprio ieri sera rispondendo alle domande dei cronisti accorsi in un noto hotel cittadino per la presentazione di “Perché l’Italia è di destra. Contro le bugie della sinistra”, proprio del direttore editoriale del “Secolo d’Italia” e opinionista televisivo a La7, non ha fatto altro che ripetere una frase non nuova per la verità, ma questa volta condendola di nuovi particolari che faranno sicuramente fischiare le orecchie a sinistra e anche a destra.

«Eventi di questo genere servono a creare un dibattito ed accendere un confronto – ha esordito Scopelliti – ad alimentare una discussione positiva sulle prospettive e su ciò che dovrà essere domani la città di Reggio Calabria, e su questo io non mi sottraggo se vengo chiamato. Così come, se sarò chiamato a contribuire alla stesura di un progetto ambizioso di sviluppo della città, ovviamente però la mia disponibilità per esporre i miei pensieri e soprattutto anche per rievocare e riportare attualizzate quelle che erano le tesi programmatiche magari della stagione del famoso “modello Reggio” che, secondo me, sono e continuano ad essere sempre molto attuali».

Ma non basta un programma per vincere le elezioni. Serve anche un candidato con determinate caratteristiche, «sicuramente una persona apprezzata, riconosciuta e riconoscibile, perché questo è molto importante, e poi avere degli elementi dei requisiti di base che secondo me sono fondamentali per governare Reggio Calabria» Per lui bisogna amare questa città più di ogni cosa, e poi avere tanta passione e dedizione per la propria gente e, quindi, «avere uno stimolo e una spinta verso il territorio che deve essere straordinaria e che non tutti hanno, perché si può governare ma lo si può fare come abbiamo visto, magari in tante stagioni e con grande distacco dal territorio. Invece ci vuole entusiasmo, partecipazione, coinvolgimento e tanto cuore».

Scopelliti: «Non sono un uomo per tutte le stagioni»

E però, Scopelliti, che sembra solo aspettare il là per lanciare la sua sinfonia, perché se come dice il suo amico Italo “L’Italia è di destra”, lui non ci pensa su due volte nell’affermare che anche la nostra città è andata sempre dalla stessa direzione.

«Reggio è storicamente di destra, ma l’hanno fatta diventare di sinistra con la forza» afferma rispondendo ad una nostra domanda. «Italo lo dice pubblicamente spesso – ha continuato -, Reggio è una città che è stata sempre un simbolo della destra italiana, è sempre stato un grande riferimento». Scopelliti ricorda l’aneddoto che portò alla sua candidatura – impostagli con affetto da Fini, dice – ma anche da tutto il gruppo dirigente che allora portava i nomi di Matteoli, Alemanno, Storace, La Russa, Menia e Nanìa. Insomma «erano tutti convinti che io fossi la persona adatta per governare questa città e perché la destra voleva restituire a Reggio tutto ciò che Reggio aveva dato alla destra nel tempo». L’ex sindaco parla di «un momento particolare e diverso» facendo riferimento ad una politica che a quel tempo «sapeva riflettere e ragionare rispetto anche alle esigenze dei territori. E quindi io sotto questo punto di vista non mi tirerò indietro», ribadisce.

Riguardo a quanto sostenuto dall’amico Bocchino – «gli ex non devono più tornare in politica, ma contribuire con altri ruoli» – Scopelliti è convinto che «ci sono tanti modi per contribuire a fare politica, e quello che individua Italo è sicuramente uno dei percorsi. Poi, come ho sempre detto, non siamo tutti uomini per tutte le stagioni, e io non mi ritengo un uomo per tutte le stagioni, e quindi il mio contributo spero che si limiti soltanto a quello che ho sempre detto, poi un domani si vedrà».

Bocchino: «Italiani popolo di destra»

Introdotto dal collega Piero Gaeta, l’ex parlamentare, cittadino reggino onorario – «e onorato» aggiunge lui – descrive gli italiani come «un popolo conservatore tradizionalista, cattolico, fondamentalmente di destra. Un popolo di destra che in ogni momento importante della storia ribadisce la sua volontà di non far governare la sinistra, dall’unità d’Italia ad oggi».

E questo si denota, per lui, nelle tre grandi elezioni della storia repubblicana: quando nasce la prima repubblica nel ’48, quando nasce la seconda Repubblica al ’94, e quando finita la Seconda Repubblica nasce quella che speriamo possa essere la terza Repubblica del 2022. «Gli italiani scelgono prima la DC come diga anticomunista nel ’48, perché a destra non c’era un partito che li poteva accogliere in quel momento, c’era un partito di reduci della guerra civile; scelgono Berlusconi Fini e Bossi nel ‘94 per battere la sinistra e scelgono la Meloni nel 2022 per battere la sinistra».

Ma perché il popolo vota a destra in Italia, in Germania, vota a destra in Francia, vota a destra negli Stati Uniti d’America? «Una volta si diceva che la borghesia votava la destra e il popolo votava la sinistra. Adesso – argomenta Bocchino – è successo che la borghesia vota la sinistra e il popolo vota la destra. Perché la sinistra ha fallito completamente. Il popolo si è ribellato, la sinistra fino alla caduta del muro di Berlino aveva come sua bandiera appunto il comunismo, un modello socialista di Stato, un modello che poi con la caduta del muro di Berlino è venuto meno. Così ha dovuto scegliere un’altra bandiera e quale ha scelto? quella della globalizzazione quella dell’immigrazione e quella dei diritti lgbtq plus. Ma ha preso queste tre battaglie».

In questo contesto, Giorgia Meloni «è riuscita a creare l’osmosi col povero, come Trump oggi negli Stati Uniti», per un altro semplice motivo: «Giorgia Meloni è una che viene dal popolo e quindi il popolo la riconosce in quanto tale».

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